amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

domenica 31 gennaio 2010

Scena: N è in palestra, grondante fatica e sollievo all'idea che l'allenamento stia ormai giungendo al termine.
L'Aguzzino la sorprende crudelmente alle spalle, le fa cenno di togliere le cuffiette.
A: Novè, ti ricordi che oggi abbiamo il cambio scheda, vero?
Buio in sala. N lo guarda stravolta mentre improvvisamente un'ora di pesi e mezz'ora di vogatori e corsa veloce iniziano a gravarle addosso come un'incudine sul capo. Si ode un distinto CRACK.
N: Ehm, sììì... Certooo... (da specificare con espressione nobile e intensa in stile: ma per chi mi prendi?!)
A: Bene, allora dai che cominciamo gli esercizi! O vuoi finire l'allenamento?
N: NUO!!! ...ehm, che dici... arrivo subito: non vorrei mai farti aspettare!!!
A quel punto, giustamente, N cade dall'ellittica sfracellando nel rovinoso momento anche uno stepper e un paio di cyclette. L'Aguzzino, in un clamoroso slancio di pietà, finge di essere troppo concentrato sulla vecchia scheda per accorgersene.
A: Com'è andata con questa? Si vede che hai lavorato bene di spalle!
N: Sì infatti; solo che ho notato un ingrossamento di gamba...
A: Con questi esercizi, non è possibile!
N: Eppure!
Braghy: [irrompendo] La traduzione è "aumentami la parte per i glutei!"
(e chi lo conosce sa che NON ha usato la parola "glutei"...)
N: [tira un calcio a B]
S: [irrompe e le fa il solletico ai fianchi, senza sapere cosa significhi fare A LEI il solletico ai fianchi e spaventandosi egli stesso nello scoprirlo] Mapporc... Ma che... Ma che???? Sei un po' sensibile???
N: Ah perché, l'hai notato?
B: Glutei, glutei!!
N: [scruta il cielo e chiede l'aiuto di Dio]
Distinto Signore: [irrompendo] Chiedo scusa Signor Aguzzino, la scheda la devo fare in quest'ordine o nell'ordine inverso?
A: [scruta il cielo anche lui] Eh.. L'ho scritta in quest'ordine.. Quindi, tecnicamente, in quest'ordine.
DS: Ok, mi è testimone lei, eh signorina?
B: Glutei!!!
A: [scuote la testa rinunciando a Dio] Dicevamo...
N: ...Allarme glutei.
B: Mostraglieli così verifica, no?
A: ...
N: ...
A: Novè... e l'alimentazione?
N: Sono una donna da consolare.
A: Novè...
N: Stress. Moroso lontano. Abbiamo anche dei problemi.
A: Novè...
N: Non puoi capire.
A: Sei ancora entro i limiti umani di nutella o vado di lavanda gastrica?

Fango sui vestiti


Mi sono sempre ritrovata, fin da piccola, in mezzo più a maschi che a femmine.
Sarà che non so fare a meno della complicità. Sarà il mio Complesso di Babbo Natale che mi porta alla ricerca di coccole e figure paterne. O sarà che crescere fra Teo, Francesco e un fratello di 13 anni più vecchio ti lascia segni indelebili (di solito di fango, sui vestiti). Ma con chi è in facoltà di barba, a parte alcuni casi di mie adorabili donne dissolute e inimitabili, mi diverto di più.
Però qualche volta, ecco, qualcosa di sproporzionato lo avverto anch'io. Tipo ritrovarsi in 10 in sauna, di cui 9 uomini e 1 donna. Io.
(con l'epico commercialista che prima di raccontare le barzellette mi tappa le orecchie)
Il giovin C. protesta che è tutta colpa mia se la sauna si sta ripopolando, avendo egli udito certe comuni conoscenze (non ha fatto nomi nemmeno sotto tortura) accordarsi per scendere perché "il lunedì ci va la signorina bionda".
Ebbene, non è che ci creda tanto però una cosa la devo ammettere: qualche volta, con la mia aria "sono piccola bionda e spaurita", gioco sporco.
(mamma, grazie di avermi fatta minuta ma con le ciglia di Paperina)

