amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

lunedì 27 settembre 2010

Take it easy #2

Già nel momento in cui chiedono ad un laureato "Allora, ti senti finalmente libero e rilassato?" e quello fa una faccia come se gli avessero proposto una lavanda rettale con il bicarbonato, uno un paio di cose le capisce. Per esempio che quella non è la faccia di un rilassato, ma di un disoccupato.
E' che siamo quella fascia che dalle solide eredità di famiglia è piombata rapidamente alla generazione ikea, in cui anche i mobili, come gli impieghi ed i matrimoni, non durano più di 5 anni. I dialoghi in compagnia dei precari dell'esistenza si trasformano perciò in:
- ragazzi, non avete mica un amico single, non rompiscatole e che abbia un rustico in un punto panoramico?

- ma come, non eri tu quella idealista che mollava il figlio del primario perché non le importava che avesse soldi? [generalmente da pronunciare con tono "quella che comprava il guerin sportivo quando non era ammissibile che una donna sapesse cos'è un fuorigioco e poi, quando i giocatori hanno iniziato ad impomatarsi i capelli e diventare loro stessi delle donne che non capivano il fuorigioco, ha lasciato perdere perché c'erano troppi sponsor"]
- infatti non m'importa che guadagni tanto. voglio solo svegliarmi la mattina davanti al mare di Massafra, o al lago di Garda, o alle colline di Marostica, e annusare le travi a vista del soffitto e l'immensa libreria tarlata.

Le cose cambiano. A 4 anni ero convinta che avrei sposato mio cugino e che l'ospedale fosse un luogo in cui ti regalano bei palloncini a forma di mano. Quando ne avevo 10 ero certa che non mi sarei mai piegata alla cruenta schiavitù della ceretta, e la Volvo si ostinava a produrre modelli desiderabili soltanto da zelanti accompagnatori nel mondo dei più.
Il dibattermi fra i 10 anni (emotivi) ed i 50 (mentali), senza mai qualcosa che avesse per sbaglio a che fare con la mia età biologica, questo vivere a metà fra le bolle di sapone e il Processo di Kafka mi ha forse distanziata dalla realtà più di quanto sia a noi umani concesso per sopravvivere. Certo il sesso, il corpo, mettono spesso a posto i grovigli creati dalla mente e riportano su un piano effettivo i rapporti, ma non è che possa andare a letto con tutte le persone che conosco solo per tornare coi piedi per terra (tra l'altro, per quanto sia profonda la crisi e vasta la tolleranza, non credo che la cosa farebbe piacere al Tomtom).

Quindi è stato strano rientrare in quella casa da estranea e in mezzo a tanta altra gente, perché ci ero affezionata ed è vero che non c'è niente come stare in mezzo a tanta gente per sentirsi soli, e allora ho ripensato ai motivi per cui avevamo smesso di vederci e certo era tutto sensato, avevo una vita a pezzi da ricostruire e un lutto grande quanto un jumbo jet da rielaborare e non è che nel frattempo non ci siamo più visti, ci siamo incontrati qualche volta (a parte quella in cui ha deciso di farmi una sorpresa piombando a casa mia alle 11 di sera con il telefono che aveva smesso di funzionare ed i mobili della cucina accatastati davanti alla porta d'ingresso).

Eppure.

(per la parte seria, pliz, passare direttamente al post successivo)

Ci sono poche pe
rsone, al mondo, la cui ironia mi piace quanto quella di Marm. Ecco perché, ad un certo punto della questione, ho pensato ad uno scherzo.
Voglio dire, una non può mica arrivare a Padova verso le 18, salutare un tizio che non conosce, non salutare un tizio che conosce e poi buttare l'occhio sui corvi delle edicole e scoprire che il giorno in cui si laurea Marm i titoli sono tutte cose tipo "Medicina vuole lasciare il Bo" o "Il papa a Padova nel 2011" senza pensare di trovarsi in una candid camera. Quando poi un'amica del festeggiato mi ha dato del lei ho cominciato a pensare ok, le cose stanno così oggi, Marm non si laurea per niente e tutto ciò è uno scherzo organizzato per vendicarsi delle mie assenze.

