amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

venerdì 21 gennaio 2011

Non ho il sogno americano, quella Mecca che ti fa credere di poter vivere come in Friends quando in realtà, del telefilm, ti lascia solo le pareti in cartongesso e le risate registrate sullo sfondo (un po' come quando voti Silvio perché hai la testa che ti gira a forza di seguire la Ruota della Fortuna). Eppure mi piacerebbe provare a vivere negli usa per un paio di motivi molto pragmatici, come al solito.
Il primo sono le lavanderie a gettoni. Amo i ritagli di tempo, quei momenti immobili come un acquario in cui non hai diritti, doveri, impegni specifici se non quello di rimanere in un luogo. Sono un animale pensante, rimuginante, quando sono sola non faccio che riflettere o immaginare il mondo magico nascosto nel terzo cassetto a sinistra della cassettiera. E così, sia il mio lato troppo razionale che quello troppo irrazionale trovano sfogo in quei ritagli di tempo immobile che sono le verande all'alba, le attese di qualcuno che è in ritardo, i viaggi in treno, la risacca. E le lavanderie a gettoni.
Il secondo, beh, è il famoso appartamento ideale n.2 (il n.1 si trova sull'oceano), al 75° piano di Manhattan con una grande parete tutta di vetro contro cui appoggiare una vasca da bagno in cui rilassarmi la notte, fra le bolle di sapone e le mille luci di sotto. E poi a cosa serve un divano con un bagno così? Terrei dei cuscini rossi nella vasca asciutta, e alcune birre fresche per quando i miei amici mi verranno a trovare per chiacchierare lì dentro, proiettati anche noi fra le mille luci, mille esistenze accese nel buio.

lunedì 17 gennaio 2011

Auguri Silvio


io:
io sono commossa

tu non sei commosso?
Marm: io sono PIU' commosso!
io: cerebralmente forse

mercoledì 12 gennaio 2011

Al volo


Feste a parte, sono stata molto impegnata in questi giorni. Cose fondamentali. Per esempio, ho ascoltato molta musica classica e letto le Cronache di Narnia. Ho anche ascoltato mribadi oss (richiesta così) alla radio mentre guidavo nella nebbia. Mi piace, forse perché sono cresciuta con il fascino del Nulla nella Storia Infinita, forse perché mi somiglia. Essere cieca ti permette di rivolgere lo sguardo verso l'interno più naturalmente delle altre persone, ed è così che mi è uscita una piccola lista di cose rimaste da dire.
Allora ho comprato francobolli e cercato vecchi numeri di telefono, e ho pensato che la mia vita non sarà il massimo, adesso, ma quelle cose che sentivo l'urgenza di dire erano belle, erano tutte belle e non ce n'era una di recriminatoria o pungente.

Ho trovato una coccinella rossa di legno sulla spazzola che tengo in borsa. Ho corso finché il ginocchio è tornato a farmi male, così ho infilato il tutore e ho corso ancora perché amen, io sono così, che se mi fa male un ginocchio anziché rallentare accelero per arrivare prima, il che naturalmente porta danni e scompiglio. Non sono mica Lambiel.

Ho anche scritto una lista, più o meno su richiesta, del perché io in tutti questi anni abbia seguito così devotamente Little Zebra e mi è tornato in mente mentre scrivevo che è stata l'ultima cosa che ho fatto con Marta, riguardare certe sue esibizioni dopo le Olimpiadi, erano i tempi in cui ci si sedeva per terra senza paura a guardare il mondo che passa, che tanto l'avremmo raggiunto, anche noi così, al volo.

mercoledì 5 gennaio 2011

Evadere dal 2010


Caro anno nuovo, quest'anno niente buoni propositi visto com'è rotolato rovinosamente il 2010, rimbalzando su muri di mattoni spessi. In compenso avrò speranze.
Spero di viaggiare di più, e che Lambiel torni alle competizioni, poiché le gare senza Lambiel sono come l'albero di Natale senza le lucine accese. Spero di continuare a rimbalzare e creare polvere e buchi che rimangono aperti e non riparati, perché vuol dire che avrò continuato a provare. Spero di non fare molto male alle persone. Di trovare una soffitta in cui nascondermi, di tanto in tanto; la storia del giardino d'inverno; vecchie cose in ferro battuto come quelle di cui mi raccontava il vecchio al ristorante di Pove, che mentre il Tomtom faceva il giro di saluti mi offriva sempre un bicchiere di vino prima di cenare, con quel sorriso così senza denti che lo rendeva ancora più gentile, più disponibile a mostrarti quello che era senza fingimenti.
Spero anche di trovare altre strade bianche, piene di nebbia che al contatto con la notte si risveglia brina di ghiaccio sui tronchi e sui rami degli alberi.

2010. Sei finito in modo terribile, ma penso di doverti ringraziare. Prima di tutto, lo stesso, per lo sgomento di luglio. Quegli attacchi di panico per cui credevo di dover morire a ogni passo che poi sono passati. Perché mi hanno spiegato che non importa quanto sia il dolore: non si muore.
Perché durante le feste ho ritrovato una tribù di parenti cari, ma proprio cari, che non vedevo da tempo, anche se la riunione si è conclusa con il marito della cugina che non vedevi da dieci anni che viene aggiornato sulle tue disavventure da una madre che ti dà per persa e allora - "Novella non ti preoccupare che te lo trovo io l'uomo ideale: in Val Gardena ce ne sono di bellissimi - stanno lì fermi e non ti dicono mai di no."
Sono sopravvissuta ai veglioni, ai livornesi stronzi che ho amato tantissimo, al colesterolo che non vado a controllare perché diobbuono, la nutella, un bicchiere di vino, i formaggi - come si fa? Ai kebab che non mi sono mai piaciuti e che puzzavano da morire ma poi alla fine, a forza di passarci davanti per anni visto che lì c'era la mia facoltà (insieme alla porzione di esistenza più spensierata che ho avuto) è una puzza che amo da morire, e in fondo tutte le cose vive hanno quella specie di puzza -
- anche gli amici, che non è che puzzino ma è come guardare le rughe, che sono racconti posati sulle facce e parlano dei pensieri, dei modi di dire o di gesticolare, di arrabbiarsi e di nascondere sotto il tavolo quella mano con l'anello, per l'imbarazzo di dirmi che ti sposi.
Grazie perché ho mangiato molta carne rossa e poco petto di pollo, per la mancanza di orientamento che, mentre mi perdo, mi fa scoprire luoghi speciali, per il campionato di resistenza veneti vs svizzero che un paio di volte l'anno comincia con un aperitivo da sei bottiglie e tre giorni di postumi, e figuriamoci quest'anno che ha deciso di partecipare anche il tuo (freschissimo) ex fidanzato.
Grazie per quando ho toccato un neonato senza romperlo. Perché non ho amato i cd quanto le cassette nei mangianastri. Per i viaggi che non ho fatto e per quelli che ho deciso di fare. Grazie per i messaggi inaspettati e per quando sono riuscita a non scappare via. Non è servito a nulla, ma sono stata brava lo stesso.

;;