amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

lunedì 28 febbraio 2011

Poi uno dice.

Conversazioni realmente avvenute in quest'ultimo week-end, all'incirca.

Scena: N e Salvietta stanno mangiucchiando al solito posto. Arriva n.8.
n.8: Ciao!
S: Ciao.
N: Ciao, perfetto, visto che sei arrivato possiamo usarti per cambiare tavolo?
n.8: Usami come vuoi. Tu puoi usarmi come meglio credi.
N: ...

N: Ah!
Marm: Che cosa?
N: Dovrei comprare un nuovo Arbre Magique ma ho finito gli Uni Posca.
M: ...

Psicologo Pazzo: E così la mia collega ha scritto questo libro. Dovrei leggerlo ma non mi ispira, puoi farlo tu?
N: Ma perché? Magari è bello.
PP: Mah.
N: Ma dai, sei prevenuto!
PP: Novella, il titolo è "Le Relazioni Difficili". Ed è stato scritto da una psicologa.
N: Uhm.
PP: Eh.
N: Ok. Hai vinto tu.

N: No, domenica non posso perché sono a Milano a vedere il Museo del Novecento.
n.8: Argh!
N: Eh?
n.8: Fai spesso di queste cose?

Fra: Allora, quanti cioccolatini hai ricevuto dai tuoi mille spasimanti a S.Valentino?
N: Manco uno. Manco il gatto. Il che può non essere un male, visto che gli ultimi che ho ricevuto hanno tentato di uccidermi.
F: Buahah, allora tieni.
N: Oh! *_*
F: Aspetta, aspetta che ti filmo!
N: Oh.. >_>
N: [scarta insospettita]
N: [frush frush]

N: [inorridisce]
N: ..dei POCKET COFFEE??!!
F: Muahahahahahahah!!! Dai scherzavo, ridammeli e prendi questi. Ti piacciono, no?
N: Scì! *_*
F: Occhei, allora tienili pure. Però senti, l'importante è che lo racconti a tua mamma!
N: ...

Scena:
Blè, un placido poliziotto in piazza Duomo (MI) e una bottiglia di Morellino di Scansano, undici secondi dopo le celeberrime ultime parole "Mi raccomando, ora non facciamoci subito riconoscere".
B: Mi scusi, Questore!!
placido poliziotto: ..mh?
B: Buongiorno!!
pp: ..buongiorno..
B: Noi avremmo una bottiglia di vino.
pp: ..mh?
B: Possiamo berla, lei che dice?
pp: ..mh..
B:
E' che non ci teniamo a finire a S.Vittore!
pp: ..basta che non la lasciate a terra poi..
B: No di certo, perché lei ci indicherà la campana!

Una locomotiva a vapore scarlatta era ferma lungo un binario gremito di gente. Un cartello alla testa del treno diceva "Espresso per Hogwarts, ore 11". Harry si guardò indietro e, là dove prima c'era il tornello, vide un arco in ferro battuto, con su scritto "Binario Nove e Tre Quarti". Ce l'aveva fatta.
J.K.Rowling - Harry Potter e la Pietra Filosofale

I ricordi pesano molto più degli anni,
scriveva Marguerite Yourcenar, e d'improvviso vedo perché a 28 anni, a volte, mi sento così inaspettatamente vecchia. Sono zeppa di ricordi come un diario di viaggio, l'ho già detto, e allora forse dovrei smettere di interpretare questa vecchiaia come una zavorra e prenderla per quello che è: una specie di ricchezza.