Alla festa, dal momento che le persone che conosco, più o meno, o hanno tirato pacco o devono ancora arrivare o sono il festeggiato, mi infiltro spavaldamente (e con agilità insospettata per i miei trampoli) nel tavolo degli aperitivi per scoprire che sono rimasti solo quelli analcolici, bontà divina, al succo di frutta.
La questione bevande si fa pressante all'arrivo delle bruschette calde e sssalate dopo le quali comincio a supplicare uno dopo l'altro circa quindici commensali perché facciano arrivare l'acqua anche al mio tavolo causa autocombustione impellente, e quando finalmente riesco a convincerli è solo per scoprire di essere folkloristicamente sprovvista di bicchiere. Passando quindi al piano B mi dedico a chiamare per una quindicina di volte di fila la cameriera, riuscendo infine a convincerla a portarmene uno giusto in tempo per constatare, bicchiere alla mano, che nel frattempo l'acqua è finita.

Ecco perché ordino uno spritz. Il quale, per qualche ineffabile legge della materia, mi giunge come malefico incontro del succo d'arancia di prima con aggiunta di prosecco.
Mi consolo pensando che mi va comunque meglio che a Daniel, il quale tenta eroicamente di raggiungerci nonostante l'inseguimento di una feroce mietitrebbia sotto il diluvio universale in piena notte - molto Stephen King; sarà per questo che la telefonata successiva, risulta, wbw:
DRIIN
N: Marm, parlaci tu che chiama per sapere dove siamo.
M: Ciao, vuoi sapere dove siamo?
D: Veramente volevo dire una cosa a N.
M: Veramente vuole parlare con te.
N: Ciao, dimmi!
D: Ciao, volevo dirti che parto e fra 20 minuti sono lì. Dove siete?
N: ...

Capolavoro indiscusso della serata rimane tuttavia il menu, dal quale si evince che chi desiderasse un primo di carne potrà agevolmente scegliere tra spaghetti al pomodoro, tagliatelle ai funghi e pennette al formaggio. Per chi prediligesse i secondi, piatti esclusivi come la costata di poledro. Le pizze (effettivamente molto buone, essendo questa una pizzeria, ma sostituibili, qualora lo desiderassimo, con appetitose baghuette), sono pezzi d'artigianato con provola affamicata e grana a scagli, sebbene la nostra attenzione venga indubbiamente calamitata verso una "pizza patate fritte e wurst", al che uno dapprima si domanda: ma perché wurst? era terminato l'inchiostro? te ne danno solo un pezzetto? è una strategia di risparmio? Invece è presto detto, basta andare a leggere gli ingredienti per scoprire che sono mozzarella, pomodoro e patate fritte. Punto.
Infine, per la parte alcolica, una ricca carta dei vini offre Morillini di Scanzano e Neri da Vola, ma soprattutto stuzzicanti votke e Jhak Danil's per il dopocena.
L'illuminazione sulla causa di tale esplosione di fantasia, e cioè che il proprietario della pizzeria sia l'ex kebabbaro della mia facoltà, ora con scatto di carriera, viene distratta dal cellulare di Marm che segna coerentemente sul display: 24.09.2010: nessun evento per oggi.
E il resto è storia.

giovedì 23 settembre 2010

Take it easy

mercoledì 22 settembre 2010

Well it's been a long time, a long time now
Ci sono due tipi di sentimenti infantili:
uno è quello che ti porta a fare il bagno nel regno delle bolle di sapone, a cantare stonando il più possibile e mangiare gelati sul divano e dire la cosa sbagliata nel momento peggiore. Ovviamente non posso farne a meno.

L'altro, lo trovo disgraziatamente più spiacevole.
Può capitare che il rapporto con una persona si deteriori per svariati motivi, la solita storia delle due campane che si portano via un'amicizia. Triste, doloroso, ognuno reagisce come può. Il fatto è che, quando succede, sarebbe auspicabile che le due persone fossero sufficientemente brillanti da non precipitarsi da amici comuni a sparlare dell'altro.
Innanzitutto per la giustizia della cosa: evitare di inventare fatti e misfatti su chi abbia chiuso i rapporti o su possibili scenate pubbliche di chi non ha mai fatto una scenata pubblica in vita sua è un buon inizio. Soprattutto quando la persona di cui si sta sparlando è così cortese da tenere nonostante tutto la bocca lealmente chiusa sul tuo dirty little secret.
Ma soprattutto, non è difficile comprendere che così facendo metti in imbarazzo qualcuno che è amico di entrambi e non vuole prendere parti. Non è nemmeno difficile rendersi conto che non abbiamo più sette anni e non ci lanciamo le gomme in classe.
E caspita, non è nemmeno una storia originale. Nemmeno un po'. Ci diamo tutto questo tremendo daffare per sembrare diversi e meritevoli, e alla fine è da piangere o da ridere rientrare così esattamente in una statistica che puzza di cliché?
Io, per sicurezza, dico che è meglio riderne. Possibilmente con la bocca piena di spaghetti.

