domenica 29 agosto 2010
"Il villaggio di Aka cominciava dove finiva il resto del mondo. Be’, non è che le cose, lì, andassero diversamente che nel resto del Sudafrica: era solo un altro avamposto dell’Apartheid. Però la sera, ecco, la sera le file disordinate di strutture in mezzo al fango sembravano vivere di regole diverse: la polvere si colorava al sole diventato fuoco, e di nascosto aprivano silenziosi mercati in cui potevi comprare ogni cosa, anche quelle che non riuscivi ad immaginare.
Era tutto quieto. Delle 130 famiglie che lo popolavano, ne rimanevano solo 75; molti se n’erano andati per cercare lavoro. Alcuni erano morti. Questa era una cosa che dava il senso del tempo, in mezzo alla monotonia di giornate tutte uguali scandite solo dai divieti: il loro tempo non si contava a giorni, ma a disgrazie. “Quando hanno ucciso questo,” o “prima che bruciassero la casa del panettiere”.
(Il Consiglio per