amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

lunedì 19 dicembre 2011

Compleanni zuppi

Quest'anno non ho voglia di compiere gli anni. Sono troppi, sono gli ultimi dei 20 e poi sono semplicemente stanca, troppe feste quest'anno, matrimoni o giù di lì, che mi hanno prosciugato i soldi l'inventiva e la voglia di festeggiare. Per quest'anno ho già dato, non si può fare l'anno prossimo?
Sì, lo so che io sono lo spirito del Natale, lo so che la mia festa di compleanno serve a riunire popoli lontani, che il mio segno zodiacale è il segno di Babbo Natale e che la settimana scorsa sono uscita dalla sauna sotto la pioggia battente dopo 5 bicchieri di prosecco, e ho semplicemente corso nel parcheggio inzuppandomi cantando.
Però oggi ho dimenticato la macchina, voglio dire.
Ho semplicemente finito di lavorare e sono tornata a casa senza prendere la macchina.
-povera Uvetta, tutta sola-
Incontrando la mamma di un mio amico che, partendo con subdoli complimenti inaspettati, si è poi lanciata in quello che è il vero spirito del Grinch per una vigilia di compleanno.

M: Oh ma ciao sei tu N., quasi non ti riconoscevo: ma che bella ragazza sei diventata!
N: [conta fino a 10, poi considera che quando era in banco con suo figlio aveva 13 anni e decide di non prenderla come un'offesa]
M: Come stai? Cosa fai nella vita? No perché sai, C. è appena tornato dall'Olanda, lavora così tanto ed è andato a vivere a B. ora, da solo. Invece S. si è sposata, aspetta un bambino, deve nascere fra poco! ...E tu??
N: ...
M: .?.
N: ..Ieri ho incontrato Pacey.

(lo giuro, era Joshua Jackson! più Peter Bishop, però)

Meno male che vado a tagliarmi i capelli.

Indovina chi al n.15

N: Guarda questa foto com'è bella!

FM: Ma chi sono? Una è Vivien Leigh, e lui?
N: Ma come, è roba della tua epoca e li conosco io? Laurence Olivier!
FM: Oooh già, ma che foto usi, non si riconosceva neppure.
N: Ok, allora guarda questa, è facile.
FM: Uhm. Chi è?
N: Ma come chi è! Non la vedi?
FM: No.
N: Ma.. ma.. è Audrey Hepburn..
FM: Ma che razza di foto hai, sono tutti irriconoscibili!
N: Allora aspetta, adesso te ne mostro una su cui non ti puoi confondere [prende un'immagine di Michael Jackson, di spalle, con giacca a lustrini e guanto bianco].
FM [con aria estremamente vittoriosa]: ...Ce l'ho! GRETA GARBO!!!
N: ...


(per la cronaca: quantomeno intendeva dire Marlene Dietrich)

domenica 4 dicembre 2011

Dimenticavo...

...La scena principale al n.15 durante l'elaborata creazione dell'albero, con figura materna e Ombretta.

FM: Aspetta, N., adesso ti passo la pallina più bella di tutte!

>CRASH<

N: ...

O: Mreuw?

Sarà per via della settimana particolarmente impegnativa che mi sono lasciata coinvolgere dall'idea di andare al cinema domani (o sarà per la jazz age che mi spia malandrina dal trailer di midnight in paris). Settimana, per dire, cominciata sognando Damon Albarn e finita guidando venerdì notte con spie colorate che si accendevano a caso sul cruscotto.
Insomma, già pagare cento euro di analisi per sette-provette-sette da riempire con un'infermiera sprovvista di mano ferma è un inizio, ma Damon Albarn? E diciamoci la verità, per quanto credessi che il Tomtom fosse l'uomo della mia vita, nessun uomo è mai durato quanto Marta, o ha contato quanto Marta, quindi appena mi sono svegliata era a lei che volevo raccontarlo - una di quelle cose che mi capitano tre volte al giorno - è che davvero, una volta i ragazzi ci piacevano in base alle somiglianze, quindi oltre a Mio-Bob Dylan (che è andato al concerto di sir Paul sabato scorso, accidenti a lui) c'era l'animatore uguale a Damon Albarn - e tuttavia non riesco ancora a comprendere perché. Voglio dire, già la sera prima era stato uno di quei momenti di schizofrenia musicale perché (dopo che comunque Edy, la Chiara Tette e Barbagato mi avevano invitata al concerto degli Smashing) Ross mi ha invitata ad andare a Ferrara per Thurston Moore, e da lì mi ha chiesto la scaletta per venerdì sera, che io ho ovviamente infarcito di Cure+Smiths+Sonic Youth, ma poi è iniziato lo streming della Sinfonia del Nuovo Mondo di Dvorak dall'Accademia di Santa Cecilia, un gigante 1890 VS 1980, e in base a tutto questo mi addormento e sogno un mondo apocalittico in cui ti uccidono lanciandoti dei cosini colorati e luminosi, qualcosa che sembrava uscito da My Little Pony o Iridella, comunque tutto è spaventoso, l'umanità è in guerra e l'unico che può salvarmi è Damon Albarn. 
Quindi ecco il giorno dopo una cosa leggera, mio fratello in preda alle coliche renali più terribili che io abbia mai visto, in ospedale tutto il giorno, poi torna a casa sua, fra una cosa e l'altra vado a letto all'una e mezza e nel pieno del sonno rem - sarebbe ritornato Damon Albarn? Non lo sapremo mai, giacché tre ore dopo mi ha telefonato perché gli aprissi, che era davanti alla porta di casa mia. 
Mio fratello, non Damon Albarn.
Coliche, prelievi, aver dormito tre ore, Damon Albarn: ottimi presupposti per andare al Vinile fra la nebbia con l'Uvetta che si illumina come un albero di Natale. Ecco perché oggi, ispirata dalla mia macchina festante, ho addobbato la casa di lucine, renne e biscotti di pan di zenzero!

lunedì 21 novembre 2011

Boys don't cry at Narnia

Non bisognerebbe sottovalutare la nebbia, perché è Narnia. 
Camminarci in mezzo quando non vedi oltre le tue ciglia, Marcovaldo mi capirebbe, è come stare ad ascoltare le fusa di un gatto; è qualcosa che a noi musungu del Nord dice magia, e Natale che dovrebbe durare fino al 15 giugno, e sorprese che ti aspettano e stivali bassi e travi a vista e amici che ti tengono il posto e la porta per Narnia proprio lì, da qualche parte dove non vedi.

E' un gruppo di persone che conosci da quando credevi che fare lo spazzacamino fosse un'alternativa valida, è una specie di renna addosso che ti tiene calda, una degustazione di birra in cui ordini Traminer, un altro posto e un altro ancora e la Saretta che ti chiede del Tomtom e Barbagato senza condiscendenza, Teo che passa lasciandoti in mano il suo bicchiere, Luca che ti parla di Ema quindi nel dubbio arriva con una doppia anima nera, e quella volta in cui PP ti ha fatto una dichiarazione fantastica con un pinguino gigante e tu gli hai risposto soltanto "grazie", e quel tizio, l'ennesimo, che si ricordava di te da sempre mentre tu non sapevi chi fosse, e Mio che ti fa sedere lì in mezzo e profuma di buono.