And in a year, a year or so, this will slip into the sea


Btw, oggi ho scoperto questo gruppo (Beirut) e questa canzone (Nantes) che mi piacciono assai.

sabato 18 settembre 2010


Orsù, diciamolo che recentemente ho perduto, insieme alla dignità, momen-taneamente anche la spocchia per quanto riguarda musica e cultura, e prendendo una pausa da me stessa mi sono trasformata in una vecchia zitella che si consola tuffandosi in vezzosi telefilm per adolescenti, che è un po' come venire piantata a 50 anni dal marito dentista per la segretaria sbarbina dello studio e reagire mettendosi in minigonna quando arriva il giovane giardiniere.
Dirò di più: è un telefilm che scopiazza allegramente intere parti da un altro telefilm e da una stucchevole serie di film che hanno spopolato per primi, ma che devo farci, è una fregatura questa cosa che i vampiri dell'Ottocento hanno sempre l'aria british che in un uomo mi fa proprio capitolare (salvo poi, una volta insieme, incazzarmi da morire perché non dimostra i suoi sentimenti e non reagisce. La coerenza prima di tutto).
E per la cronaca, comunque, il mio preferito è il fratello malefico.
E soprattutto sarà sempre meglio che tuffarsi, nell'ordine: nei vasi di nutella, nelle giornate di pioggia durante le quali prodursi in riti del 1692 discendenti da Salem, in acquisti compulsivi di edizioni limitate di Dostoevskij o, assai peggio, nelle lenzuola di vecchi e cari amici con i quali hai in sospeso un paio di situazioni irrisolte causa tempi di attrazione sbagliati (sì lo so, in questo momento la mia maturità emotiva è devastante. Capita.)
Così oggi ho rifiutato l'invito a cena di uno di quei vecchi amici, ho comprato un meraviglioso paio di scarpe e sono rimasta tranquilla, e a questo punto del discorso i telefilm caramellosi sembrano quasi una dimostrazione di saggezza.

giovedì 16 settembre 2010

La fregatura di essere socievoli è che poi la gente si mette in testa di conoscerti.
Ebbene, ci sono 3 o 4 persone che possono dirlo di me, e una è pure finita nel mondo dei più. Che io chiacchieri volentieri con te, o con tutti i pinco pallino della terra, non significa che io abbia mai parlato con te. A dire il vero c'è una persona, lì dentro, che può dire delle cose di me perché le ha capite. E non lo fa.
Perciò.
Che uno venga a sparare sentenze su come sono fatta mi dà fastidio anche se ci imbrocca. Figuriamoci se spara cagate.


Certo, c'è un po' di pressione. Che Fra sia il mio Will ed io la sua Grace un po' la alleggerisce, con buona pace della sua bistrattata eterosessualità. Ma come definire Postman che ti comunica che deciderà cosa fare della sua vita in base alla tua? Che se tu molli, lui molla. E poi vi date alla pazza gioia.
Io non sono una guida. Io mi perdo e ti faccio scoprire gli angoli, è questo che faccio, ed è un'altra cosa. Io guardo il sole la pioggia e gli stivali da tirare fuori prima del primo freddo, e poi libri tanti libri, e odore di carta e maglioni e bottiglie da stappare e discutere col gatto tentando di convincerlo, e arrabbiarsi e poi sorridere. Sporcarsi le mani di gesso ed aprire il barattolo di nutella convinta di assaggiarne "solo un cucchiaino". Ho cose da raccontare e posti da vedere e sfide da perdere per aver tentato, e un dialogo a due con l'Epicocco dal tendine spezzato che arriva sempre al punto giusto e rimette, dopo due mesi, le cose al loro posto.

