amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

domenica 29 agosto 2010

Incipit (1)

Il signor Camillo è molto premuroso da quando è morto: sta alla finestra tutte le mattine con il gatto Arturiano - non Arturo, l’ha chiamato proprio Arturiano perché suonava più nobile, come un imperatore. Perciò da quando è morto sta lì con Arturiano e mi saluta con la mano quando esco per andare al lavoro. Mio nonno era il suo migliore amico, anche se poi si accigliava spesso per la sua invadenza e anche per i peli di gatto, perché il signor Camillo è un po’ così, bonariamente cialtrone e comunque in realtà io mio nonno non l’ho mai conosciuto. Sarà per questo che, lui, non lo vedo mai.

(Nebbie)

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