E' piatti bavaresi e pasta e pizze assassine e lo yogurt magro che ci proviamo ma proprio non fa per noi, e la Chirla che non risponde al telefono e le luci di Natale e la foto tutti insieme, e guardarli di sottecchi mentre senti che qualcosa di caldo ti si scioglie nello stomaco, e vino bianco e mojito e ficcarsi nella nebbia cantando, e poi oggi camminare scrivendo per i corridoi perché è tardi, e quasi sbattere contro il dottore carino con la barba e guardarlo pensando che accidenti, somiglia al Barbagato, mentre tu hai le occhiaie del lunedì mattina ed un gran mal di testa.

domenica 20 novembre 2011

Una pensa di essere in parte vaccinata dai luoghi comuni - sono bionda, uno stereotipo di nascita: se rido sono scema, se ho le clarks sono comunista, se metto i tacchi me la tiro. Poi quando in un unico venerdì sera devi affrontare un aperitivo thailandese, un convegno di filosofia con accompagnamento acustico e infine "da qualche parte a ballare", sei pretty much sicura di riuscire a scontentare tutti.
In effetti, appena giunti al baluardo metafisico, ho subito pensato di dare del musicista al giovine professore di filosofia e dei prof ai senescenti aedi, esaltandomi assai nello scoprire il rovesciamento di ruoli, perché come meglio iniziare un dibattito filosofico se non con lo smascheramento dei pregiudizi e lo sbaragliamento dei luoghi comuni? Tutto ciò prima di scoprire che in realtà il giovine prof diventava vecchissimo appena apriva bocca, per poi tornare giovine nei momenti di quiete e invecchiare subito di nuovo quando riprendeva; non era solo questione delle cose che diceva (bullandosi con la scoperta del secolo, alias concetti presenti sul mio diario dei sedici anni, che diario non era bensì un quaderno in comproprietà di nome Jack) ma del modo di porsi, lo sguardo che immediatamente cambiava e persino la pelle, che assumeva forme strane intorno al volto.
Di conseguenza ieri mi sono sentita speculativamente giustificata a non togliere mai (mai!) il pigiama, bevendo 8 tazze di tè (ognuna corrispondente a circa 3 tazze umane, per un totale approssimativo di 24) e trascorrendo la giornata a fare pipì, mangiare cioccolata, guardare il Trophée Eric Bompard alla tv, discutere di politica al telefono, ascoltare Crying, Waiting, Hoping di Buddy Holly rifatta in acustico dagli Stones e definendo i 13 essays da proporre giovedì mattina.

Ma oggi è domenica e c'era la prima pubblicità di un film di Natale e più tardi si va ad una degustazione di birre senza per altro berne, e sebbene il mio vorace complesso del sopravvissuto abbia giustappunto compiuto 5 anni e mezzo senza dare segni di logoramento, c'è una nuova lavatrice nella mia esistenza. La vita, in qualche subdolo modo, continua.

martedì 15 novembre 2011

Novello Novella Novellae

Non avendo un gatto di quelli che ti vengono in braccio a farti le fusa quando ne hai bisogno, ma soprattutto non avendo un gatto ma una specie di marmotta, nel momento in cui mi aggroviglio le possibili soluzioni per uscirne sono molto più scarne e scontate: correre, soluzione grazie alla quale mi ritrovo con una caviglia andata dopo averla fatta correre per una o due ore al giorno nelle ultime settimane appena mi è sembrata vagamente guarita.
Oppure, la soluzione da vita spericolata, uscire con amici divertenti e prendere libri e caramelle. Mi sono perciò recata in un giorno di sole da Feltrinelli con la seguente lista (giacché, si sa, compilare liste è un'altra delle mie automedicazioni):

1. Adam Sillitoe - The loneliness of the long-distance runner
2. Cormac McCarthy - The road
3. John Steinbeck - Grapes of Wrath
4. Harper Lee - To kill a mockingbird
5. John Fante - La strada per Los Angeles
6. John Fante - Aspetta primavera, Bandini
7. Ian McEwan - Cortesie per gli ospiti
8. Richard (Richard?) Yates - Revolutionary Road
9. Adam Sillitoe - Sabato sera, domenica mattina
10. John Barth - L'opera galleggiante
11. Ernest Hemingway - Di là dal fiume e tra gli alberi
12. Truman Capote - A sangue freddo
13. Josè Saramago - Le intermittenze della morte
14. Josè Saramago - Caino
15. Ray Bradbury - Farhenheit 452
16. David Foster Wallace - Brevi interviste con uomini schifosi

Non sono riuscita a restare negli undici, in compenso ne ho comprati molti meno (n. 2, 3, 4 - il n.1 non lo trovo in nessuna lingua, in nessuna libreria, in nessun luogo o lago, nonostante sia stato recentemente riedito da minimum fax; il n.7 aveva un'orribile edizione con dvd; i numeri 5 e 6 erano in formato antologia con tutti i romanzi di Bandini; il n. 16 me lo regalerà Ric, perciò non posso fargli questo sgarbo; eccetera - senza contare la biografia di Cash che non ho preso).
La verità è che mi avrebbe aiutata comprarli tutti, perché con lo stomaco a pezzi di questa settimana (non digerisce n.u.l.l.a e ho una festa in sauna mercoledì! dopo aver già saltato un pranzo luculliano domenica!) le caramelle non le ho viste neanche di lontano e, cosa che ha fatto preoccupare maggiormente la Salvietta, non sono nemmeno riuscita a finire il mio calice di prosecco. 
Poi comunque io ho un rapporto dialettico con le ultime parole famose, ed è per questo che "ragazzi io stasera non bevo" diventa la festa del novello e un risotto di zucca e castagne, vestita anni novanta con papillon e chiacchierando con un ex grande amore delle superiori, che credo non abbia mai saputo di esserlo stato (o più probabilmente gliel'avrò spiattellato dopo il settimo bicchiere di novello) ma andava bene così, perché di lontano somigliava a Bob Dylan ed era bello dividerselo tra amiche, segnando sul diario le date di quando lo incrociavamo per caso.

giovedì 10 novembre 2011

Allora, mettiamola così: c'era un post che dovevo scrivere oggi, e suonava simile a
"No, ma bella giornata ieri. Non ho mangiato. Non ho dormito perché stavo pensando. Poi, dalle 3, non ho dormito perché stavo pensando di non aver mangiato.
Damn. Lo sapevo che lo spritz di buonanotte mi sarebbe stato utile."
Perché insomma, è stata una giornata di merda, e capita, e questo senso di nausea che non se ne va da ieri e mi ha portata a frugare nei cassetti del boss, che non è più boss in quanto se n'è andato dieci giorni fa ma insomma ha ancora dei cassetti in cui io ho frugato fino alla Vittoria!, la scoperta di una serie di compresse dal rassicurante nome di NoVomit,
- che in realtà erano chewing-gum allo zenzero, e io non lo so quali studi dicano davvero che lo zenzero aiuti contro la nausea, la mia no di certo e inoltre adesso mi brucia anche la bocca -
E insomma una è tutta presa dalla sua giornata di merda ma di merda, e mastica chewing-gum allo zenzero per bambini di due anni e medita sui grovigli esistenziali della sua esistenza quando arriva una distinta personaggia dell'e.r. a chiederle se abbia delle grappette.