Ieri, dopo le mille sfiancanti peripezie del mio povero Vaio, sono servite a far sì che il ragazzo del negozio di pc, che già mi era simpatico da prima, passasse in trenta secondi dalle previsioni più nefaste a:
a) ok, sacrifico le mie ferie per provare ad aggiustarti il pc
b) ok, facciamo che te lo porto io a casa
c) come ho potuto dimenticare il tuo nome, così particolare, così bello!!! ...Mi dai il tuo numero? Sai, per il pc.
In realtà sto scrivendo tutto ciò assai soddisfatta e gongolante, non per i fatti in sè ma perché, dopo una crisi profonda (non ancora rimarginata, ma siamo almeno riusciti a chiarire quanto basta per poter attendere la redde rationem dal vivo) il Tomtom ha fatto un miracolo, un portento, una cosa di cui, stando con lui, avevo scordato il significato ormai da millenni: si è ingelosito!!!

Stanze


Mi aspettavo un ritorno pieno del tepore di una casa in inverno; invece rimango sospesa, svuotata come un armadio divorato dalle tarme.
Sembrano giorni mesi anni da quell'ultimo sorriso, la tenerezza, ché anche se eri via qui era un continuo appiccicarsi di qualcosa di tuo alla mia esistenza e invece ora che quasi torni sono vuota e spalancata come un pugile suonato.
Ma anche un labbro spaccato alla fine si ricompone ed io vago a raccogliere le parole lasciate in giro per le stanze: sto provando ad ammucchiarle in un angolo. Quando tornerai, quando torneremo, ci saranno parole diverse. Sarà un ripartire da capo e, ogni tanto, tirare fuori il cuore per non usarlo mentre ti guardo.
Ultimamente ti sogno spesso, senza che tu ci sia.
Quell'incendio alla palestra da cui dovevo scappare ma prima, per riuscirci, avevo bisogno di infilarmi le scarpe e ne tenevo in mano così tante che nella concitazione mi trovavo in difficoltà. Eppure sapevo già quali avrei messo: fra il mucchio di scarpe tutte uguali, tutte bianche, solo una spiccava colorata ed era l'unica che volessi, anche se le mancava il paio ed il piede rimasto nudo finiva per ferirsi dappertutto mentre correvo sulla ghiaia appuntita.
Poi, questa notte, camminavo per le strade di Verona.
Man mano che avanzavo notavo questi passerotti a terra che non mi fermavo ad aiutare, finché ne ho trovato uno più grande, più ferito degli altri: sembrava un cucciolo di airone cinerino. L'ho preso con estrema delicatezza perché volevo salvarlo, volevo portarlo dove l'avrebbero curato e allora domandavo alle persone di un veterinario ma le indicazioni erano confuse, le strade ignote ed ho continuato a perdermi per buona parte del tempo.
Ho girato in tondo con disperazione crescente e quel piccolo tesoro fra le dita che cercavo di salvare.
Non so se ci sono riuscita. Però ieri sera, dopo che la disperazione si era impadronita per giorni dei miei pensieri più foschi, sei riuscito a rimettere in ballo qualcosa. Perciò, forse, lo scopriremo insieme.

venerdì 29 gennaio 2010

Aspro


In qualunque modo vadano le cose, ne uscirò diversa.

Cinica, immagino.

Drugs don't work

Pubblicità progresso al n.15. Mia mamma sta prendendo troppi antidolorifici.
Il dialogo:

N: Ciao mamma, le poste fanno orario continuato vero che poi mi fermo a spedire una raccomandata?
M: Sempre per il capo? Perché potresti iniziare a ricattarlo.

mercoledì 27 gennaio 2010

Ipse dixit

Dalle parti del week end abbiamo stupefacentemente appreso che:

"ecco ancora in avanti il Parma, che ha i nervi a fior di pelo"
commentatore Radio Rai
per Parma-Catania, sabato

"questa squadra ci lascia col patè d'animo"
commentatore milanista
in Inter-Milan, domenica

Sei alla volta


Sei mesi, non so se siano troppi, forse sì; certo sono tanti.
Non mi sembravano così tanti le prime volte.
So che ci sono aspetti che fanno parte di te. La tua riservatezza, le scelte di lavoro che ti portano lontano la maggior parte del tempo, forse anche la diffidenza. Posso provare ad accettarli.
Ma questo 20 febbraio sarà un altro 20 febbraio senza di te, come tutti gli altri, e come in tutti gli altri mi mancherai tu non sai quanto.

martedì 26 gennaio 2010


Scena: LaBionda e L'Alberto (che poi non si chiama Alberto ma che ci posso fare, è condannato, la sua faccia è irreparabilmente da Alberto - un po' come mio fratello che tra i 26 e i 36 aveva questa faccia da tennista proprio inequivocabile). Una palestra, due tapis roulant.

