amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

domenica 22 agosto 2010


Il fatto è che la Juanita ha tentato di googlarmi per farsi un'idea della mia faccia, e così è finita che anch'io mi sono googlata - di tanto in tanto fa bene un sunto impietoso della propria vita pubblica - scovando la simpatica sintesi di cui sopra (che unita alla strabordante quantità di linguette aperte in firefox può dare un'idea imprecisa ma fedele del funzionamento delle mie sinapsi). In uno dei link ho perfino ritrovato il simpatico episodio in cui io, con tutta l'innocenza dei miei beati vent'anni, stavo scherzosamente rimproverando il mio ex ragazzo di voler dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, enunciando convinta e vittoriosa che "io sono il cerchio, e lei (la madre, ovviamente lì presente) è LA BOTTE!!" Noblesse oblige.
Il dramma, ahimé, giunge con le foto: perché, innanzitutto, ci sono effettivamente delle mie foto? In base a cosa quella in bianco e nero e quelle vestita di rosso compaiono come esemplificative della mia persona, e non altre? In base a cosa digitando il mio nomecognome compaiono due magiche torte preparate in mio onore dalla salvietta? Soprattutto, per quale distorto collegamento con l'antimateria la sesta raffigurazione della mia persona, secondo google, sarebbe la faccia baffuta del mio ex datore di lavoro?

Tutto ciò mi risucchia per svariati istanti nel magico mondo di google. Con affettuoso divertimento scopro foto delle numerose esperienze teatrali di una mia cara amica. Con divertimento molto più barbaro e meschino scopro che non esistono foto delle presunte esperienze teatrali dello Stalker.
In ogni caso Juanita, hai ragione, a volte serve avere una faccia a cui rispondere ed è per questo motivo che recupererò la lacuna con i prossimi post; è già mentalmente pronto lo smistamento delle mie effigi nelle seguenti scientifiche categorie:
- post 1: Novella appicicaticcia
- post 2: Novella e le sane abitudini
- post 3: Dell'insondabile mistero per il quale a 27,28 anni continui a dimostrarne 12

- post 4: Novella non rovescia mai nulla

- post 5: Novella ed i suoi amori
- post 6: Novella e la vita spericolata
- post 7: Novella e le borse discrete

- post 8: Novella e la spregiudicata passione per i pancioni (finti)
- post 9: Weltanschaaung: il mondo come gatti, acqua, gnomi, foto, inchiostro
- post 10: Novella e le sue espressioni migliori

Ma tutto ciò è un divagare, poiché il post nasce innanzitutto da una richiesta di racconti di sauna: ebbene,
vedrò di impegnarmi a selezionarne qualcuno, prossimamente.
Il fatto è che io in sauna ci vado veramente. Amo i novantadue gradi il venti dicembre in una maniera cui solo una nebbiosa abitante della pignatta padana può anelare.
L'altro fatto è che sono cresciuta gioiosamente circondata da maschi più che da femmine, a partire da Teo che era il mio inseparabile amico di fango, passando per la Filarmonica quando mi arrampicavo sui tetti pericolanti di un vecchio teatro facendo passare un violoncello dal finestrino del bagno, piombando poi a rotta di collo all'università dove i quindici ignobili maschi che frequentavano lingue in mezzo ad una mandria di pulzelle erano tutti in compagnia mia e l'appellativo più generoso era Scodella, e sfracellandomi infine in una palestra in cui per ogni miserabile ragazza sono presenti circa sedici stalloni da esposizione (a loro ineguagliabile parere). Un dramma attraverso il quale si sopravvive solo diventando interisti e temprando la propria autostima di sana ironia.

Ecco perché penso sopravviverò al mio salutista gruppo-sauna, nel quale ho risolutamente introdotto il momento-prosecco almeno una volta al mese (bollicine, novanta gradi, bollicine, novanta gradi, doccia, bollicine, novanta gradi, bollicine, doccia), al mariachi che ora che la sauna è chiusa mi stressa una settimana perché io organizzi un aperitivo, io cambio i miei progetti per organizzarlo e quando ho fatto mi scrive: oh sai, penso che non verrò. devo uscire con una ragazza dell'est.

Al giovin C che mi invita fuori un'oretta dopo il lavoro e mi dice, sai ormai sparlano di noi perché ci vedono chiacchierare insieme. Credo seriamente che dovremmo dare loro almeno un motivo per cui sparlare. Oggi. Fra quaranta minuti. Ci stai?

Persino a Raven che mi dichiara i suoi sentimenti durante uno spettacolo di Checco Zalone che pensa bene di appropriarsi del suo cellulare per utilizzare come parte integrante dello spettacolo gli sms che mi aveva mandato, e perché no, il mio nome, e mi manda tanto a salutare.
Ed ecco perché potrei sopravvivere, forse, chi lo sa, in futuro, perfino al Tomtom.

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