N: Ehm. Grappette?
S: Sì, ne hai?
N: Scusa, non ho capito. Cosa ti serve?
S: Ho chiesto se hai delle grappette, perché io le mie le ho finite tutte e senza non riesco a lavorare.
N: Ehm.. scusami, credo di non aver ancora capito.
S: Grappette. Hai grappette? Grappette. [trionfante] Quelle della grappettatrice!
N: . . .

mercoledì 9 novembre 2011

Che fino ad una certa età si preferisca John è normale. John è l'alternativo, è peace&love, il furgoncino a fiori della Wolswagen. E' il personaggio morto presto che vestiva di bianco e stava con una che riesce a farsi pagare dal Guggenheim per esporre l'albero dei desideri. 
Non altrettanto normale è, a mio avviso, che crescendo uno non si ponga delle domande al riguardo; che non spulci per scoprire chi ha effettivamente scritto cosa, rendendosi conto che, forse, il talento musicale di Paul era più raffinato e per nulla meno alternativo, sotto certi aspetti, di quello di John. E' facile farsi belli con John, ma è adolescenziale. E' come quando si snobbano i Beatles perché si pensa a gente abbottonata coi capelli a scodella senza sapere che, per esempio, hanno scritto la prima canzone hard rock della storia. Del resto bisogna invecchiare un altro po' per amare George, povero George, che veniva sempre messo in ombra dagli altri due ma era un musicista ed un autore coi controcoglioni. 
Certo che quest'anno compirò di nuovo ventisei anni, e certo che insulto tutti i ragazzini che provano a darmi del lei. Però. Perché la gente non evolve? Perché ho degli amici che rimangono fermi sulle loro posizioni adolescenziali di dieci anni fa? Come fai ad avere trent'anni e rimanere fermo ai venti, come fai, diamine?
Non dico che non ci possano essere delle costanti. Beati coloro che sanno vivere nellle costanti, perché loro è il regno dei cieli. Però, cazzo, i tuoi valori dovranno pur evolvere.

Rimanendo sulle tematiche profonde, volevo dire che è vero che non capisci il valore delle cose finché non ti mancano. A me è capitato con la doccia. 
Che detta così così suona molto male, ma volevo rassicurare il mondo che continuo a fare la doccia ogni giorno. Solo che da quando il barbagato mi ha aggiustato la caviglia (oggi, in realtà, non si direbbe. ahi. ahi. ahi.) e vado a correre e fare palestra ogni giorno per recuperare gli sfoghi perduti, succede sempre che faccio la doccia in palestra e lavo i capelli a casa. E un po' perché il grado di follia mi porta ad andarci anche nel week end, un po' perché l'abitudine mi porta a lavarli separatamente anche nel caso in cui io rimanga al n.15, va a finire che è così tutti i giorni.
Ma non ieri.
Ah, non ieri.
Voi, comuni mortali, non potete capire. Il significato di tornare a fare la doccia tutta intera, ficcando la testa sott'acqua con la libertà di una che si butta sotto le cascate del Niagara per avere un'epifania esistenziale, con la gioia di quando andavo a correre allo stadio (maledetto uomo che corre tantissimo, sia lì che in palestra è sempre colpa tua!) e passavo sotto il getto enorme con cui lo annaffiavano, contenta come un pulcino che impara a volare, e lo fa ad occhi chiusi, ed apre le ali e.. e.. e..
Oggi è tornato il sole ed io ho perso i miei sunglasses. Maledizione.

martedì 8 novembre 2011

Ok ok, mi tocca e lo dico. La scena di ieri di "quello che lavora con lei, quello ricciolo" verrà indelebilmente annessa ai libri di storia ed è stata così impagabile che ha definitivamente ucciso un già malefico lunedì.
...Ho provato a descriverla, ma non posso, proprio non posso. Srsly. Non posso. Ma è potenzialmente una delle sventure più divertenti e crudeli che io abbia subito, e S-dadu, caro lui, che tanto di gusto ha riso alle mie sofferenze, si prepari ad avere il prosecco avvelenato con la cicuta durante la sua cena migliore. E', d'altra parte, una scena che aveva a che vedere col Barbagato, sebbene poche delle persone coinvolte ne fossero coscienti, e giacché ha potenziali esiti disastrosi, per ingraziarmi la buona sorte vorrei aggiungere che da recenti dialoghi risulta che il soggetto sia solito:
1. fare bagher improvvisi nel sonno con tutto il suo metro e novanta ecc. di giocatore di serie C addosso a povere segretarie sedute di fronte a lui in treno
2. mimare per venti minuti un simpatico cervelletto semovente con la sola imposizione delle mani, partendo dal Rinascimento e dalle nostre sinapsi solo per commentare l'esistenza dei confetti pera e ricotta
3. (dopo avermi bellamente presa per i fondelli qualche sera fa causa mancato senso dell'orientamento) confondere Campagnalta con non so quale paese vicino a Padova, indi dopo il lavoro (situato a 5 minuti da C., dove lo stavo aspettando per facilitarlo), anziché chiamarmi per raggiungermi, tornare a Piombino Dese, fare una doccia, googlare Campagnalta per capire dove si trovi, estrarre bruscamente dai loro bozzoli tutti i santi del paradiso e meditare la fuga in Alaska, spegnendo tutti i telefoni e non facendosi trovare mai più, mai più per non dovermelo raccontare
4. parlare a due centimetri dalla mia faccia per tutto il tempo, continuando a manipolarmi anche al pub con deformazione professionale in quanto mio fisioterapista, dandomi un bacino sulla guancia per ringraziarmi come massimo momento di trasporto ma proponendomi in compenso di fare un figlio l'anno prossimo e di chiamarlo Jimi Hendrix.

lunedì 7 novembre 2011

Mattonelle week

No ma che poi. Certo che mi piace fare cose, ma aggiungere ogni giorno un'ora e mezza di martellate al lavoro, agli amici impazziti, a un'ora di corsa, una di palestra, una di ghiaccio sul ginocchio, venti minuti di sauna col tizio che si ricorda di me dopo dieci anni (!!!) per una settimana forse è un po' troppo, no? Abbiamo tolto tutto il pavimento e le piastrelle dalle pareti della lavanderia. Voi umani non avete idea, ecco.
Finisce che il libro sul comodino è alla prima pagina da dieci giorni, o che mi sento così stanca da non riuscire a cambiare stazione alla radio e mi faccio tutto il ritorno in macchina ascoltando i Backstreet Boys. E così non ho le forze necessarie per arrivare sveglia alla telefonata che aspettavo, per affrontare le orde di paranoie di Moroso o il ritorno in massa di tutti gli ex in un giorno solo. 
E anche che andando al lavoro struccata, in tuta e con l'aria di chi sarebbe piuttosto alle terme, un tizio (che vedo poco e che ci vede poco) (ma che comunque l'ultima volta mi aveva vista in gonna e capelli fluenti) mi dica: "Ma insomma, la smetta! Ogni giorno è diversa. Poi dicono che è colpa mia se non la riconosco."

Cioè, direbbe Bersani, ragazzi!

mercoledì 2 novembre 2011

Plainsong


I think it's dark and it looks like rain, you said
And the wind is blowing like it's the end of the world, you said
And it's so cold it's like the cold if you were dead.
And then you smiled
for a second


Che potrebbe essere l'alcol. 
(e un altro post scriptum da collegare al post precedente)
Conversazioni con la Salvietta, Barbagato e amico di Barbagato, Tomicio. Da leggere rigorosamente nell'ordine assegnato.