L'Al: ciao
LaB: ciao
L'Al: di dove sei?
LaB:
di Tombolo. Tu?

L'Al:
no, io vengo da Bologna.

LaB:
...tutte le sere??

domenica 24 gennaio 2010

Punti fermi

Ci sono giornate in cui ti senti una via di mezzo fra la bambina di The Ring e la particella di sodio dell'acqua Lete. Allora uno reagisce in qualche modo: va a fare una corsa, legge un buon libro, nota che Lady Gaga ha il fondoschiena più grosso del suo, telefona a un amico. Oppure fa una pazzia.
Cucina.
Ora, esistono cose che non fanno per me: ci ho lavorato per anni ed ho imparato ad accettarlo. Per esempio, il bagno turco. Mi mette ansia. Mi ricorda l'Armageddon. Proprio non ci riesco.
O certe maschere miracolose che provi con l'entusiasmo con cui da piccola lasciavi seccare la vinavil sulla mano solo per il piacere di tirarla via.. Solo che nessuno ti aveva avvertito che questa volta avresti perso per mezz'ora l'uso di tutti i tuoi muscoli facciali insieme a buona parte delle consonanti (sostituite da una generosa profusione di "f": fifì, fufazzi..). O che la liberazione da quella macabra versione del già mesto "vieneme a sbrinà" (frase che, peraltro, non ti riusciva di dire) sarebbe avvenuta solo a prezzo di grandi sofferenze - e alcune sopracciglia.
Si chiamano punti fermi.
Che so.. la mamma, Carolina Kostner che cade durante il long program
.
Senza, saremmo persi.
E invece, lo giuro, ho cucinato (e sono viva per raccontarlo). Dirò di più: presa dal sacro fuoco dei fornelli (quello metaforico, non quello letterale) - a parte qualche trascurabile intoppo come mettermi a fare il purè e scoprire a metà che non c'è latte, o macinare il pepe senza togliere il tappo ma domandandomi per due minuti con aria stupita come mai non scendesse niente - sono stata pure brava!

sabato 23 gennaio 2010

L'epopea dei paladini

E qui m'appresto immantinente

a svelare l'occorso malinteso
che l'essermi scovata bruscamente
un amante bello ma devoto sposo,
non sia perché - giammai caparbia
io l'uomo abbia invero accalappiato
ma in quanto McBesame ed io,
a causa di malconce e bieche azioni,
di giustizia divenimmo paladini
mai pavidi né domi, ma sicuri
e infervorammoci con quei loschi figuri
sì poco acconci a mobilitar un dito
eppur lesti all'inviso apprezzamento
sull'operato da altrui fornito.
Fu così che, per mostrar fiancheggiamento
nella battaglia confabulato ricevemmo
l'arcano (e ironico) commento
che rimembrando quanto, notte e dì,
capillarmente ci addobbassimo un mazzo così,
celiò alla sottoscritta, con compiacenza
ma con intento non infamante
"Certa sono che la moglie pensa
che tu di lui sia l'adombrata amante!"

Nebbie


In una nebbia così non mi ci infilavo da quand'ero bambina e mi sembrava un cappotto di tre taglie più grande. Nebbia arcana, fuoriserie, serrata con il ghiaccio che incorona di bianco gli alberi striminziti del parcheggio; nebbia che rigurgita uno sfarfallio veloce e luccicante, che contagia l'aria come una pioggia di brillanti.
A me, la nebbia ricorda i vecchi binari.

