amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

martedì 11 giugno 2013


Non è bello, tra vicini, allungare le braccia al di sopra della siepe per passare quel frutto, quel piatto preparato particolarmente bene? I vicini portano da mangiare quando muore qualcuno, diceva Scout ne Il buio oltre la siepe. Quel buio che è la paura dello sconosciuto da superare per un piatto fumante, per una risata, ma senza toglierla, la siepe, come da proverbio; senza perdere la possibilità di immaginare cosa ci sia dietro, e di proteggere quello che c'è dentro. 
Una siepe, in fondo, non è una cosa preziosa? Non ti toglie la possibilità di superarla quando giochi a pallone e sbagli tiro, quando due occhi come i tuoi, diversi dai tuoi, ti fissano tra le foglie. Uscire nelle sere d'estate e trovare la tua siepe come troveresti un pezzo dell'esistenza che costruisci giorno per giorno, che difendi giorno per giorno perché è quello, l'essenziale: il tè preparato la mattina, uscire a guardare un pezzetto di cielo, quei cinque minuti di gioia che dilatano lo spazio. 
Ci vuole impegno, per avere una siepe. Ci vogliono priorità che non siano il tipo di auto, l'attenzione altrui o l'orario a cui rientrare la sera. Ci vogliono scelte. Una siepe ti ricorda l'essenziale, ti avvicina alle tue persone; una siepe, anche, ti ricorda di guardare oltre, di alzare lo sguardo. Sposta la concentrazione dal nostro piccolo io agli altri, prima di tutto quelli che si trovano al suo interno con noi, poi la curiosità verso l'esterno. 
Puoi chiudere gli occhi e ascoltare le voci e aprirti come un fiore che dorma di giorno e sbocci la notte, avvicinarti alle origini, alle piante, per togliere l'impiccio delle leggi esterne e puntare all'intimità senza accontentarsi delle convenzioni.
Per un turista non c'è speranza. Ma se sei un viaggiatore, viaggi anche in un giardino, all'interno di una siepe. E al tuo ritorno vedi la tua vita e quella degli altri con maggiore chiarezza.

Qualche volta fingo di essere meno complicata di quello che sono, lascio che le cose scivolino come l'acqua sui piedi quando ti siedi sulla battigia, e presa dalla risacca non scrivo, stappo una bottiglia di vino, sento l'erba, scatto molte foto. Poi torna il momento di chiarirsi, di esplorarsi, e con lui la penna.
E' difficile dire cosa sia peggio fra un padre che ti muore all'improvviso per una disgrazia e l'essere cresciuta con un padre più vecchio, conoscendo prima degli altri bambini la consapevolezza che un giorno morirà. Certo, detta così la risposta sembra scontata; ma è una cosa che ti aggroviglia le budella, crescere controllandolo mentre dorme, di tanto in tanto, per essere sicura che respiri. Abbiamo responsabilità che nemmeno immaginiamo, quando facciamo un figlio.
Siamo complicati, tutti, tanto da leggere un messaggio della ex del Carota (l'altra, quella simpatica) e provare una tenerezza infinita di fronte a quel modo di scrivere "è morto il mio papà", e allo stesso tempo a chiederti perché ogni volta che ha un problema finisca per chiamare lui, e anche se sono passati anni, anche se ha avuto una storia importante in mezzo, alla fine è da lui che torna. Certo, un ex ha quel sapore di famiglia, almeno a me capita di viverla così, che me li coccolerei e li vorrei felici e trovo simpatiche le loro nuove ragazze, perché diventano come fratelli o amici d'infanzia con cui hai condiviso tavolo, famiglia e un pezzetto di strada. Ma poi chi dice che una stessa cosa, uno stesso posto, debbano avere lo stesso significato per tutti? Non credo sia così per molti. E non credo sia giusto continuare a sobbarcarsi i sentimenti delle persone che abbiamo lasciato indietro o che non vogliono il nostro bene, soprattutto non credo sia giusto continuare a sobbarcarsi i sentimenti delle ex del tuo ragazzo, per non finire a sentirti un'estranea che tenta di intrufolarsi nelle vite altrui.
Di difetti ne ho tanti ed evidenti, fra questi non c'è la meschinità, e la spontaneità mi porterebbe a fare cose che, mi rendo conto, secondo le regole comuni mi porterebbero a spazzare cocci. Ma ci tengo. Ci tengo e non ho nessuna intenzione di trovarmi con i cocci di una cosa che è mia e non è più tua. Perciò scusami M., ti abbraccerei se potessi, che il tuo papà mi ricorda il mio, ma adesso l'estranea nella sua vita sei tu e allora spero che tante persone ti stiano vicine e riescano ad allontanarti quell'orrendo dubbio. Spero che A. sia uomo abbastanza da sorvolare sull'esservi appena lasciati, e che tua madre sia madre abbastanza da dimenticare che litigavano per la casa, e ti diano quell'abbraccio grande che io non ti farò avere perché ho la mia piccola siepe da proteggere.

"- Te, io ti amerò fino alla fine dei miei giorni, dico.
Si volta contro il muro, e dice soltanto: Accontentati di amarmi ogni giorno."
Daniel Pennac

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