N: Ti amo anch'io, da dieci anni!
S: <3 amour
N: Che poi, ti sei mai accorta che la storia dei dieci anni mi perseguita da dieci anni?
S: E anche tra 20 anni... saranno 10!
N: Però adesso cominciano a sommarsi dieci anni differenti, devo fare una media?
Ma soprattutto, qual è la media fra dieci anni, dieci anni e dieci anni?
S: Dieci anni!!!
N: Vedi che mi perseguita.

---

A: Pronto ciao N., sono un amico del barbagato.
B: Allora, non avete ancora finito la telefonata?
A: Volevo solo chiederti se stasera concludete qualcosa, perché non vorrei disturbarvi.
N: Ma che cav-- ho il tuo migliore amico di fianco e lo stai chiedendo a me?
A: Lui mi ha detto di chiederlo a te.
B: Ah, ma te lo sta chiedendo sul serio?
N: ...
B: Digli che è impossibile, visto che ho fatto subito la figura di merda di presentarmi senza soldi perché dovevo ancora prelevare.
N: Sì, in effetti. Credo di no. Usciamo insieme ed è senza soldi, ma ti pare?
A: ...
N: ?
A: Novella.
N: Sì?
A: Ti rendi conto di non esserti appena detta una bella cosa, vero?

---

T: Allora, questo nuovo uomo della tua vita.
N: Maledizione, è pazzo. E' come tutti gli abitanti di Moschetti messi insieme.
T: Perfetto! E come va?
N: Oh, molto bene. Ho fatto più con te stasera che con lui fino ad ora.
T: Davvero?
N: [commossa] Mi sembra di uscire con te, Tomicio. Davvero. Mi diverto tanto. La prendiamo con calma.
T: TU che la prendi con calma?
N: Beh, dopo tutto il casino col Tomtom - ci ho messo un anno e mezzo per venirne fuori, non fare la bestia. E soprattutto lui si è mollato da un anno con la sua ex, con cui stava da dieci anni di cui quattro di convivenza.
T: Merda.
N: Quello che ho detto anch'io.
T: In pratica sei la sua storia traghetto verso la prossima storia seria.
N: E vaffanculo anche a te. Sei di grande aiuto a non far prevalere l'ipotesi fuga!
T: N. ma tu cazzo, uno normale mai? P. che perde trenta chili quando lo molli; l'ingegnere pazzo che ti perseguita per un anno; il supereroe che non c'è mai perché scappa dalla finestra a salvare il mondo con medici senza frontiere. Fra l'altro, quanti anni ha questo, mille?
N: Un anno meno di me.
T: Attenzione!!! Stiamo invecchiando e ci diamo alla gioventù?
N: [affranta] Cosa ne direbbe Zeno!

Ho sempre preferito gli X-Men ai Vendicatori, per il semplice fatto che erano persone con super poteri anziché supereoi, e dovevano quindi combattere con tutte le difficoltà del caso ed i lati, anche oscuri, della loro personalità, uscendone come personaggi a tutto tondo più che carta colorata. E' lo stesso motivo per cui vedo quest'azienda di giardinaggio che forse è di un mio ex compagno delle elementari, di quelli che ti chiedono se ti metti con loro e tu rifiuti sdegnata perché sei la prima della classe e lui l'ultimo ed è così che vanno le cose, e non lo vedo dalla quinta elementare ma in un certo senso gli voglio bene più che agli altri, perché è stato messo alla prova fin da subito. Perciò non so se l'azienda sia sua o se si tratti di omonimia, e non ho nemmeno fatto un tentativo reale di scoprirlo, perché mi piace molto l'idea di questo bambino che sembrava non avere speranze ed invece doveva solo trovare la sua via.

Il discorso mi è uscito un po' più sconclusionato di quello che avevo in mente, per il fatto che -davvero- non reggo più l'alcol come una volta e devo smetterla di brindare a più riprese per giorni di seguito, che poi finisco a litigare col solito tir rosso la mattina andando al lavoro.
O alla Nardini ad attaccare bottone col barista perché il barbagato vuole il suo grembiule come costume di Halloween e così quando glielo chiedo il barista mi fissa mellifluo e mi risponde che "Bisogna accordarci per uno scambio equo...". O a trovare il bancomat più basso del mondo. O a scoprire in cielo che "sì, quella è senza dubbio la costellazione del sagittario: non vedi come ne ha l'aspetto?". O a fare tornei di calciobalilla col Mariachi ed illustri sconosciuti con i riflessi resi indegni da ripetuti prosecchi millesimati (nonostante ciò, è bastata la risatina di uno dei ragazzi in stile "sei una donna, cosa volevi saper fare?" per attivare il barattolo di spinaci che è in me e portarmi a stracciarli per due volte di seguito). O a salutare Tomicio con la classica scenetta del io vado verso destra, tu vai verso destra e così ci baciamo sulla bocca.

T: Occhio che adesso limoniamo per sbaglio.
N: Tomicio, mi hai vista struccata, con gli occhiali, in mutande. Probabilmente anche a sboccare da qualche parte. Penso di aver perso ogni potere su di te anni fa ormai.

venerdì 28 ottobre 2011

(Uno che litiga con la lavatrice e le dà un calcio dandole della vacca traditrice, che si blocca a fissarti con un'espressione serissima e intensa prima di sparare le stronzate del secolo, e che fa la faccia convinta nonostante "si fosse sputtanato dopo due nanosecondi" [cit Salvietta], o che viene a dire a me che gli ex, invece di tormentare le morose, quando si mollano dovrebbero fare cose - tipo partire per l'Africa. Davvero. Lo voglio come amico per la pelle.)

(Sì va bene, sto mettendo parti di canzoni come titoli, che mancanza di fantasia. Ma come puoi ascoltare gli Smiths senza metterti a cantarli? You're not right in the head and nor am I, and this is why, this is why I like you, I like you, I like you)

B: Questa morosa di L., lo conosci L. no? è straniera e fa sempre domande sui vocaboli; lui una volta è andato in crisi su tuttavia, come fai ad andare in crisi su tuttavia??"
N: Poteva usare dei sinonimi.
B: Ma infatti, anche perché magari non sarà una parola che usi durante una conversazione qui ai Rosti, ma..
N: A me scappano anche ai Rosti!
[mi fissa in silenzio. poi, con aria composta, addenta una farfalla al sugo]
B: Tuttavia, il genere umano è sopravvissuto.

B: Niente Brasile cazzo, dovevamo pensarci!
N: Va beh, ce ne sono anche qui, no? La Puglia!
B: Oh sì, la Puglia!
N: Poi per forza non hai voglia di lavorare: hai il mare, il sole..
B: ..il pizzo.






