amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

lunedì 10 maggio 2010

Diario di viaggio - Quinto giorno

(24.04.2010)


Pistoia, l'ultimo giorno, è carina ma la vediamo poco a causa del mercato che ricopre mezza piazza e di tutti i carabinieri e poliziotti della provincia che ricoprono l'altra metà per via di un ministro che sta per arrivare (...e io pago!). Siamo anche assonnati dai discorsi protratti fino a tarda notte, ma è ugualmente interessante scoprire come la piazza comprenda sia il potere spirituale che quello temporale: palazzi comunali, chiese e battisteri sono lì, a fronteggiarsi e contendersi lo spazio da un'immaginaria linea che la divide a metà. Nel Battistero poi scoviamo una simpatica mostra sulle campane del mondo, pure i nostri bei campanacci!
Stanchi sì, siamo stanchi, ma ancora con l'idea che qualcosa stia per succedere. Ancora con i tentativi maldestri di cercare, di trovare intimità con i luoghi che attraversiamo, con i profumi di fieno, di pane, i rumori sbiaditi dei vicoli più alti. Con la voglia di toccare le piante e le pareti, per partecipare alla loro esistenza segreta e quotidiana.

Firenze... cosa posso dire di Firenze che non sia stato detto? E' come Venezia, anzi peggio perché Venezia è mia come lo può essere di chi ci va abbastanza spesso da conoscerne alcuni angoli ignoti ai turisti ma è ancora in grado, ed ha ancora voglia, di perdercisi.
Mi piacerebbe conoscere Firenze nello stesso modo.

(ad ogni modo le straniere, a Firenze, sono molto sfacciate nel guardare gli uomini altrui, non me n'ero mai accorta prima)
Troppo presi da una discussione politica, saltiamo l'uscita per Bologna e ci tocca arrivare fino a Modena. Cantando canzoni che non sentivi da anni, cantarle con allegria perché non è ancora finita, perché è anche questa una festa, un modo per stare insieme. Anche sbagliare strada, che non lo dici ma sei felice perché guadagni minuti tutti da bere, da grattare via al tempo che scorre inesorabile, da mordere per tenerne un po' con te. Perché ti piace vederlo guidare. Perché ti piace, punto e basta.


"Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in ricordo, in memoria, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quello che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito."
José Saramago

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