Io sto qui, e scrivo, e perdo tempo.
Salgo in treno e scorgo questo signore dal naso rubizzo ed un bellissimo quaderno che lui usa per scrivere e, soprattutto, disegnare. Mi piace la sua calligrafia; i disegni un po' meno, sono approssimativi, e porta anche le unghie lunghe come se suonasse la chitarra e allora mi chiedo quante altre cose sappia fare, e se tutte in questa maniera, sghimbesce.
Non so nulla di lui se non che è vecchio e somiglia a Babbo Natale. Potrebbe essere nato nel 1928, sposato nel '58, russo, tedesco, aggiustare cavi elettrici, perché non credo disegni di professione. Ma quando lo fa mi incuriosisce, disegna in modo diverso dal mio scrivere compulsivo e incontrollato: è come se obbedisse a una passione concreta e ordinata, al compito umano di portare avanti il mondo, perciò al diavolo la mia fermata, rimango fino al capolinea!

E mentre proseguiamo non sono più dietro le quinte, lui mi ritrae, è solo uno schizzo ma basta a lanciarmi sul mio palco capovolto. Mi muovo troppo, lo so che mi muovo troppo. Va benissimo, risponde lui in un inglese che non è da inglese, ma non lo so di dove sia, perché non parliamo del mondo, limitandoci all'essenziale del nostro improbabile incontro. Mi piace che non si faccia spaventare dal mio muovermi troppo. Non ho mai conosciuto nessuno che non si lamentasse.
Alla fine vorrebbe regalarmelo, quello schizzo, però che dire, piacere di averti incontrato, non importa, grazie mille, mi fa compagnia l'idea che lo tenga lui.

martedì 14 settembre 2010

Helter Skelter

"This is a song Charles Manson stole from the Beatles. We're stealing it back."

Memento:
non usare i nomi in codice con chi non è abituato ad usarli, perché finirà per confondersi facendo confondere anche te, ed userete tutti e due il nome sbagliato con chi non deve sapere e perfino con il soggetto in questione. Ecco com'è successo che Postman ed io abbiamo chiamato per mezz'ora Romina una Sabrina, ma fa niente.

Regola n.2, anche quando sembra un macello perché Vaniglia si autoinvita e gli altri ritenendoti la causa diretta vogliono buttarti giù dalla macchina in corsa, può anche succedere che il loro odio nei suoi confronti si spenga come un cerino davanti a un sapiente bicchiere di rosso (bisogna saperli guidare, questi pulzelli) e a un ragù in casa del Mariachi che produce aberrazioni sociali tipo allegri inviti a matrimoni e conseguenti "maddai lo credevo diverso!"
E così la serata, la giornata, diventano piacevoli anche se partite da una birra troppo fredda, anche se il Tomtom da marinaio è diventato pirata e le nostre foto si stropicciano, anche se tutti si voltano al passaggio di Vaniglia (se c'è una cosa che al ragazzo non manca, lo ammetto, è l'aspetto fisico; che poi a 38 anni abbia la maturità emotiva di un diciassettenne è un altro paio di maniche) frantumando così il mio proposito di passare inosservata a eventuali testimoni della verguenza.
Il fatto è che sono troppi gli oggetti smarriti, troppa la terra che mi manca sotto ai piedi, perciò sto facendo piazza pulita delle persone a mezzo servizio. O ci sono o non ci sono. Che non vuol mica dire che ci devono essere sempre, costantemente come nel peggiore dei miei incubi. Però insomma, anche gli U2 si sono ripresi Helter Skelter perché beh, perché ci sarà sempre un Charles Manson ad attraversarti la strada però poi arriva un momento in cui è ora di riprendersi le cose e basta, perciò io ora mi riprendo me stessa.
E insomma io quasi non me n'ero accorta, che quel "probabilmente" col Tomtom stava diventando un punto esclamativo, e ora che si sta tramutando in un gelido "mah" ho il dovere etico e legale di riportarlo con tutte le mie forze sui binari, e mi sembra pazzesca questa cosa, questa cosa che odiavo di dovermi mettere certi filtri, di perdere la spontaneità infantile, e non è mica incoerenza perché una cosa è fare un salto quando "il mondo" decide per te che sia ora di farlo in base a certe formule matematiche che ti spiegano ragionevolmente a quanti anni devi smettere di salire in piedi su un'altalena, qual è il corretto numero di figli, quanti soldi investire in creme e parrucchiere, e un'altra è decidere con fatica, a tentoni qualche volta, e rendersi conto che ecco, quella è la cosa per cui vale la pena farlo, quello è il mio punto esclamativo per il quale mangiare fango e rompermi le ossa, e allora capisci, è tutto un altro discorso, perché anche se alla fine dovesse andarmi male non sarà mai stato "per nulla", ma il modo in cui avrò trovato me stessa.