Piove piove, e i pic nic si fanno al chiuso con le foto del Mulino Bianco sopra il tavolo. Meanwhile, all'e.r. di Citta - ove in pochi mi conoscono e venivo quindi ancora considerata una persona seria - la mia collana ha pensato bene di esplodere di colpo, proprio lì, al centro del mondo, sparpagliando perline e perlone in ogni anfratto mentre solerti impiegati e primari mi aiutavano a scovarle sotto le sedie, dietro le porte, fra i passeggini, rischiando la loro incolumità per ficcarle dentro al mio sacchetto.
(comunque la Salvietta dice che anziché su questo dovrei fare un post sulle dita fredde, altresì dette il tocco della morte, perciò)

Fra che alle undici di sera mi pone domande esistenziali sulla nostra amicizia si inserisce perfettamente nel concetto di tempismo che tanto mi accompagna, di cui Marm è il campione assoluto ma che ora vede un discreto gruppo di amatori, dopo le crisi di gelosia/sassate esistenziali di Moroso, giovin C., Braghy ecc appena ho ricominciato a sentirmi contenta - nonostante i casini che esondano e mi travolgono, e quando perciò ho davvero, davvero bisogno di potermi sentire contenta.
Perciò, uhm, li conosco? Sono cambiati? Non ho capito nulla? Perché devo arrivare svolazzando in un posto in cui la S. mi corre incontro e mi dice "Svelta, nascondi quella faccia felice altrimenti Moroso la vede"? Mi ricordano il Babu che per aiutarmi quando ero entrata in crisi col Tomtom si offendeva quando non gli raccontavo ogni cosa - è un mondo di primedonne, e si svegliano tutte troppo tardi la mattina.

Non so cosa stiano mangiando tutti, o se sia colpa mia. Non so perché gli uomini arrivino sempre un minuto dopo la parola tardi.
So, per il momento, che trascorrere una pausa pranzo con una persona che ti fa ridere dall'inizio alla fine acquista a questo punto un valore immenso.

martedì 25 ottobre 2011

Poche certezze nella vita ultimamente. Dieci minuti prima chiacchieri con Bibo e dieci minuti dopo non lo trovi più. Un giorno hai un lavoro ed il giorno dopo stai per cambiarlo.
In particolare, sul mio futuro marito ci sono rimaste solo due o tre certezze:
1. è pazzo
2. è pazzo
3. ha una doppia personalità ed è pazzo
(giuro che in veste professionale era serio e affascinante e diverso - cosa che mi ha confermato lui stesso, perché di solito chi lo vede jekyll non lo conosce hyde e viceversa, quindi io sono o una privilegiata o la futura vittima di uno schizofrenico borderline.)

Ecco quindi che domenica ero lì alla fiera con una caterva di gente, tra cui una preoccupante percentuale di minori al seguito - meno male che Enrico mi aiutava a tenere alta la bandiera dei single fieri e impettiti! - a ordinare bottiglie di vino in enoteca - almeno per chi non avesse problemi di diete o di allattamento, cazzo se i trent'anni sono l'inizio di una malattia terminale - poi siamo usciti - ed io avevo Noius per mano da una parte e la borsa dei pannolini di Ettore nell'altra, e in questa versione così tremendamente zexi chi mi trovo davanti? La barba del barbagato, il futuro marito - che voleva farmi una sorpresa ed era capitato lì pensando di trovarmi al volo, non sapendo che avrebbe altresì trovato tutto il Veneto intorno.
Essendo notoriamente un asso quando ho a che fare con una sorpresa, dopo aver tentato di fuggire in Alaska sono quindi andata a salutarlo con pannolini a tracolla - potenziale elemento di prosaico disturbo per l'immagine esterna della sorpresa ma visto che lui, aspettandomi con i suoi amici, si era preso molto avanti nell'approvvigionamento di caraffe di torbolino, si è preso a quel punto anche la borsa sulla spalla con la terrificante spiegazione tecnica "Così faccio pratica".
Per chi ora immaginasse qualcosa di anche solo vagamente romantico con cui il barbagato sia riuscito a conquistarmi, esplicativi della situazione sono i due commenti della Salvietta a pochi minuti di distanza uno dall'altro, ovvero: subito dopo averlo visto un "Però, è bello!" seguito cinque secondi dopo, subito dopo averlo sentito parlare, da un più preciso "Però, è folgorato!". Infatti sono indecisa sul mio momento preferito della serata fra quello in cui (dopo che mi ero momentaneamente spostata) l'ho visto lottare con tutte le forze contro se stesso ed il torbolino in circolo per leggere un mio sms, ondeggiando, pencolando ed infine cedendo - accucciandosi sul marciapiede. 
O quello in cui è sparito in un vicolo per fare pipì e, dopo attenta analisi, ha ritenuto che il posto più adeguato fosse vicino ad una casa. Davanti alla porta. Di fronte a due carabinieri di pattuglia. 
Oppure quando, dopo la laboriosa lettura del mio sms, avendo scoperto che ero tornata mi ha cercata per 2 ore avendomi a 2 cm di distanza da lui (il fatto che sia alto 2 metri può non averlo aiutato ad individuarmi) e tentando, nel frattempo, di finire nella fontana giusto un paio di volte.
O anche quando, avendo appena scoperto di conoscere la Salvietta, l'ha fissata per dieci secondi buoni di totale silenzio per poi uscirsene con un imbarazzato e così poco sgamabile "Non è che per caso conosci la S...?", voltandosi subito dopo verso di me che ridevo a crepapelle per specificare con lo sguardo più serio che riusciva ad avere che "Non preoccuparti ci siamo lasciati da un anno" e "A te va bene, vero?"
Dopodiché quello della pallavolo è un mondo piccolo e crudele, e altri cinque secondi dopo la Salvietta sapeva già che S. era la ex storica e soprattutto secolare, precipitandosi a convincermi che era una cosa positiva perché "significa che è un tizio che sa impegnarsi" (la stessa motivazione che ha addotto Ric, ma lui non conta avendo una ex storica e secolare a sua volta) subito dopo avermi vista con terrore assumere la mia tipica espressione da no-che-rottura-di-balle-già-non-voglio-abbandonare-la-mia-singletudine-poi-dovrei-uscire-con-un-tizio-dal-passato-così-ingombrante?, nonché ricordandomi che, essendo stata fra le altre cose per tre anni e mezzo con un Supereroe, nemmeno io ho questo passato tremendamente leggero da portare ad un uomo come iniezione di fiducia in se stesso. E che soprattutto le serve un pallavolista per l'estate, quando fatica sempre a trovare maschi per i tornei estivi, quindi devo uscirci almeno fino a quest'estate perché le voglio bene, e perché "Io tifo per lui. Non farmi fuori anche questo."

Date le mie ragionevoli obiezioni sollevate al riguardo, abbiamo comunque convenuto che appena ci rivediamo, nel caso dovesse conquistarmi, dovrò almeno avvertirlo che: 
1. tutti i miei ex sono diventati pazzi dopo che ci siamo mollati; 
2. se lei torna single, io torno single e lo pianto lì; 
3. però dopo l'estate.

