amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

martedì 18 maggio 2010

Solo per oggi

Solo per oggi, vorrei un lavoro manuale.
Uno che ti impegni incondizionatamente e ti faccia stramazzare di fatica e poi, alla fine, ti lasci qualcosa, un risultato da stringere, una sensazione esultante fra il gocciolare della fronte.
Sono andata al lavoro sotto quella luce comparsa così, de repente direbbero gli spagnoli, a tagliarti gli occhi ancora pieni di pioggia. Il ragazzo aveva un berretto ed una tuta da lavoro per strappare erbacce dal ciglio della strada: non un'occupazione invidiabile. Eppure, io lo invidiavo.
Ricordo quando andavo al lavoro in bicicletta, lì all'associazione, con la gonna a ruota e i muratori che mi cantavano bella ciao come in una scena d'altri tempi: era tutto più semplice.

Non è che lo rimpianga, nemmeno per un secondo. Non è che non sia assurdamente felice che questa volta siano solo 3 mesi; so che lo ha fatto per me. So che è importante, che 3 mesi volano in un attimo e quasi non te ne accorgi, ormai lo so. Non mi ci abituo, ma lo so. Chissà, potrei perfino diventare più gentile e meno egoista con quei soldati che muoiono, ragazzi giovani, poveri cristi che partono per avere due soldi, invece di pensare che loro, be', loro vanno a portare la guerra e ce la fanno chiamare pace, ce la fanno chiamare eroismo, patria, giustizia e lui invece rischia la vita proprio perché esiste gente come loro a combinare casini da risolvere, a stracciare paesi, popoli, persone da rimettere in piedi.
Solo che ieri ho passato due ore a camminare e fotografare le mura illuminate contro un buio più prepotente del solito, presa in mezzo alla provvisorietà in cui barcollare come un ubriaco di notte, ai pezzi di conversazione ancora nell'aria, agli abbracci ai saluti e alle finestre illuminate come rumori di fondo. In mezzo a giardini su cui sdraiarsi in due e un po' di fortuna per trovare parcheggio ed occhi chiusi e resistenze, cose che vanno a posto e nuove cose da aggiustare. E non sarò mai troppo stanca di stare ad aspettare, ma lui se n'era appena andato ed io, io non mi ero mai sentita tanto sola.

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