Certo, ci sono giorni in cui i ricordi pesano, ma in fondo è meglio così, piuttosto di non averli. Ho litigato con il mio parroco, una volta, per un articolo in cui citavo Beckett quando diceva "Non è meglio abortire che essere sterili?" e lui non aveva voglia di cogliere il concetto di metafora. Ricordo anche Di che a diciott'anni mi scriveva "è stato meglio perderci che non esserci mai incontrati" quando ancora avevamo bisogno dei cantanti per esprimere quello che provavamo, e insomma, la risposta l'ho avuta qui, sotto il naso per tutto questo tempo.
Dicono che dopo una certa età ognuno sia responsabile della propria faccia; mi piace sapere dove arriveranno le mie rughe, sulla fronte tra le sopracciglia per aver pensato troppo, vicino agli occhi e agli angoli della bocca per aver sempre riso molto. E' la faccia che mi merito, e le voglio bene.
Come gli armadi. Ognuno ci cova i propri scheletri personali ed io, se li apro, ritrovo intatta la mia adolescenza: frasi che mi colpivano, facce, canzoni, tutte nella parete interna delle porte perché i muri no, che si scrosta l'intonaco. Aprire quelle porte è come scaraventarsi dentro il mio cervello di allora, con le sue convinzioni ed i suoi alfabeti indecifrabili.
Molte cose sono cambiate. Altre no: preferirei ancora lavorare all'e.r. di Padova, solo per potermi perdere più spesso lungo i corridoi, e allora sono contenta se la settimana scorsa insieme al cardiologo chiacchieravo senza badare a dove mi stesse portando mentre lui apriva porte, porticciole, fra scale, curve nei corridoi e passaggi segreti. E' stato bello, al ritorno, non trovare la strada.
Ognuno disponga come crede della sua faccia. Io, un giorno, riuscirò a lavorare ad Hogwarts.

mercoledì 23 febbraio 2011

Sms al n.15

In realtà è una constatazione: ieri sera la figura materna mi ha mandato una mail mentre io stavo già dormendo.


Sono vecchia.

Sms 2

21.02.2011
From: Psicologo Pazzo
To: N

L'articolo te lo porterò vicino alla tana del bianconiglio. Non ho idea di quali animali o vegetali abitino nella tua testa.. Ieri ho detto che sei abbastanza sana, mi sbagliavo. Sana per fare un'analisi, che è diverso!

Sms

21.02.2011, h 7.05
From: N
To: Fra
Oddio Ray... il mio sogno.

21.02.2011, h 7.25
From: Fra
To: N
Che sogno?

21.02.2011, h 7.59
From: N
To: Fra
A parte un inizio in cui non andavo al lavoro per via di un gatto o un cane attaccato alla mano, ero a piedi in una città sconosciuta e questo tizio che ridipingeva una ringhiera mi rovesciava addosso la vernice. Mi son fermata a discutere e da lì la follia, cani e porci nel sogno, Natalie passava di lì e si è messa a fare la simpaticona come fosse amica mia. Ti dico solo che alla fine del sogno io ero per terra con le sue mutande in mano mentre rideva, e chiedevo ad una mia amica (cani e porci!) di farci una foto perché volevo regalartela.

21.02.2011, h 9.01
From: Fra
To: N
Uhm.. pensavo di essere assurdo io che stanotte Alberto di Monaco era a cena a casa mia, da solo. Mangiava uova sode e radicchio. Quando l'ho visto seduto a tavola gli ho chiesto se era vero che i suoi sudditi ricevono 100kg di cioccolata gratis l'anno. Lui ha risposto affermativamente, perché la cioccolata fa diventare più intelligenti.
...siamo messi bene, eh?

21.02.2011, h 9.04
From: N
To: Fra
Meravigliosi! Will e Grace ci fanno un baffo! Ma ha un fondo di verità la storia del cioccolato? Perché potevamo almeno scambiarci i sogni a questo punto.

21.02.2011, h 13.40
From: Fra
To: N
Se fosse vero avrei già vinto 2 nobel.

21.02.2011, h 13.42
From: Fra
To: N
...scusa un attimo, ma la storia delle mutande in mano?


Ti ho fatto ridere e piangere, qualche settimana fa, nello stesso giorno. Negli anni ti ho fatto anche disperare. Ci siamo presi, lasciati per tornare a respirare, ripresi mille volte, perché di nessun altro amico sopporto i marosi così, senza chiedere.
Mi rendo conto di non essere facile da gestire, non lo sono stata in questi anni e soprattutto in questi mesi; so di essere stata irsuta (come dice Marm mi tiro pacco perfino da sola). Però ieri leggevo che il perdono è donna, ed è vero, è donna quanto lo è ammalarsi per preparare maschere di carnevale di notte, con la colla che rimane appiccicata sulle dita.
Credo che i sentimenti degli uomini siano troppo autoreferenziali perché sappiano davvero dove sbattere la testa: è la storia delle valigie pronte, ci ho scritto un post una volta. Da dove vengono i loro rancori, i ritorni quando è troppo tardi, le tempistiche tremende, se non da questa autoreferenzialità distruttiva?