lunedì 17 ottobre 2011

VENERDI'
Bassi: problemi al lavoro. potenzialmente grossi problemi al lavoro, comunque è lavoro ed il lavoro è potenzialmente noioso, perciò tralascio.
Alti: devo andare a pagare il mio futuro marito; ergo, metto la mia adorabile giacca rossa, soprattutto perché rossa, e i tacchi alti, e lo raggiungo con la determinazione di "o la va o la spacca".
Bassi: la spacca; il mio futuro marito corre ad abbracciarmi per salutarmi, poi un vecchietto lo chiama perché tocca a lui ed io rimango con il segretario; io tento di guadagnare tempo parlando di alcol con il segretario, lui tenta di tornare fuori un momento dallo studio, ma il malefico vecchietto lo richiama; il mio ventennale amore per i vecchietti si esaurisce oggi. Amen.
Alti: vedo di prenderla con filosofia, con annunci ammosciati alla Sara e alla Salvietta; mi dico che era un segno del destino, che mi spinge a concentrarmi sul lavoro e che in fondo non avevo tutta questa disponibilità ad impegnarmi in qualcosa con una persona ricominciando da zero, cosa molto molto vera, ed è quindi molto meglio così.
Bassi: il gC, al telefono, suona soddisfatto degli sviluppi; i miei simpatici amici, anziché consolarmi, suonano soddisfatti degli sviluppi; Moroso se la ride assai; fra le altre cose, il fantasma della possessività-verso-N.-che-è-piccola-e-bionda-e-nostra torna a mostrarsi con mio grande scorno in vari ambienti.
Alti: mentre mi preparo per la cena palestrante mi accorgo che mi è arrivato un sms da circa un'ora ed ebbene, il mio futuro marito, travestitosi da ninja per l'occasione, ha sgraffignato il mio numero dall'archivio per scusarsi di non essersi fermato con me e per dirmi che stavo bene con la giacca (rossa!); comincio a sbandierare.
Bassi: i miei simpatici amici non sono più soddisfatti; la cena, per quanto mi impediscano di rispondere ai messaggi del mio futuro marito (ufficialmente perché mi stanno insegnando a tenerlo sulla corda - ufficiosamente per il solito fantasma), è divertente visto che ho davanti Vaniglia lanciatissimo su discorsi di vibratori e di anima e poesia, e la gentile consorte che è ancora più sfacciatamente bella di come mi era sembrata, praticamente la faccia di Carla Bruni sul fisico di Cindy Crawford, ed è talmente stupida da far sembrare lui una persona discretamente intelligente - la natura non spreca mai nulla; il gC raggiunge inauditi picchi di bassezza, tentando di seguirmi nella mia macchina per ribadire fisicamente il concetto N.-è-piccola-e-bionda-e-nostra anziché lasciarmi godere in maniera pulita di un momento carino dopo un anno indicibile.
SABATO e DOMENICA
Alti: il resto del week end va bene; sabato il Mariachi impazzisce e offre a me ed agli Stefani svariati giri di spritz, un certo Nicola decide di fare un volo che sfida le leggi della fisica proprio mentre io sono al bagno e non sembra prendere con simpatia la mia accorata richiesta di ripeterlo per lasciarmelo vedere, un tizio alto due metri e mezzo ed ubriaco sgomita sulla mia nuca ed io ho bisogno che mi facciano notare le sue qualità fisiche due o tre volte per capire con tristezza che non posso lanciarmi in un corpo a corpo contro di lui con il mio coraggio sguainato, ma in compenso il dj di quel posto sconosciuto mette musica fighissima, dagli Alice in Chains a Johnny Cash passando per gli Smiths, e per questo avrà la mia riconoscenza eterna. La domenica si va a far volare aquiloni con Fra e Ric, o meglio l'aquilone più piccolo del mondo, Paul detto Percival (ma anche Gad, di tanto in tanto) e ad ordinare caffé, prosecchi e té caldi in più posti possibili, abbracciandoci da seduti perché, testuale "se mi abbracci in piedi, piccola come sei, sembra che tu mi stia facendo un'altra cosa".
Bassi: Alla fine della bella giornata, lunga chiacchierata con Ric al freddo davanti a casa mia, conclusa dal suo: "A me quel ragazzo fa un po' pena; ha conosciuto questa ragazza carina ed intelligente, ma da cui non avrà mai nulla; con tutti i filtri che ti sei messa il punto non è quello che hai da dare ma quello che vuoi dare, e secondo me più di tanto tu adesso non vuoi", e distraendomi con le sue teorie sulla mia terribile personalità finisce per lasciarmi i suoi occhiali, che dovrò restituirgli possibilmente prima di raggiungerlo a Bucarest ove si consumerà l'epilogo sessuale della sua scommessa con Fra.
LUNEDI'
Alti: iniziamo bene la mattinata, con il futuro marito che mi manda un sms che mi fa ridere per due ore ininterrottamente; ne segue un impanicatissimo sms alla Salvietta "Giuro che secondo me è cancro..!" [vedi teorie mie e della Salvietta sugli uomini cancro ed in particolare sugli uomini cancro con donne sagittario, causa specifiche esperienze di vita - la mia con il Tomtom, la sua con l'attuale compagno] All'inoltro del messaggio per esplicare il concetto, la Salvietta risponde con un costernato "...Ok, è cancro." che prosegue con la seguente, peculiare conversazione.
N: "Ecco sì, è tutta la mattina che rido per questa cosa. Adesso però cosa faccio? Scappo finché sono in tempo? Gli rispondo 'No, ma tu non sarai mica cancro'?"
S:
"Digli che è una cosa che riguarda la tua religione."

N:
"Perfetto! Così iniziamo da solide basi: io che dico oddio è cancro, lui che dice oddio è pazza."


Ovviamente non si può resistere al richiamo della Teoria, perciò gliel'ho chiesto davvero. E a quanto pare siamo salvi. Stai a vedere che mi tocca darmi alla pallavolo: se non fosse ancora vivo e vegeto, il mio prof. delle superiori si starebbe sbellicando nella tomba.

mercoledì 12 ottobre 2011

Un ragionevole dubbio

Questa notte ho avuto un bel po' di tempo per pensare - ed ora, sì, certo, immaginate pure una notte oscura, funestata da gravi eventi che mi impedivano di rilassarmi e dormire durante una paurosa procella! La verità è che Ombretta ha rafforzato le sue tecniche di mimetismo da divano e ieri, dopo averci lasciati andare a letto dimentichi della sua presenza in casa, dopo aver atteso che tutte le luci fossero spente e tutti i respiri regolari, si è infilata in camera mia trovando asilo sul mio letto, per la precisione sopra i miei piedi, dove è rimasta per tutta la notte. Come ben sa solo chi è posseduto da un gatto, e chi ogni tanto prova a dormire con il suddetto gatto, ad un certo punto della notte, non si sa come ma sei tu a dormire nel letto del gatto, che ti lascia magnanimo occupare parte dell'orlo, se non lo disturbi troppo.
Quindi ho riflettuto, e ora, i casi sono due: o mi è preso il panico da abbandono di collare (quando dopo un incidente ed un ragionevole periodo con collare devi toglierlo e ti sembra che il collo non possa più reggersi da solo) o il mio piede mi cerca marito, perché mi fa male di nuovo.
Credo che mi stia incoraggiando per via di quel drammatico "vediamoci fra un paio di mesi per il ginocchio" che mi ha improvvisamente gettato nello sconforto, proprio ora che io ed il mio futuro marito eravamo al livello di "ti racconto della mia famiglia" e "conosco tutte le tue costole". E' un piede affezionato e gentile, che sto cercando di far rompere da qualche mio amico ma nessuno è abbastanza collaborativo da volerlo prendere a calci; in generale, comunque, il mio futuro marito ha causato una ribellione di massa - in parte perché era il mio argomento principale di conversazione ed in parte per il solito fatto che ad un certo punto le persone si sentono in diritto di considerarmi di loro proprietà (che è il motivo per cui non racconto più i fatti miei all'e.r. a meno di non essere costretta da qualcuno che mi minacci con un ambu in mano, ed è il motivo per cui il fisio, se dovesse mai entrare in palestra, rischierebbe il linciaggio così, senza che l'abbiano mai visto, solo per aver osato esistere).
In parte credo che il mio anno di letargo mi abbia tenuta all'oscuro da alcune dinamiche che si stanno sviluppando e di cui ho intravisto or ora la cresta senza averne mai avuto sentore prima, ma conoscendomi sono sicura che starò già facendo alcuni simpatici danni!

