amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

giovedì 23 dicembre 2010

Like a Hurricane


You are like a hurricane
there's calm in your eye.
And I'm gettin' blown away
to somewhere safer
where the feeling stays.
[...] I am just a dreamer
but you are just a dream,
you could have been anyone to me.
Neil Young - Like a hurricane


I postumi della sbronza, la felpa blu, la pancia che cresce, non trovare il posto, Stefano che straparla dopo il settimo bicchiere.
Questa mattina la pioggia batteva così forte che in alcuni punti della strada bisognava rallentare ai 40 km/h per vederci qualcosa. Ma andava bene, perché la radio passava Neil Young e poi la pioggia lava via le cose.
Penso di aver lavato via qualcosa, stanotte.

martedì 21 dicembre 2010

Battiato, Vecchioni, Nathalie, La Crus, Van De Sfroos.
O è stata la botta del tamponamento o probabilmente ho compiuto più anni di quel che credevo, se questa volta un po' di Sanremo mi tocca guardarmelo.

sabato 18 dicembre 2010

dieci giorni ed è natale, c'è anche il mio compleanno in mezzo, un compleanno di cartone e di battaglie perse. camminavo fra la neve oggi e fingevo che non ci fosse, per non ricordare quella che fotografavo un anno fa.
dieci giorni ed è natale, ed io che fingo di amare ancora le luci per sentirmi dire "ti trovo serena". mi piacerebbe, adesso, uno di quei temporali estivi per lavare via le messe ed i regali e inzuppare i panettoni di giorno e di notte, e correre senza fiato fingendo marcovaldo: niente più strade da sbagliare e da perdere per non aver saputo rallentare.
dieci giorni ed è natale, anche meno se ci penso. respiro di nuovo, e fra i rami si era incastrato un presepe quando sono passata da quelle parti senza guardare. lo so è un peccato, ma penso di non voler sapere quello che fai, quello che pensi, cosa ti manca; e sono contenta, lo giuro, se ti scappa un sorriso, ma fra dieci giorni è natale - qualcosa di meno - e chissà se riparti.
dieci giorni ed è natale, qui va un po' bene e va un po' male e le cose sono cambiate così tanto da un natale fa
- e certo che sei tu e che conti, ma conti un po' meno adesso

venerdì 10 dicembre 2010

Grovigli a specchio

Forse gustarsi le nuvole avvitate contro il sole la mattina presto, ed i campi che fumano ghiaccio fino a diventare invisibili, non ha niente a che vedere con l'aver lasciato perdere persone che non valevano la fatica. Eppure a me sembra parte di un continuum personale l'aver lasciato (tanti anni fa, ma ci metto più tempo a lasciar perdere) una persona che pensa che i luoghi comuni del ribelle siano una scelta consapevole nella musica e nella vita, che i libri si possano scrivere senza sapere che daccordo ha l'apostrofo, che i giudizi contro le persone si possano dare prendendo la rincorsa come nel 2001 a Genova, con un rancore soppresso ogni volta che l'amore non va secondo i piani.

Non so se abbia qualcosa a vedere con questo, ma penso di sì, il fatto che se comprassi dei quadri li appoggerei a terra, perché i bambini li vedano e li possano toccare con le mani. Ho scritto una storia, una volta, che parlava di un pittore che dopo aver finito un quadro lo lasciava all'aperto, perché il sole il vento o le intemperie lo rendessero vivo.
Poi, lo ammetto sottovoce, bado più alla mia anziana vicina di casa che ai bambini della Repubblica Democratica del Congo. Ho frequentato abbastanza l'ambiente, lavorativamente, volontariamente, ma anche biblicamente e sentimentalmente, per capire che spesso è più comodo guardare i bambini del Congo sentendosi liberi ed eroici che rompersi le palle con la quotidianità del sabato mattina.

Ho evitato, per un po', E. che è sempre stata uno specchio che mi mette di fronte alla realtà delle cose in maniera irrimediabile ed inclemente, ricordandomi che probabilmente non sarò mai serena, e va bene che preferisco la felicità e la verità, e forse la serenità è sopravvalutata, è cosa da vecchi, da semplici. O forse lo dico io, lo diciamo noi, per consolarci, perché in fondo so che se fossi serena prima o poi mi annoierei e cercherei di uscirne.
L'origine dei miei mali sono io. Appena mi sento finalmente dentro a qualcosa, appena spio un equilibrio, finisce che ne esco con gran dolore e fracasso, e devo ripartire da capo e con il culo per terra e allora forse non è nel mio destino essere dentro a qualcosa, forse devo stare sempre nel percorso tra un punto e l'altro, tra una cosa vecchia ed una nuova. Il Tomtom non capiva la mia resistenza nel seguirlo nei suoi viaggi ma è come quando preferisco i quaderni a quadretti o evito le droghe leggere: uno, se fa pensieri lunghi, se sa di sforare, deve autoimporsi dei limiti esterni, quantomeno, per la sopravvivenza.
Tenere il piede in due scarpe, lo chiama Raven quando ho sempre pronta questa via di fuga del vagheggiare quello che non ho, e lui che si era innamorato senza mai raggiungermi dice che a volte non sa se mi vorrebbe dare un bacio o due sberle.

Da quando sei morta sono invecchiata, il che non è male se calcoli che anche prima l'unica cosa che avevo di giovane era l'immaturità. Quella speranzosa e incosciente che si rialza ad ogni costo e vuole sempre la verità. Ma ti ho sognata di nuovo, ed eri così reale che rimettevi a posto le cose.

domenica 5 dicembre 2010

Relazioni sociali

Relazioni Sociali #1 - e.r.

N cammina.
N supera una persona in corridoio.
N supera 2 persone in corridoio.
N supera 3 persone in corridoio.
N supera 4 persone in corridoio.
N supera 5 persone in corridoio.
N supera 6 persone in corridoio.
N supera 7 persone in corridoio.
n.7: Signorina!!
N: sì?!
n.7: Fantastica!! Ma lei ha fatto le scuole dai bersaglieri?


Relazioni sociali #2 - aperitivo

R: N..
N: ..sì?
R: il fatto è che a volte vorrei darti un bacio e a volte due sberle.
N: ...


giovedì 2 dicembre 2010

La Monaca di Monza

A proposito di "quella palestra che è peggio di un bar". Io lo so che all'epicocco faccio tanta tenerezza, però a rileggerlo, questo dialogo avvenuto in sala relax (sempre per la questione del bar), è inquietante...

E: convento? ma quale convento? l'unica cosa che puoi fare tu in un convento è la monaca di monza!
N: ...
E: scherzi a parte, come stai?
N: ...
E: tanto lo so. anche se ridi. come mai non ti fai consolare?
N: perché poi dovrei ucciderti.
E: ma daaai, non mi dirai che sei orgogliosa? non l'avrei maaai detto, ohohoho.
N: ...
E: non farti consigliare, capito? non farti mai consigliare. non è colpa loro ma non vedono le cose.
N: più che altro mi stanno addosso.
E: mentre tu non guardi nessuno negli occhi per più di trenta secondi.
N: ...
E: scappa piccoletta, scappa finché puoi!

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