Mi hai chiesto se sono mai stata innamorata, che è una domanda strana dopo aver assistito al viavai di persone al mio fianco, ma ti ho risposto di sì.
Una volta, di sicuro.

Da cosa lo capisci? Dalle cose piccole, lasciargli i pistacchi migliori, guardarlo dormire la notte? O lo capisci quando la vita ti impone di scegliere il bene per te o il bene per lui e alla fine scegli il suo anche se sai cosa comporterà?
Ecco, io non credo che gli uomini ci riescano, non con la stessa profondità d'animo di una donna, e sarà perché tutte, anche quelle che non vogliono o che non diventeranno madri, hanno un utero che è un modo diverso di concepire l'esistenza, non lo so, ma va bene così. Loro fanno altro e a conti fatti, per quel che mi riguarda, nonostante la sofferenza credo che anche questa rottura abbia portato più bene a me che a lui.

Domenica era una giornata pesante, il compleanno di Stefano ed il compleanno di Marta e nessuno di loro poteva brindare con me. Due non-compleanni senza Cappellaio Matto, 24 e 29 anni affogati in un bicchiere di millesimato mentre ti aspettavo ed il locale suonava, per un po', Johnny Cash.
Era una giornata pesante, però quando ci siamo salutati e sono andata a dormire ho sognato di qualcuno che mi rovesciava addosso ciotole di colore verde e giallo.

sabato 5 febbraio 2011

Riuscire a sentire #2


Quando mi chiedono perché Lambiel mi piaccia così tanto, non so bene da che motivo cominciare.
Dovrei forse dire che è perché le sue coreografie non sono mai insiemi di salti con il vuoto in mezzo? Perché non c'è nessuno, nessuno, che si muova come lui? Dovrei ricordare che quando salta, le ginocchia fanno male anche a me pensando a quanto gli sia costato, ogni volta, non cadere, rialzarsi, continuare a saltare nonostante le gambe rotte? Perché si muove direttamente sopra il pentagramma, e nel momento in cui fa le trottole, se non sto attenta piango?
Potrei dire che mi piace per le musiche, perché è bello, perché esagera sempre, come l'amico casinaro a cui ad un certo punto devi dire di smetterla. O perché i suoi costumi sono meravigliosi. O perché che il pattinatore più elegante di tutti all'improvviso impazzisca e alle Olimpiadi 2006 diventi Little Zebra, mi fa ridere fino alla morte. Perché il post natalizio del suo blog iniziava con "Ho! ho! ho!"
Perché mentre cade ha già lo sguardo di chi si rialza.
Perché se non fosse strozzato dai regolamenti avrebbe vinto tutto. Perché non importa come sia andata, alla fine trova sempre da qualche parte un sorriso per chi è lì per vederlo. Per come piangeva come un bambino dopo l'argento alle Olimpiadi. Perché è semplicemente arte.
Perché dopo il Tomtom stavo soffocando, e avevo un disperato bisogno di credere che, nel mondo, ci fosse ancora bellezza, ci fossero ancora cose per cui valesse la pena guardare. E le sue esibizioni mi hanno restituito, insieme alla bellezza, anche il respiro.

La verità è che è stata l'ultima cosa che ho fatto con Marta, riguardarmi le sue esibizioni di Torino 2006, e mi ricorda i tempi in cui ci si sedeva per terra a guardare il mondo che passa, che tanto l'avremmo raggiunto, anche noi così, al volo.