martedì 27 settembre 2011

In questo giorni mi sento più tranquilla, dato che la mia vita è tornata a percorrere i suoi soliti binari di PAZZIA.
Credevo fosse un po' geniale proporre di lavorare al pc sotto al gazebo esattamente tre minuti prima di uno dei più grandi nubifragi della storia (esistono delle foto, non ancora bruciate, di tre disperati sotto un inutile gazebo che con due ombrelli incrociati provano a proteggere il prezioso apparecchio tecnologico anziché sé stessi), o mettersi a coreografare Lambiel in mezzo alla gente perché alla radio c'è BMTL, o convincere Fra che va in televisione a cantare O CANADA in un colpo di tosse - e invece.

Cè da dire, però, che nella forza centrifuga di questi giorni sono stati risucchiati un sacco di mariti.
Innanzitutto l'uomo che corre tantissimo, che aveva tutta la mia stima perché correva tantissimo - nonché i resti del mio tendine d'achille, dopo che ho provato a tenergli dietro alla pista di atletica - e che non è affatto un supersportivo dall'esistenza irreprensibile con una fidanzata dagli occhiali bianchi.
Poi c'è l'istruttore di squash che devo aver conquistato quando, alla festa della palestra, tentando di sfuggire alla foto di gruppo sono finita lì nei bassifondi dove ha tentato di ipnotizzarmi per farmi giocare e dove ad un certo punto mi sono - realmente - messa a raccontargli di quel personaggio di Jenny la Tennista che giocava a squash. Se non altro conosce Stendhal, il che dopo che tutti mi avevano chiesto come facessi a leggere un saggio sulla costruzione della Certosa di Parma, finisce per darti un certo dignitoso punteggio.
Per confutare la tizia che, incontrandomi al lavoro, mi ha dichiarato: "Ah sei tu Novella? Al telefono ti credevo una cicciona 50enne!" ho infine inseguito il bambino 4enne che passava barcollando con un flute in mano e l'aria di chi sta per gridare "governo ladro!" da un momento all'altro (c'era anche la componente "mi è rimasta incastrata sul cuore una fetta d'ananas ed ho bisogno di bere", ma non più di tanto), piombando poi tra fidanzati peruviani che restaurano mulini, cantanti (maschi) che ci danno le spalle per guardarsi allo specchio mentre cantano, cantanti (femmine) che spariscono con l'ospite VIP Mauro Marin (a proposito, si è iscritto lì, che il cielo abbia pietà di noi), Daniel che mi propone il suo pranoterapeuta dal Signore degli Anelli, che ti guarisce con la sola imposizione delle mani ma non accetta tutti, in base all'aura ed alla gelosia della moglie, perfetti sconosciuti che, a 2 cm da me, giurano di sapere che Moroso ed io stiamo effettivamente insieme (occhio che se Moroso vi sembra grosso, non avete ancora visto Lorenzo, la sua cimice da guardia), la Roccia che vedendomi non in borghese esclama che se non fosse stato per le tette non mi avrebbe riconosciuta
(d'improvviso mi ricordo perché io abbia sempre evitato quella festa)
Oggi, poi, sono stata completamente conquistata dal giovine fisioterapista belloccio, dopo che mi ha circuita con argomenti suadenti come "Accidenti Novella, senti che bacino teso! Alle donne è facile che tiri, agli uomini invece tira qualcos'altro - ODDIO com'è suonato male non intendevo questo mi rimangio tutto quello che ho detto!!!"
Per questo motivo (ed anche perché toccandomi la rotula mi ha chiesto se avessi mal di denti e un ciclo doloroso, ma soprattutto per questo) (e anche perché la sua collega si chiama N. Gatto, che è il nome che voglio nella mia prossima vita, ma soprattutto per questo) (nonostante mi obblighi a portare solo scarpe con il tacco e mi abbia minacciato di una terza età priva di rotule), credo che sceglierò lui.
Se non altro è l'unico che, anziché provocarmi quantità di nuovi traumi, me li aggiusta. Me lo diceva la mia santa mamma da piccola, "tu dovrai sposare un fisioterapista" - e prima ancora di sapere che l'alternativa era un pattinatore gay!

mercoledì 14 settembre 2011

With glowing hearts


Sono mancata a lungo, causa ripetuti infortuni, ripetuti impegni, ripetuti post sugli altri mille mila blog. Ce n'è uno, tuttavia, di cui vado particolarmente fiera recentemente e che è rintracciabile qui.

(astenersi in caso di assenza di follia)


La scena è stata degna di 4 matrimoni e un funerale (il mio, e non per i vari ginocchio dolorante - tendinite all'achilleo - congiuntivite all'occhio sinistro - botta in testa che hanno simpaticamente popolato gli ultimi giorni).
(Anche il matrimonio c'era, uno solo ma valeva per quattro)
(Comunque speriamo di sopravvivere fino al 1 ottobre)
Un'uscita casuale con alcune persone di quel luogo di tortura in cui vado a fare palestra. I soliti ignoti, fra cui Moroso. Manca, stavolta, un nostro amico che frequenta con noi la palestra (ed essendo quello un luogo di tortura, non ha detto a nessuno di essere gay se non a me e a Moroso) e che per comodità chiameremo Pino.
Si chiacchiera. Si delira. Si sprofonda con i tacchi a spillo nell'erba di un giardino. Si incontra ripetutamente la ex stronza di Moroso che ci uccide tutti con lo sguardo. Non potendo mangiare, si beve - poco, che fa caldo. Qualcuna tenta di sfilarsi i pantaloni.
Insomma, un normale lunedì sera.
Poi, l'epopea.
Il dialogo, chissà perché, finisce su quel-tizio-serissimo-che-viene-in-palestra-ed-è-in-realtà-uno-spogliarellista-gay-sadomaso. Io, chissà perché, decido di raccontare un episodio divertente che comincia così:
"Anch'io una volta ero ad un concerto e c'era anche questo mio amico, che è gay..."
Garrulo, allegro e soddisfatto Moroso, che si è appena ripreso dell'incontro sgradito, salta sulla sedia per l'improvvisa coincidenza e con aria briosa e innocente mi interrompe:
"Ah sì, mi ricordo! L'aveva raccontato anche a me, PINO!!!"

Un momento di silenzio per la mia scampata morte quando mi sono strozzata con lo spritz per circa venti minuti, ma la sua faccia nel momento in cui si è reso conto della stronzata che aveva detto è ora nella top 11 dei momenti impagabili della mia esistenza. Amen.

mercoledì 3 agosto 2011

Africa loves me too much

Il mio corpo ha cominciato a boicottarmi. Sento cose (che non esistono), ne vedo altre (che non avvengono), soprattutto la mia bocca tenta di mettere giudizio quando io non ne ho nessuna intenzione (già è un anno terribile, con tutti i miei amici che impazziscono e si sposano, fanno figli, trovano lavori seri o mettono su casa mentre io resto una squatter). Perciò, rosa dal mal di denti, ora vi spiego com'è fatto un uomo cancro.
L'uomo cancro è colui che generalmente, quando una donna sagittario gli dice una cosa, qualunque cosa, si impegna a capire l'esatto opposto ed agisce volenterosamente di conseguenza. Viceversa non accade per il semplice motivo che l'uomo cancro NON DICE.

