amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

venerdì 30 aprile 2010

Diario di viaggio - Vigilia


(16.04.2010)

E’ venerdì e domani partiamo per Siviglia. Questa volta non sarò quella che rimane a terra, a guardarlo volare via ed aspettare, ma sarò lì di fianco a lui, guadagnandomi con gli occhioni il posto-finestrino in aereo, e poi in macchina per dieci giorni verso Jerez, verso Tarifa, verso Gibraltar, Cadiz, Cordoba, Granada, Madrid.

La nostra Andalusia on the road comincia domani ed è così strano ora stare seduta a un banco del Policlinico di Padova dove il Tomtom tiene una lezione per un seminario di MSF. Una cinquantina di studenti troppo educati mi dà del lei e fa strano sentirmi dare del lei da degli studenti universitari, dal momento che lo sono anch’io; è una specie di bizzarro equivoco che mi viene voglia di spiegargli a parole e gesti: invece rimango zitta. Oggi non è la mia giornata, è la sua e ne vado piuttosto baldanzosamente fiera.

Sto lì a mordicchiare il cappuccio della penna come un'uditrice qualunque fra gli altri, mentre racconta situazioni e regole, spiega come si gestisce la sicurezza e descrive episodi mai sentiti, mentre confonde l’italiano con tutte le altre lingue che parla per la maggior parte del tempo, mentre discute con lo studente-sindacalista che pensa che scegliere di ammazzare un terrorista anziché curarlo significherebbe la scomparsa dei cattivi e la conclusione delle guerre, e mi meraviglio dell’equilibrio con cui riesce a fargli notare in modo lieve l’idiozia della sua proposta. Mi meraviglio sì, come mi meraviglio ogni giorno della sua bocca quando si corruccia, del profumo buono dei suoi vestiti, di quel modo rilassato di mangiare insieme e le rughette che gli strizzano gli occhi perché ride. Mi meraviglio come chi assiste ad un piccolo miracolo, che invece di sbiadire cresce andando avanti.

Mi meraviglio, infine, per tutto il tempo, per come riesca a far combaciare me con il resto della sua esistenza; i “suoi” viaggi con i “nostri” viaggi, la sua vita in Sudan, Etiopia, Congo con la nostra in Andalusia che comincerà domani. Sembra anche questo una specie di scherzo bizzarro che verrà smascherato per forza, una commedia dell’arte, un paradosso non realizzabile, invece lui è lì a realizzare anche questo per me.

A parte il fatto che, insomma, il giorno dopo un vulcano si risveglia dopo duecento anni e vengono cancellati tutti i voli per quattro giorni, naturalmente.

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