amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

giovedì 28 marzo 2013

"A tutti noi, per Dio! 
A noi!
A Dom e ai privilegi della gioventù! 
A quello che siamo e a quello che eravamo.. E a quello che saremo!"



A Firenze vado sempre di passaggio, il che un po' mi dà quel senso di colpa del superficiale e un po' una specie di complicità - mi sento autorizzata a trattarla alla pari, un peccato di superbia ma che vuoi farci, sarà sempre meglio che rovinare una cena a venti persone, perché se signori si nasce non è tanto l'aver fatto la pezzente per 5 euro il problema; ma se poi ti senti spiritosa e arguta deridendo chi si fa il mazzo per un'ora per sistemare il casino che tu hai creato, vedi, è questo che fa di te una cafona. Non ci stai bene, dove il cielo è un po' più largo (hai presente le foto della luna come la si vede dall'Africa?) e ci si cammina sotto più leggeri, con le scarpe da tip tap buone per viaggiare e poter immaginare ogni volta come sarebbe cominciare una vita diversa. No, stai bene da noi, col cielo grondante di nebbia che lo tira giù, giù, e infatti da quando sei arrivata fa un freddo cane che meno male ho portato il woolrich al posto del giubbotto di pelle.

Il concerto supera le aspettative, i Mumford sono bravi, bravi, bravi. Ti investono con un ballo di s.Vito e un momento dopo ti fiaccano di malinconia, senza risparmiarsi e senza mai toglierti l'impressione di essere al concerto di quei vecchi amici che avevi perso di vista. Ma è Palazzo Vecchio che mi frega, pensavo di non fare "la" turista e invece entro e smetto di respirare, di desiderare, di saper dire. Rientro nell'esistenza com'era anni fa: senza pareti, senza obblighi se non quello di scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo, di ascoltare le tracce lasciate in centinaia di anni da milioni di persone diverse; senza essere ancora diventati mortali.

Per un poco, scrollarsi di dosso le abitudini, le risposte sagge. E il piacere di lasciarsi alle spalle la casa, i dubbi su come dormano gli asini - perché io non lo so se quello che ho visto fosse addormentato, a me sembrava morto - di aprire le tende ai rumori del giorno, ai brusii notturni fra la voglia di abbracciarsi e di dormire da soli, dritti, di lato, con le braccia spalancate, scoprire un suono diverso e non aver voglia di perderselo neanche per alzarsi a fare pipì.
Pigiare le ansie e la voglia di arrabbiarsi in fondo ai giorni che devono venire, più avanti, possibilmente alla fine, che oggi c'è da scegliere osterie con il naso all'erta come i segugi, quelle lontane dal "pittoresco per turisti", dai fiorelletti e dai sassucci - i postacci vogliamo, perché hai visto che succede a seguire gli altri? Prezzi esosi per comprare cartoline che ti lasciano più stordito di prima.

No, io lo dico, hai mai visto Fandango? Dovresti, se non altro per quel modo di dire "Suonaci un fandango" alla fine, che non è una frase, è un modo di prendere la vita, e dopo i tre giorni di gioia, di perdersi, di tenersi per mano per non far parte degli infelici che quando sono insieme a persone felici non diventano contenti ma solo invidiosi, non mi puoi dire che anche quello non serva.

martedì 5 marzo 2013

Misachenevica


Concerto dei Misachenevica. Bicchieri in mano.
"Lei è un osso duro."
"E' così che bisogna trovarla: intelligente e di carattere, che la ** ce l'hanno tutte."

La saggezza si fa alcolica il venerdì sera, man mano che la settimana lavorativa si inoltra nel week end portandosi dietro tutto quel carico di stanchezza e di speranza di sole che dai, aspettiamolo bevendo qualcosa, va bene anche qualcosa di cattivo ché è venerdì e conta più la compagnia delle altre cose, e comunque forse ha anche ragione la figura materna, con la sua teoria (che predica ma mica razzola) che in fondo è meglio bere. Perché se certe cose ti vengono per lo stress, tipo Fratello e i suoi calcoli, con un bicchiere di vino buono in mano ti senti più felice, e non è mica tanto convinta che, a conti fatti, faccia peggio di quegli intrugli chimici che ti prescrivono poi, coi bugiardini più lunghi di un romanzo di Stendhal.

E così ci si intrufola anche nel sabato, cena di compleanno da Agnese, una trattoria in collina che ci fa aspettare un'ora e mezza ma vale tutti i minuti uno per uno. E fra un bicchiere e l'altro di vino della casa, quello che ti arriccia le labbra se lo bevi prima di iniziare a mangiare, O., che si è fatto bello per provarci con la tizia carina bionda, vuole mandare un sms da terza elementare su di lei al suo amico seduto in fondo e invece lo manda proprio a lei, la tizia carina bionda, che è seduta lì di fronte a lui mentre legge quel messaggio con il suo nome e qualche pene, e a lui non resta che tentare di suicidarsi con gli gnocchi ripieni, facendoci sghignazzare per il resto della serata.
(d'altra parte chi di sms ferisce di sms perisce, visto che già quest'estate, quando il Carota ed io eravamo clandestini, lui per mandarmi un messaggio l'aveva mandato ad O. che ancora si chiede come mai da ubriaco il Carota ci provasse con lui)
Qualche altro bicchiere si aggrappa alla gola, e il Cerchi finisce per raccontare della sua piazzata agli zii boriosi e ignoranti, con troppi suv, e ognuno di noi ha degli zii boriosi e ignoranti e con troppi suv (o iphone) a cui urlerebbe volentieri dietro, solo che lui l'ha fatto davvero, questa volta. A un'amorevole riunione di famiglia, di fronte a tutti perché insomma, dopo che a trent'anni ti sei fatto un culo così con le lauree e il dottorato e le esperienze all'estero e ancora non trovi lavoro, che uno che non paga le tasse ti venga a rinfacciare di essere disoccupato, vabé, come minimo ti girano. E perciò son sette giorni che dorme in base all'ospitalità altrui, a parte la prima sera quando ha chiesto aiuto alla Saretta ma lei è rimasta bloccata a Venezia, si è passata la notte in bianco e lui ha dormito in macchina.
D'altra parte, da una serata iniziata caricando tutto e partendo in 4 in macchina con il bagagliaio aperto senza accorgercene, potevamo aspettarci qualcosa di diverso?
Quindi insomma, anche se ad un certo punto O. ci ha raccontato di quando usciva con C. ed era chiaro, così chiaro che lei lo usava per restare vicina al Carota che mi faceva male per lui, così come ora sta usando Mare e gli altri, e certo che capisco che "è giovane e immatura", capisco anche che "non ha imparato a reagire con dignità", che "farebbe di tutto pur di separarvi," che sia "convinta che questo la aiuterebbe a riaverlo", che usi le persone, che faccia la vittima, che sia aggressiva, teatrale e disonesta. Capisco tutto ma non giustifico niente, perché 24 anni li ho avuti anch'io e sono stata lasciata anch'io, siamo stati lasciati (più o meno) tutti e nulla, nulla, giustifica quel comportamento puerile. 

E anche se, dicevo, eccetera eccetera - non importa mica, perché il nostro week end continua senza i rancorosi e i ridicoli, e il sabato diventa domenica e diventa passeggiate al sole e nuove coppole e vigili indolenti, e concertini privati tutti pigiati al Soviet Studio come monelli, facendo il tifo fra le pareti verdi e tenendoci la mano.

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