amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

giovedì 3 giugno 2010

Cose da donne



« Quand’ero più giovane io, Orgoglio e Pregiudizio, lo rileggevo spesso; era il mio libro preferito.

Laura finiva per canzonarmi ogni volta che me lo vedeva in mano, e mi beccava invariabilmente perché abbiamo sempre fatto tutto assieme: superiori, scuola per infermieri, lavoro in pediatria. Allora un bel giorno l’ho comprato in lingua originale per usare il pretesto di migliorare la lingua; non so se mi abbia mai creduto.

Il fatto è che, quando uno legge per la decima volta Orgoglio e Pregiudizio, c’è di mezzo per forza Mr. Darcy. Non trovi cantante o coetaneo abbronzato che tenga: non c’è confronto con quel meraviglioso principe azzurro.

Simone l’ho conosciuto di notte, e con quegli occhi penetranti, Mr. Darcy poteva esserlo davvero; poteva essere uno spirito antico per quel modo cortese di guidarmi tra i vicoli ed il profumo di aranci. La gente sedeva ai tavolini all’aperto, negli angoli delle strade, sui marciapiedi, e lui mi aiutava a schivarli tutti.

La porta del locale, mi ricordo, era verniciata di rosso.

La sera dopo abbiamo fatto l’amore alla finestra: era il terzo piano ma chissà se qualcuno ci ha visti. Bisognerebbe conservare quel coraggio di fare l’amore all’aperto, anche al freddo o dentro una macchina più sgangherata della vespa del nonno. Bisognerebbe portarselo dietro per ricordare il significato delle cose anche dopo essersi trasferiti in una casa vera, con la veranda. È bella la mia casa: ci ha pensato Simone a costruirla, lui se ne intende. Ha lavorato molto per potersela permettere.

A volte mi è capitato di sentirmici un po’ come in un vestito troppo stretto, anche se è così grande. Però dopo un giorno o due mi passa. Mi stiracchio, guardo il gatto e le foto del matrimonio (sembra l’altro ieri ma son già andati due anni) e mi passa.

Mi piace uscire sul terrazzo, guardare il sole che scopre i gerani se ho avuto il turno di notte. Mi piace passare a prendere il gelato mentre aspetto che Laura arrivi: viene sempre a trovarmi, quando abbiamo il turno di notte. Simone è al lavoro e ci godiamo questi pomeriggi di chiacchiere a gambe nude sull’erba. Sono momenti fatti di niente, di pelle nuda e gelato alla fragola, eppure per ognuno servirebbe una foto almeno quanto per il mio matrimonio.

Quando glielo dico, Laura mi canzona. Lo faceva anche quando ho incontrato Simone, perché era tutto abbronzato ed aveva queste idee un po’ decise; poi quando ho deciso di sposarlo, due anni fa, mi è sembrata triste. Mi ripeteva “Ti auguro solo la felicità, ma stai attenta” ed io non capivo che problema avesse: certo, eravamo un po’ distanti dalle profondità d’animo di Mr. Darcy, però mi amava molto. È sempre stato un gran lavoratore, Simone, uno di quelli di cui ti puoi fidare.

Fortuna che hai un fratello intelligente,” sospirava lei ed io, lo ammetto, ho creduto che fosse gelosa.

Ma io, che sono sua moglie, lo capisco. Per esempio, Orgoglio e Pregiudizio non è solo Mr. Darcy: c’è tutto questo aspetto sulla necessità di avere figli maschi, nella società dell’epoca, per poter trasmettere in eredità case e territori che altrimenti andavano perduti. O, nel migliore dei casi, a qualche lontano e imbolsito parente.

Per tutto il romanzo Elizabeth e le sue sorelle devono lottare fra la possibilità di sposarsi per amore e la necessità di garantire un futuro alla famiglia.

Anche per noi era così, un tempo: le donne non avevano il permesso di lavorare e la fabbrica, i campi, a chi avresti potuto lasciarli? Quando glielo ricordo, Laura scoppia a ridere. Mi dice: “Guarda che il primo figlio maschio serve solo ai regnanti, e nemmeno a tutti!

Però è stata carina con me. Quando sono finalmente rimasta incinta è venuta a trovarmi con un’albicocca, me l’ha passata sul viso. Sarà così la sua pelle?, mi chiedevo. Lei lanciava in aria la tutina azzurra che aveva comprato Simone. Mi ha portata per la strada a ballare il valzer, mentre saltellava le si è rotto un tacco e si è messa a ridere, aveva le guance arrossate in modo quasi violento, come un palloncino che stesse per spiccare il volo.

Ho sempre temuto che lo facesse. Partiva con questi discorsi astrusi sul suo fidanzato che lavorava in qualche ospedale dell’Africa, e si arrabbiava tantissimo per la condizione precaria delle donne. Io non le rispondevo mai, perché avevo paura che un bel giorno decidesse di raggiungerlo. Trovo che stare zitta risolva molte cose.

Anche quando Simone ha dichiarato di non volermi accompagnare alla prima ecografia perché “sono cose da donne” sono rimasta zitta. Ci è venuta Laura a stringermi la mano, e sembrava più preoccupata di me, anche quando ci hanno detto che la bambina stava bene. La mia bambina grande quanto un’albicocca.

In fondo te lo sei scelto” ha sospirato alla fine, ed io sono stata zitta ma mi dava fastidio che lo criticasse. Ho provato tante volte a spiegarle che lui fa un lavoro faticoso, che quando torna non è giusto fargli pesare le sue debolezze e che non è colpa sua se è stanco e non abbiamo più quei giorni d’estate in cui si ascoltava musica sotto l’acacia e si beveva vino bianco preso da una bacinella colma di ghiaccio.

Non ci eravamo mai voluti bene come allora,” rispondeva lei con la malinconia nella voce. È la vita che scorre e che rotola, pensavo, ma mi sembrava quasi che mi rimproverasse, perciò stavo zitta.

Anche con Simone sono stata zitta quando sono tornata a casa e lui si è arrabbiato: si è arrabbiato così tanto, perché non era un maschio, che tacevo perché speravo di non litigare ma lui continuava ad arrabbiarsi; ha litigato anche con mio fratello quando è intervenuto per difendermi.

Ha sbattuto la porta mentre usciva, senza guardarmi, ed è una settimana che non torna. Io cerco di restare in casa più che posso perché ha dimenticato le chiavi e non vorrei che arrivando non trovasse nessuno, però questa mattina sono andata al mercato: ho comprato una cassetta di albicocche e nel frattempo, quando la notte mi sento un po’ sola, me le struscio sul volto per avere compagnia. »



(purtroppo, questa è vera)

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