(Certo, che fregatura non poterlo condividere)



domenica 12 settembre 2010


Sono stata bionda per molti anni. Voglio dire, sono ancora bionda, sono nata bionda, per quanto spesso mi dicano "a sentirti parlare prima di vederti non l'avrei mai detto, che fossi bionda", e uno non sa mai bene come prenderla, una cosa così, perché è chiaro che vuole essere un complimento e tuttavia è quello che sono, bionda. Per anni sono stata solo-bionda per alcune persone, anzi per tutte le persone tranne quelle che sceglievo, era più comodo travestirsi che esporsi così tanto. A volte lo faccio ancora. Mi è capitato di iniziare una storia con qualcuno che mi credeva bionda e poi, appena si rendeva conto che, forse, non ero poi così bionda come gli era piaciuto credere, non ero poi così fragile e gestibile e da difendere, me lo rinfacciava. Diventavo ai suoi occhi una traditrice per il solo fatto di essere meno bionda di quello che si aspettava, perché sì che son piccolina, con quell'aria da ossa-di-canarino e una compagnona con la risata pronta, però sono anche una gran rompicoglioni che si incazza per le avarie e corregge la grammatica e scalcia appena si rende conto che stai provando ad occuparti di lei, e gli altri, faccio finta di niente ma mi sembrano sempre un po' lenti, e sì che sono simpatica e carina e certo che mi piace il sesso, pure troppo che non bado nemmeno a dove sono quando lo faccio e la volta più panoramica rimane quella sulle mura di Marostica, però va bene, ho quest'ironia che qualche volta qualcuno mi ha rinfacciato, perché "Sei così carina che dovresti essere un po' meno intelligente" ed io qualche volta ci provo, ad essere meno intelligente, perché alla fin fine non è che mi sembri poi tutto sto gran vantaggio l'esserlo, voglio dire che, sarà il mio problema di totale e spudorata mancanza di praticità, ma non è che mi abbia portato grossi guadagni, se non rimuginare molto, incazzarmi troppo, un senso di colpa del sopravvissuto e un pormi troppe domande senza riuscire a concludere nulla perché si sa, son troppo intelligente per lasciarmi incasellare e son troppo pronta e intuitiva per essere costante e ho una mente troppo formidabile per non provare quella cosa e anche quell'altra e magari anche un po' di questa qui, e perché no, alla fin fine lasciarmele scappare tutte perché dopo un po' mi annoiano, senza imparare ad incanalare le energie nel magico mondo delle azioni che hanno un fine, dei ragionamenti che portano a una conclusione, dell'impegno per un obiettivo preciso. Insomma: è una grossa, grossissima fregatura avere tante frecce al tuo arco se non impari ad usarle e a farti il mazzo, continuare allegramente a sbagliare, a ruzzolare, e magari da bionda sarei stata meglio. Bionda nell'anima, voglio dire. Una che non continua caparbiamente a cogliere quella mela perché "sapere sarà sempre meglio di non sapere", con tutto quello che comporta.


(E niente, mi ero dimenticata di dire che l'altra notte, mentre campeggiavo, a un certo punto ci si è messa pure la pioggia, a ticchettare sul tetto e sulla veranda e si sentiva di più, si sentiva molto di più quasi come se fossi in una tenda in mezzo al mare e allora lì, sotto le coperte, mi è venuto da ridere per l'euforia, come se improvvisamente fossi tornata - cinque minuti - a quando sentivo la pioggia sotto la tenda e non avevo complessi del sopravvissuto e il cervello, l'esistenza, il futuro, sembravano una gran bella cosa con cui fare i conti. Me ne stavo lì con la versione degli Eels di Can't help falling in love, e Tom Waits che è stato il primo tom della mia vita, se vogliamo escludere il supertele arancio che avevo a diciassette anni, e va a finire che mo' perdo per strada pure questo Tomtom, questo che credevo fosse l'ultimo ma dopo tutti i casini non so neanche più se voglio stare con una persona che mi ha fatto tutto questo male anche se ci ho provato tanto, ma tanto, perché qualche volta come si dice, lo scarto tra il voler fare ed il fare è così ampio che non basta neanche il mare, visto che in questo caso "di mezzo" abbiamo un oceano e pure continenti ed emisferi diversi, letteralmente, e se lo perdo rimarrà comunque l'ultimo perché chissene frega se ho ventisette anni, che me ne faccio di un altro uomo se perdo il Tomtom? metto su jersey girl e buonanotte al secchio)