La macchina annaspa, slitta in obliquo, sbuffa vapore rampollante per la fatica di mordere il terreno gelato e sarà per la botta che mi viene in mente E.
E. che mi tira fuori odori pensieri e ricordi come la nebbia; E. di cui, come per la nebbia, non so vedere la fine. E. che mi scrive Melville e inventa nomi di borghi e sosia improbabili.
La volta in cui gli dicevano: aspetta che ti scattiamo una foto con la tua fidanzata, ed io non lo sono mai stata ma tacevo, anche con la ragazza dai capelli rossi che conosceva la stessa leggenda che piaceva a me e mentre mi stringeva le mani lo guardava - lo guardava sempre. Ma lui mi insegnava a distinguere gli olmi dai frassini, i salici dagli abeti, gli aceri e le querce e allora io tacevo.

lunedì 18 gennaio 2010

Ipocriti. Teatranti. Filistei. Pronti ad adottare un bambino di Haiti con lo stesso criterio con cui, dopo la Carica dei 101, volevano un dalmata.
Improvvisamente generosi per l'entusiasmo di una coscienza che scorda volentieri tutti quelli che muoiono ogni giorno, ogni ora, ad ogni minuto, se sprovvisti del pietismo delle televisioni.
Disponibili a portarseli qui per sfoggiarli come l'ultimo souvenir - più rassicurante, certo, dei sans papiers che in Italia ci vengono da soli per altrettanta disperazione e impotenza: per loro va benissimo il tetto scolastico del 30%, ché le stravaganti pretese di avere dei diritti le abbiamo tollerate abbastanza.
Per non nominare un ministro degli esteri che, mentre il mondo intero si mobilita, pensa bene di andarsene in villeggiatura ad Hammamet per santificare un paio di statisti in una botta sola.

domenica 17 gennaio 2010

Vesti la giubba


Recitar! Mentre preso dal delirio
non so più quel che dico
e quel che faccio!
Eppur, e d'uopo sforzati! Bah
sei tu forse un uom? Ah! ah! ah!
Tu se' pagliaccio:
vesti la giubba e
la faccia infarina.


Andare a letto all'una perché sei stanca e piena di pensieri.

Metterti ad ascoltare ad occhi chiusi una Romanza Andalusa di Uto Ughi e non riuscire più a staccartene fino al mattino.
Qualche volta penso che una vita valga la pena di essere vissuta anche solo se hai visto una volta l'aurora boreale, o hai ascoltato i Royal Fireworks di Handel.



Mormorio

Premetto che non è vero che parto maldisposta solo perchè non riesco a ricevere un normale complimento che sia uno, e cioè che non comprenda che la nuova badante della mia vicina di casa, garrula ragazzuola siciliana, quando mi avvicino per presentarmi mi stringa la mano con enfasi insospettata e si lasci sfuggire un entusiastico e inspiegabile "MA SEI BELLISSIMA!!!" al n.15 di fronte a madre, moribonda vicina di casa e figlia della moribonda vicina di casa. E nemmeno, a voler essere pignoli, che un imberbe in sauna, dopo che ho finito di disquisire col sosia di Dadù sui miei pesanti 27 anni che fortunatamente non sembrano più di 23, prima di uscire mi guardi educatamente negli occhi e tutto composto mi comunichi un drammatico "ARRIVEDERCI".


Detto questo. Non è che non capisca che i pazienti della Neuro possono aver bisogno di punti fermi.
(voglio dire, io qui dalle piccole bestiole terrei Natale tutto l'anno)
(ogni scusa è buona, esatto)
- però, come dire.. andare a dormire la sera con un luccicante albero di Natale e svegliarsi il mattino dopo con un grande uovo di Pasqua in carta dorata a me sembra un po' eccessivo, ecco.

sabato 16 gennaio 2010

Onomatopeica

Uno lo legge da piccolo su Topolino, oppure su Tex Willer; se lo porta dietro crescendo come un'amichevole consapevolezza che fa capolino per caso, mentre scherzi, come una gag, ma non sa veramente cosa sia uno SBADABRANG.
Spesso per tutta la vita.

Questo, perché non ha un McBesame che mentre sei concentratissima sul lavoro che stai per fare e sulla pila di cose che tieni in miracoloso equilibrio (il circo di Montecarlo mi fa un baffo) ti arriva alle spalle abbrancandoti di brutto con un giocoso, simpaticissssimo "EHILA' COME ANDIAMO OGGI?!?!"

mercoledì 13 gennaio 2010

Grazie grazie grazie

La verità è che sono diventata egoista.

Capita che mi facciano notare che sono meno allegra di un tempo, meno felice ed entusiasta del modo che avevo di portare avanti le mie giornate. Be', sono pure egoista.
Sono sempre stata quel tipo di persona che - non te l'avrebbe mostrato neanche a morire - ma leggendo il giornale, guardando il tg, si sentiva un buco grosso allo stomaco. Sto parlando non di quelle avarie politiche che mi fanno incazzare ma delle persone.