Riuscire a sentire

E' cominciato tutto 5 anni fa naturalmente. Avevo quasi 24 anni e ho dovuto scoprire da un giorno all'altro che non avevo più un braccio, non avevo più ingenuità o speranza da regalare e dovevo arrangiarmi senza. Se ci penso bene, è da quel giorno che ho smesso di fidarmi ciecamente: pensavo ci fosse una specie di tacita promessa sul fatto che la vita sarebbe stata nostra, e noi per sempre insieme; con alti e bassi, certo, sono così le amicizie e noi non avevamo fatto eccezione, invece ho dovuto ricevere le ultime parole di Marta da una lettera che non aveva avuto il tempo di darmi. Ema me l'aveva detto, da quel giorno in cui l'abbiamo persa in due e lui è venuto a cercarmi perché "avevi nello sguardo qualcosa di mio", che in fondo non riusciva a starmi dietro: ero diventata troppo complessa, troppo aggrovigliata, troppo preda del pensiero e del dubbio.
E' iniziato così, 5 anni fa con una promessa infranta e poi quando mi pareva di avercela quasi fatta se n'è infranta un'altra. Quello che non avevo affrontato la prima volta è tornato la seconda - un'estate trascorsa a sembrare a posto, a nascondere gli incubi ogni notte ed il panico, quella sensazione strisciante di cuore che accelera e scoppia, di stomaco che si restringe di colpo e il respiro che non riesce ad arrivare alla gola; il pensiero che basta, non ce la puoi fare, non riuscirai a superarlo anche questa volta, non ne hai le forze.
E' stata dura superare questi mesi senza il Tomtom, sempre così, da un giorno all'altro, con le persone che mi facevano pressioni perché scegliessi, o rispondessi, come se io avessi risposte da dare. Ma sono arrivata ad un punto in cui mi sono sentita più leggera, pronta a spiegargli che sì, gli volevo bene, ma non certo come prima; che sì, gli auguravo il meglio, e se il meglio non eravamo noi non era colpa di nessuno, che certo ero rimasta delusa da come aveva gestito le cose ma era stato la storia più importante della mia vita ed avrei sempre bevuto volentieri un bicchiere con lui, gli avrei sempre sorriso. Senza tornare indietro. E appena gli ho spiegato che non l'avrei fatto, che erano sparite l'angoscia e la rabbia ed ero andata avanti, è tornato indietro lui. Regali, inviti, messaggi. Una volta ho scritto un post, in un vecchio blog che avevo, sugli uomini che si svegliano solo quando vedono le valigie pronte.
E tuttavia ero molto fiera di me, per essere arrivata a quel punto, quello in cui non hai rancori, in cui voler bene ad una persona significa soltanto volerne il bene. Quello in cui capisci che in fondo gli uomini non sono poi così affidabili, e se ci piacciono perché li crediamo forti, in realtà ci legano con le loro debolezze. Quello in cui non te la prendi quando scopri che qualcuno che consideravi un amico ha fatto il doppio gioco, ti importa solo che non ferisca la tua amica. Quello in cui non sputtani le persone pur avendone l'occasione.
Però poi c'è stato quel funerale, due giorni fa, un bel funerale, se così si può dire, 2 ore e mezza di musica e parole e colori, e un ragazzo di 24 anni che amava dire "Partiamo, non ci serve niente: a me piace guidare, a te parlare". Quando, ad un certo punto, tutti stavano piangendo, ho scoperto che non ne sono più capace.
E' cominciato 5 anni fa e poi quest'anno, ero contenta di sentirmi meglio ma forse è solo che mi ha scavato dentro e non riesco più a sentire.

martedì 1 febbraio 2011

Un giorno alla volta

E sorridevi, e sapevi sorridere coi tuoi vent'anni portati così, come si porta un maglione sformato su un paio di jeans. Come si sente la voglia di vivere che scoppia un giorno e non spieghi il perché: un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è...
F.Guccini

Chissà perché poi si ricordano i dettagli. Io, delle persone che perdo, ricordo soprattutto il modo di ridere. Ricordo come Marta mi ha stretto il braccio, e la prima volta in cui il Tomtom mi ha chiamata per nome. Ricordo come una volta mi sono ripresa il mio uomo che scivolava via, e non lo rifarei.

Dei funerali, dei primi ed ultimi appuntamenti, ricordo i vestiti che portavo e che poi non riesco più a mettere. Abbracci che non volevo, frasi invadenti, e forse è per questo che da allora, quando capita agli altri, faccio un passo indietro. Li ficco nel cassetto in cui sono finiti i ricordi difficili da guardare in faccia, impossibili da buttare. Domenica ci ho buttato le foto, l'intimo che non metterò più ed il tuo regalo, mi dispiace, non l'ho aperto. Sei partito, hai fatto bene. Sono più tranquilla adesso.

Lunedì è partito Stefano, in modo diverso da te. Anche lui, un mese fa, aveva riso, bonariamente, ad una mia gaffe - ma era già stanco. Adesso è andato. Non l'avevo salutato, per non definire a voce alta cosa sarebbe venuto dopo.

E così è finita. In due giorni consecutivi si sono chiusi due catenacci. Viviamoli, noi che possiamo, uno alla volta.

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