amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

sabato 23 gennaio 2010

Nebbie


In una nebbia così non mi ci infilavo da quand'ero bambina e mi sembrava un cappotto di tre taglie più grande. Nebbia arcana, fuoriserie, serrata con il ghiaccio che incorona di bianco gli alberi striminziti del parcheggio; nebbia che rigurgita uno sfarfallio veloce e luccicante, che contagia l'aria come una pioggia di brillanti.
A me, la nebbia ricorda i vecchi binari.

La macchina annaspa, slitta in obliquo, sbuffa vapore rampollante per la fatica di mordere il terreno gelato e sarà per la botta che mi viene in mente E.
E. che mi tira fuori odori pensieri e ricordi come la nebbia; E. di cui, come per la nebbia, non so vedere la fine. E. che mi scrive Melville e inventa nomi di borghi e sosia improbabili.
La volta in cui gli dicevano: aspetta che ti scattiamo una foto con la tua fidanzata, ed io non lo sono mai stata ma tacevo, anche con la ragazza dai capelli rossi che conosceva la stessa leggenda che piaceva a me e mentre mi stringeva le mani lo guardava - lo guardava sempre. Ma lui mi insegnava a distinguere gli olmi dai frassini, i salici dagli abeti, gli aceri e le querce e allora io tacevo.

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