Rimanevo lì con un singhiozzo nel cuore insieme ai disperati impotenti di Rosarno, a quegli omini piccoli piccoli che blateravano di "troppa tolleranza" dopo averli lasciati mangiare a terra, dormire a terra come i cani, peggio dei cani. Rimanevo lì a prendermela con i miei antidolorifici per il mal di schiena, io che non vivo 15 ore al giorno piegata come un mulo e pagata come un asino. Ritrovavo gli esseri umani alla voce di quel parroco che scacciava i farisei bianchi dalla sua chiesa, che calpestava il presepe di Natale perchè quegli uomini, prendendosela con i deboli e i disperati, dalla sua chiesa in rovine ci erano usciti da soli. Quegli uomini, noi uomini. Che non abbiamo visto. Sentito. Non ce ne siamo voluti accorgere finchè non hanno sfasciato la nostra preziosa macchinina.
Rimanevo lì con quel bimbo piccolo, ma piccolo, che in barba a tutte le paure di bambino, ai saggi pensieri convenzionali cui avremmo dato retta noi adulti, si alzava senza esitare, senza barcollare, per consolare quella bimba piccola, ancora più piccola mentre veniva maltrattata dalla maestra. Le faceva una carezza (quella che avrebbe chiesto anche lui, perchè le carezze ti fanno sentire meglio anche con il terremoto) mentre veniva rimbrottata, malmenata, gettata nel suo stesso vomito.
Quel bambino che non si lascia paralizzare dalla paura, dalla tentazione, è qualcosa di pulito e di onesto. E' coraggioso e innocente e di fronte a lui sono profondamente egoista, perchè sento parlare di 100.000 morti e vedo orrore e mutilazioni e orfani e vite squarciate, e la prima cosa che penso, che ripeto, che mi grido dentro è Grazie, grazie, grazie.

Grazie perché non c'era.

Grazie perché questa volta anche l'ipotesi Haiti era stata avanzata, e tutto sommato sembrava la meno pericolosa e invece alla fine con MSF hanno scelto di nuovo Congo e lui adesso non è lì, non è lì perchè è salvo; anche se non è con me, anche se nemmeno oggi ha scritto, se tornerà e poi ripartirà di nuovo perchè è quello che ha scelto ed io ci starò male e mi sentirò triste, e poi mi sentirò in colpa per essermi sentita triste... anche se non ne posso più, lui anche questa volta è salvo.

Hic Sunt Leones


A un certo punto mi è venuto il sospetto di fare involontariamente parte di una candid camera.
La scena iniziale mostrava l'ambulanza che, nell'esatto istante in cui mi apprestavo ad uscire, mi bloccava il vialetto di casa impedendomi di recarmi al lavoro.
(che se uno ci pensa... non puoi andare all'ospedale a causa di un'ambulanza?!)
Così quando son riuscita a partire avevo una certa urgenza, e matematicamente quando hai una certa urgenza il karma ti propinerà un posto di blocco da qualche parte lungo la strada - quello puoi ben aspettartelo. Ciò che di solito non ti aspetti è consegnare il tuo libretto di circolazione a un carabiniere e 30 secondi dopo scorgere il tuo libretto di circolazione che volteggia libero e felice come il libeccio in mezzo alla trafficatissima statale mentre un tutore dell'ordine si lancia al suo inseguimento (episodio ormai celebre). Oppure, come in questo caso più recente, trovarli invisibili e abbarbicati fra le dune di ghiaia dei lavori in corso come neanche Mario Kart quando finisco fuori strada di brutto.
Dopo l'ambulanza che ti impedisce di raggiungere l'ospedale sarebbe stato grottesco assai che un mezzo del trasporto-organi per salvare la vita di qualcuno sfracellasse a tutta velocità l'invisibile tutore dell'ordine, ma pare che anche questa volta ce la siamo cavata per un pelo e il tutore è tornato intatto dall'allibita sottoscritta.
Terminati gli episodi di "Bianco Rosso e Verdone", "Non ci resta che piangere" e "Fast & Furious", ci addentriamo ora nei più sordidi trailer di X Files, dal momento che, superata quell'impasse ho - nell'ordine:
notato una strana stella pulsante in cielo (8.45 a.m.); scoperto che sotto la stella pulsante tutte le frequenze radio si appiattivano trasmettendo senza scampo la stessa stazione; incrociato uno sciame di allegri ciclisti che correvano sorseggiando champagne; superato una vivida macchia di sangue sull'asfalto di Fratte Centro; inchiodato all'improvviso per via di un camion dei rifiuti fermo di traverso a bloccare entrambi i sensi di marcia con il suo privilegiato olezzo.
Hic Sunt Leones, avrebbe detto la mia prof di greco e latino 10 anni fa se avesse conosciuto il significato di senso dell'umorismo. Ma siccome era una stronza patentata sono convinta che si sarebbe limitata a uno scocciato: " Novélla, inzomma, zei preparada per Tuscìdide o no?"