Può così capitare che, dopo tre anni di amore profondo ed incondizionato -o meglio, condizionato dall'Africa, nella quale lui per lavoro trascorre gran parte del suo tempo- tre anni in cui l'uomo cancro è stato un tesoro di gentilezza ed affezione, vi lasciate per motivi vari fra cui quelli concernenti il suo NON DIRE (ma mi sono lasciata anche, e più in fretta, con chi diceva troppo) ed il fatto che io non volessi vivere in Africa. Si passa perciò al frammento drammatico, quello in cui la vita non ha senso e voglio morire e ormai lo so che diventerò una gattara (no, va bene, questo in realtà l'ho sempre saputo).
Laboriosamente, faticosamente, si passa al frammento in cui la tranquillità è parzialmente ricostruita, l'affetto non si butta e un aperitivo con una persona cui si è voluto così bene si trova sempre il tempo per prenderlo (Africa permettendo), augurandogli sinceramente ed amichevolmente ogni bene.

Ecco. Allora. Un macello per arrivare a questo punto e poi sul serio, ma sul serio, quando finalmente ci siamo assestati ed io sono pacifica come un piccione prima tenti di pagarmi la cena, poi di riaccompagnarmi a casa, poi mi dici che hai un regalino per me ma avendolo dimenticato me lo spedirai dall'aeroporto e infine mi mandi un tenero messaggino della buona notte per dirmi quant'ero carina, e già lì mi domando di quali sostanze tu abbia fatto uso a Johannesburg (si sa come sono queste metropoli..).
Ma poi, sul serio mi arriva il regalino ed una delle due cose è una maglietta che, mi scrivi sul biglietto, hai preso in doppia copia così ne hai una uguale anche tu -queste cose non le avrei accettate neanche da Mark Owen nella saggezza ormonale dei miei quattordici anni, e se stai cercando di diventare adesso romantico ed esplicativo, si vede che sei fuori allenamento- e soprattutto, dopo queste follie estive guardo meglio, e
(sono sicura che non te ne sarai accorto)
(comunque, o proprio per questo, non so se ridere a crepapelle con affetto o mandarti affettuosamente al diavolo)
(propendo per la prima ché ormai ho un animo invincibile)
davvero sulla maglietta che mi hai regalato c'è scritto AFRICA LOVES ME TOO MUCH???

mercoledì 27 luglio 2011

Buonanotte piccolino

Pensavo qualche giorno fa a certe strade secondarie con l'asfalto spaccato dalle radici degli alberi che spesso non vorremmo prendere, perché tanto dove potranno mai portare? e invece ti portano, sì, non dove volevi andare ma dove avevi bisogno di essere.
Io, queste strade, le imbocco sempre negli stessi giorni.
Era un 17 maggio, quel duemila sei in cui ho perso la persona che mi era più cara al mondo, con cui ero cresciuta e con cui avevo tutta l'intenzione di invecchiare come due arzille vecchiette. Era la notte fra il 16 ed il 17 maggio quella in cui poi "quella" storia d'amore è iniziata.
Un anno fa, tra il 16 ed il 17 luglio è iniziata la fine di quella storia ed io ho creduto di morire, lì sull'asfalto di un parcheggio vuoto; sotto il solleone delle due del pomeriggio ho creduto di sdraiarmi e morire. Poi è passato un anno, ed il 17 luglio mio fratello si è sposato e non credo sia facile, per chi non ci conosce, capire cosa significava quell'annuncio al taglio della torta. Quanti tentativi, quante speranze, quanti fallimenti conteneva in un sacchetto di gioia. Era in quel momento, mentre tentavi di arrivare, che capivamo quanto ci fossi mancato.
Se ce l'avessi fatta, piccolino, come saresti stato?
Saresti stato maschio o femmina? Ti sarebbe piaciuto il nuoto, come avrebbe voluto mia madre, o ti saresti appassionato al calcio, come sono sicura che avrebbe preferito mio padre? Secondo me li avresti beffati tutti e ti saresti dato al pattinaggio, perché lo sanno tutti che la zia giovane è quella più simpatica (e influente), e sanno tutti anche che la zia giovane è una folle invasata di pattinaggio sul ghiaccio.
Quali libri avresti voluto leggere? Io speravo che tu volessi leggere, così non saresti mai stato solo: saresti andato a dormire con Peter Pan e le Piccole Donne, i Capitani Coraggiosi e la Storia Infinita. E poi, quando avresti letto Salinger - perché tutti leggono Salinger, prima o poi - magari avresti capito che il suo libro più bello è Franny e Zooey, e non la solita minestra del giovane Holden, solo perché "lo dicono gli altri".
Ti avremmo insegnato a scegliere buoni libri, buona musica, bei luoghi da vedere; e poi, qualche volta, anche quelli cattivi perché fanno bene alla pancia (l'importante è sapere che sono quelli cattivi). Ti avremmo detto di guardare molto e ridere troppo, di vivere nell'onestà, nella curiosità e anche negli errori. Magari ad essere indulgente: un giorno avresti incrociato lungo la strada un ragazzo che, durante una pausa dal lavoro lì sull'asfalto, si sarebbe controllato i denti allo specchietto laterale del camion facendo smorfie buffe e poi magari avresti scoperto che era un leghista intollerante e becero e beh, io avrei voluto che cercassi di ricordare soprattutto le sue smorfie buffe.
Saresti stato amato moltissimo, e forse a volte ti sarebbe pesato: va bene, ci avrei pensato io a convincerli a lasciarti partire (a cosa serve la zia giovane se non ad assecondare le tue marachelle?), a dirti di prendere il treno per i viaggi lunghi e trovare qualcuno con qualcosa da raccontare; di ascoltare molto le persone sapienti e poco le persone convinte, e di non lasciarti ficcare in tasca tutte le nostre convinzioni, perché ti avrebbero appesantito il cammino.
Ti avrei detto di non tenere un'agenda, di mettere i vestiti buoni anche per andare al supermercato, se ne avessi avuto voglia, e io non lo so adesso dove sei ma il fatto è che non solo loro ti meritavano, eri tu che, lì da qualche parte, meritavi due genitori come loro.
Perciò, vedi, saresti dovuto arrivare. Tutto il resto non conta, è fuori posto come le bollicine nell'acqua minerale. Vorrei trovare parole migliori per dirlo, ma ho perso anche l'abitudine, mentre ti aspettavamo, di riordinare i miei grovigli in tre frasi bislacche da blog: ho usato solo i blog fotografici, e così magari cercherò di spiegarti meglio con un'immagine, prima o poi. Però vedi, oggi sono andata al lavoro, e non è facile spiegare al mondo cosa significhi lavorare in pediatria con questi pensieri nel cuore, così non ci provo neppure.
Ci hai regalato, quel giorno, un momento di gioia completa e purissima, ed io spero che passata l'angoscia, passato il dolore, questo sia ciò che ci resta di te - e ti ringrazio.
Buonanotte, piccolino.

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