giovedì 9 settembre 2010


Innanzitutto non lavoro in ospedale, cioè ci lavoro ma è tutta una roba complicata che ha a che vedere con i bambini e le manifestazioni dedicate ai bambini da organizzare e poi i progetti del dipartimento e le presentazioni dei progetti alla regione e i ped che mi chiamano a mezzanotte per quel certo lavoro, o perché si stanno bevendo una birra e gli è venuta voglia di salutarmi, quindi non è che veda situazioni ospedaliere tutto il giorno e quindi, ancora, se mi capita di partire con l'Uvetta dall'ospedale incrociando un'ambulanza che invece arriva portando qualcuno a sirene spiegate, a me fa ancora un certo effetto.
Poi odio le ostetriche, non come categoria visto che probabilmente anche grazie ad una di loro questo blog ed io siamo al mondo, ma in quanto agglomerato smodatamente esteso di femmine, tutte queste smisurate femmine, che in quanto tali sono in grado di creare dal nulla velenosissime ed inspiegabili caciare, e non di quelle da serata con gli amici con i bicchieri in mano e le mutande in testa.
Terzo, ho questo brutto vizio della fiducia per cui, se mi fate uno scherzo, io ci cascherò.

Infine mio fratello, operato ad una delle sue quattro ernie (era l'ultima arrivata e quindi ancora non ci si era affezionato tanto), è regredito per un paio di giorni ad ospite nella sua ex casa, ed avendogli io lasciato, oltre al mio budino preferito, sia il mio letto che il mio divano letto (il senso di questo profondo altruismo ancora mi sfugge) fingo di lamentarmi mentre in realtà me la godo come una matta a fare vita da campeggio con il mega materasso sul pavimento del salotto, la lucina di fianco per leggere prima di addormentarmi e la gatta che sfregia tutti i mobili che trova sottozampa perché mi vede dalla veranda e tenta disperatamente di raggiungermi perché questo sì, di letto, è comodo per piazzarcisi in mezzo lasciandomi sull'orlo.

mercoledì 8 settembre 2010

l'introduzione di una tipica conversazione fra me e Marm. poi uno si chiede perché non ci vediamo spesso.


me: zalve

innanzitutto in bocca al lupo, e bravo ecc

sto tentando disperatamente di liberarmi da un impegno, e se ci riesco ci sarò ben volentieri!

Marm: crepasse e grazie ecc

me: anzi mi sto già accordando con daniel per gli scherzi

Marm: ç_ç ecco

grazi

me: preghi

Marm: mi mancava qualcuno che me ne volesse fare

btw

dovrebbe esserci anche ell

me: sai che rimpatriata!

Marm: così posso finalmente darti i souvenir dal suo matrimonio

Marm: sarà felice di averli dati a me "perché tu la vedrai prima"

me: ah XD

(magari me li dai di nascosto?)

Marm: .___. sii buona

me: ho appena inviato una proposta a fra e daniel .__.

Marm: ...buona?

me: beh

è carina XD

Marm: il problema è che l'hai fatta processare a fra

me: proverò a difenderti .___.

Marm: ...assunta!

Marm: (o concetta, come preferisci)

me: nuoooooooooo

concetta calogero nuooooooooooo

il mio incubo del ginnasio

e anni a venire

me la sogno ancora di notte

a parte stanotte che mi son sognata di avere il parkinson e mi dicevo, che seccatura già a ventiquattro anni

Marm: il figlio delle parche?

me: sì

è il mio nuovo fidansato

non so di quale delle tre lo sia però, penso cloto

cloto è quella che taglia?

o era lachesi?

no, secondo me è cloto

Marm: ..non so, lachesi mi sa più da suono onomatopeico per il taglio

me: anche cloto

tlack!

tlaccloto!

Marm: vedi? tlackesi

...ma soprattutto

sogni 4 anni in ritardo?

me: tre e mezzo, per la precisione

ma mi è piaciuto molto quel dettaglio

ventiquattro anni

ha dato un significato memorabile a tutto il sogno

cmq a quanto pare era atropo ._.