Marionette di stoffa

Questa notte ho sognato una fotografia.
Ho sognato di ricevere in regalo una canzone, un piccolo fiore rosa e questa foto che non esiste.
Sarà che ieri ho parlato di te con una persona che non ti conosce, sarà che nel momento in cui ero più preoccupata di non farmi scappare reazioni, quella persona è inaspettatamente scoppiata a piangere (e questo - credo - mi ha salvata).
Sarà che era un'immagine bella di un momento pulito, di quell'allegria senza ombre che avevamo; io son venuta mossa perchè facevo un salto e c'erano anche gli altri, e tu mi guardavi ridendo.
Quando mi sono svegliata ho cercato di rimanere lì dentro, come una marionetta di stoffa.

giovedì 7 gennaio 2010


E' bello festeggiare il compleanno con i tuoi amici svitati, balordi e uno più caro dell'altro.
E' bello festeggiarlo nella data sbagliata, nel posto sbagliato, con i biglietti sbagliati e ritrovarsi per sbaglio su una carrozza trainata da due cavalli bianchi come nelle storie coi finali giusti.

E' bello, tra i frizzi i lazzi e i pizzi, fermarsi un secondo a guardare in faccia uno ad uno questi amati cialtroni.

E' bello soprattutto vedere che, anche se hai i tacchi, i capelli quasi in ordine ed un marinaio da aspettare, sei ancora quella che rovescia sul tavolo una caraffa piena di spritz, ghiaccio e fettine d'arancia.


Day after day alone on the hill,
The man with the foolish grin is keeping perfectly still,
But nobody wants to know him,
They can see that he's just a fool,
And he never gives an answer,
But the fool on the hill
Sees the sun going down,
And the eyes in his head,
See the world spinning around.
Well on his way his head in a cloud,
The man of a thousand voices talking percetly loud
But nobody ever hears him,
Or the sound he appears to make,
And he never seems to notice,
But the fool on the hill
Sees the sun going down,
And the eyes in his head,
See the world spinning around.
Nobody seems to like him
They can tell what he wants to do.
And he never shows his feelings,
But the fool on the hill
Sees the sun going down,
And the eyes in his head,
See the world spinning around.



2 gennaio 2010


L'anno nuovo è arrivato e a me sembra già vecchio.



Quest'autunno, per la prima inconcepibile volta, mi ero persa il Natale: non lo sentivo più. Potevo ben cercarlo sotto il letto, tra le scartoffie, con il naso al vento, ma l'avevo smarrito strada facendo.
Dov'erano finiti i buchi sospetti nel calendario dell'avvento, la cera da grattare via di nascosto dalla tovaglia buona, il gatto che studia le palline dell'albero? Dov'erano finiti quei vini rustici e densi da far brontolare la mamma e i cappellacci rossi che mi obbligava ad infilare per non prendere freddo?
Dove, lo scatolone sigillato con lo scotch da cui tirare fuori l'albero tossendo per la polvere? La polaroid da scattare in fretta per poi fare a gara su chi doveva tenerla al buio fino alla comparsa dell'immagine?

(lo ammetto, ho sempre sbirciato prima del tempo!)
E le babucce di lana fatte dalla nonna? Il panettone senza canditi? Il marzapane che avrei tanto voluto che mi piacesse, perchè sapeva di feste e di magia e di pino freddo, e invece quel cialtrone continuava a non volermi piacere?

Andati.

