amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

lunedì 23 agosto 2010


Wabi-sabi, cioè trovare la bellezza dove, in fondo, sembrava non ci fosse. E' un termine difficile da tradurre, di solito si finisce per afferrarlo per osmosi frequentando la cultura giapponese. Wabi-sabi non si espone, non si ostenta, non fa chiasso - e cambia, perciò è imperfetta.
Wabi-sabi, credo, ti sorprende. Lo fa nelle cose da nulla, quando credevi non ci fosse più niente di bello da trovare.
Nelle serate in cui Fra ed io, arrivati in anticipo ad un appuntamento, per guadagnare dieci minuti ci rintaniamo in un'antica osteria con giardinetto dove la signora si scusa per aver messo la biancheria della nipotina ad asciugare, e perdiamo mezz'ora a chiacchierare di vecchi tempi e cercare di finire quelle due mastelle di prosecco che ci ha portato nel frattempo, coi bicchieri umidi per tenerli al fresco.
Nelle serate in cui Andrea è in forma e in quelle in cui è un po' senza voce, dopo tre concerti di fila, ché lui non è certo uno che si risparmia (come se con certe canzoni ci si potesse risparmiare). L'incursione blues si disperde dal palco lontano da concerto rock che invece ospita un acustico, poi tlack, si rompe una corda, il tempo si spezza, ci infiliamo una pausa chiacchiere.
Nelle serate in cui vedi la casa in cui ti piacerebbe abitare, e ti accorgi che ci vive già un gatto che ti aspetta.
Nelle serate che iniziano in due con un'altalena e quattro castronerie suggerite dal vino e finiscono in cinque a discutere davanti ad una pizza Siberia e Mandrillo di religioni, musica jazz degli anni '40 e spiritualità.
Nelle serate in cui presti un libro, ne tieni un altro, insisti per lasciare le olive.
Nelle serate in cui incontri vecchie conoscenze e conoscenze vecchie, e poi ne fai di nuove, e scopri che nel mondo ci sono ancora persone sconosciute ed accattivanti, ed è bello che prima non vi foste incontrati e poche ore dopo, quando parli, li scopri che smettono di seguire il resto per guardarti, perché pensano che tu abbia qualcosa da dire che hanno voglia di stare ad ascoltare.

Questi sono i miei wabi-sabi per oggi, per i giorni appena trascorsi. I buoni propositi dicono di continuare a cercare.

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