Li avevo persi insieme al gioco di scovare ogni anno la prima traccia del Natale che arriva, quella lucina nel cortile dei vicini o il luccichio di un nastro argentato in un negozio del centro che inequivocabilmente ti spifferavano che sì, anche per quest'anno ce l'avevamo fatta.

Li avevo persi perché mi mancavi, perchè madonna che freddo, mi ero comprata quella sciarpa e giravo come un fiocco di neve ambulante ma non teneva caldo neanche lontanamente come la stufa accesa in casa tua, che non vedo dall'inverno scorso, e qui non vediamo neanche il cielo da giorni.. se ne sta lì, indolente, sopra le nuvole. Perchè le nostre passeggiate mano nella mano io le conto sulle punte delle dita, perchè non c'è mai tempo per quei momenti stupidi da coppia, telefonarci senza un motivo o annoiarci l'uno dell'altra in una domenica pomeriggio uggiosa. Perchè tutte quelle cose che avrei voluto che mi dicessi, tu non me le hai dette mai.
E' una distanza da coda e calzini, la nostra; mi ricordo di un ragazzo a cui piacevo con la coda di cavallo a scoprirmi la nuca, un ragazzo a cui piacevo con le calze, quelle con la riga sexy posteriore; a un ragazzo piacevano le mie canottierine smilze e gli occhi grandi, e ad un altro i calzini di spugna sulle gambe nude e svegliarsi per uscire insieme a comprare il giornale. Ma di te, a volte, queste cose ancora non le so.

Però ti ho trovato.

Ti ho trovato perchè in questi due anni io mi sono fidata ciecamente di tutte le cose che
non mi hai detto; ti ho trovato perchè corri a prendermi sotto la pioggia, per quando ti fidi, per aver guidato tutte quelle ore al posto mio ed esserti fatto scoprire mentre davi da mangiare a un gabbiano; perchè quando camminiamo una dietro l'altro ogni tanto ti volti per controllare che io sia ancora lì.

Vi ho trovati fra i cannelloni di zucca riusciti troppo dolci e lo champagne da bere a Parigi quando torni, nei canditi da spiluccare e lasciare da parte e nel baseball che sono tornata a respirare, anche se poi nessuno qui riusciva a capire la mia esaltazione commossa per palle curve e fuoricampo.

Ho trovato il Natale della compilation su cui lavorare un mese per ascoltarla un giorno, di neve, di telefonate a mollo su un'isoletta tropicale, un Natale in cui vedere e sentire soltanto chi avevo voglia di vedere e sentire.
Ho trovato questo post che, senza saperlo, parla di me:


"...Questo Natale è il tuo, amore mio che brilli. Lo so che è incredibile ma non conosci altra stagione che il Natale, tu, perchè sei nata il 20 dicembre, vivi da soli 5 giorni e hai sempre visto questo albero luccicante, in casa. Ti c'incanti di fronte; guardi le luci e le stelle e gli angeli e chissà: forse questo ti sembra l'unico mondo possibile. Stare appesi a un ramo nella mezzaluce, a guardare le brutture del mondo affannarsi laggiù per terra."


E allora ho capito perchè il giorno dopo mi sento triste, quando le luci iniziano a spegnersi e nel treno vuoto del ritorno al lavoro per consolarmi comincio a ballare da sola. Quando scendo dal treno e una ventata gelida mi spazza e la mia vicina di posto vola in braccio al fidanzato che era al binario ad aspettarla ed io sto ascoltando quella parte triste di Space Oddity e notoriamente non ho un buon rapporto con le basse temperature e il mio ragazzo il più delle volte non può aspettarmi al binario e soprattutto le luci hanno cominciato a spegnersi, e così mi viene da piangere.
Perchè io sono il Natale.

n.1 - Saudade

Avevo in mente un bel post, per dare inizio a questo blog.
Ce l'avevo ed è rimasto lì: in mente, senza riuscire a raggiungere la punta delle dita.
Allora preferisco aspettarlo fino a che non si sarà fatto inchiostro (giacché, si sa, i miei post continuano imperterriti a nascere fra carte e penne).
Penso che il problema sia lasciare l'altro blog: saudade, una mia vecchia conoscenza! Ecco perciò perchè al posto d'onore andranno, anzichè i primi post di questo neonato blog, gli ultimi post del suo vecchio patrigno; per curare la mia immancabile nostalgia.

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