Marm: pessima scelta

atropo al massimo poteva tessere

me: http://it.wikipedia.org/wiki/Atropo

sic volvere parcas

Marm: sic transit gloria

sic fiesta sara o_o

me: yeeeeee

porto cloto allora

fa dei mojito buonissimi!!

Marm: ..

io dovrei finire di scrivere lachesi invece

me: la chesi

semmai

Marm: no no

sono alla c

me: la desi

Marm: l'adesi

me: ...l'adesione alla tua fiesta!

l'adesivo sulla testa?

l'adestino che fila lesta

così torniamo alle parche

Marm: :D

mi mancavano!

chissà se vengono alla mia festa

aderendo all'invito

me: io porto cloto

come ho detto

a lei piace aderire

Marm: e chissà se mi si filano

me: lachesi di sicuro

atropo, non ci giurerei

secondo me taglia la corda

Marm: ....

atropo può stare a casa

me: (tha winner is!!!)

Marm: non è divertente scherzare con lei

vuole sempre tagliare corto

me: ah già

è una donna di fatti più che di parole

Marm: ...sì beh, è una donna seria, una donna in carriera

è tagliata per fare quel mestiere d'altronde..

me: ti taglia un po' fuori dal mondo

Marm: XD

me: poi

ha quell'aria inquietante, spaventerebbe gli invitati

un po’ da tagliagole

Marm: più che altro non mi fiderei

ha un passato da tagliaborse

Marm: tanto che..

hanno messo una taglia.. sulla sua.. testa...

... XD

me: ecco

questa quando vede i regali, minimo minimo ti taglieggia per averli

così paga la sua taglia

direi che è meglio tagliare i ponti

Marm: ma mi risparmia di cercare un tagliacarte

me: a proposito, ci offri da mangiare?

pensavo di portare delle tagliatelle

Marm: sì beh

io avrei fatto preparare della tagliata

ma se volete il primo..

penso di poter ritagliare un po' di spazio per qualche altra portata..

me: metto una tagliola e prendiamo qualche nutria del piovego?

o preferivi altra carne?

cmq

ricordati che non sono tagliata per la cucina

Marm: BBBBBOOOOOOPPPP

...già detta.

hai perso.

fine.

me: nuooooooooooooooooooo

non è verooooooooooooooooo


Sic volvere parcas


Mi sono chiesta come fosse possibile che io fossi qui a spaccarmi la testa tutto il tempo cercando di risolvere le cose, mentre tu in questi mesi non avevi nemmeno il tempo di chiamare, di impegnarti, di pensarci. C'è uno sfasamento che mi ha cucito addosso questi stretti stretti abiti di penelope che proprio non fanno per me, visto che sono abituata ad essere quella che scappa e non quella che matura, che cerca di mettersi nei tuoi panni, che cerca di accettare di te quello che non puoi cambiare e ti lascia tutti i tuoi spazi senza essere impulsiva. Per tutti questi mesi ho evitato il più possibile di essere impulsiva, e questo è davvero, davvero il mistero del secolo (come io ci sia riuscita, intendo). Io non sono paziente. Non sono matura. Non sono una che rimane silenziosa ad aspettare.
Sono quella che perde il lume della ragione per le giostre e preferisce unicorni e altalene, e che quando parla con i morti si dimentica che lo siano, e le vien da dirgli cose tipo mi passi a prendere?, oppure hai sentito questa cosa?, o anche, in un momento di lucidità, mi aiuti a non perdere il treno per favore, adesso che hai i superpoteri? Sono anche quella che sogna di avere una specie di parkinson per essersi addormentata con la testa sul braccio e nel sogno pensa solo, ma che seccatura, già a 24 anni (notare la finezza che nei sogni ringiovanisco)? Oppure sono quella che quando c'è da parlare con un prof all'università succedono cose tipo - ha avuto un ictus - è scappato in america - ha perso la borsa - è andata in colombia ad adottare una bambina (non ne ho inventata neanche una, l'ultima è dell'altro ieri e chiamo a testimonianza Fra e Tomicio), e quando finalmente trova un lavoro quasi serio (ma molto divertente), quasi permanente (ma dopo tre anni mi sono già quasi stancata), come lo chiama il nuovo boss se non prof pure questo?
Tu sei quello paziente, maturo, comprensivo, tollerante, a parte il fatto di essere impazzito completamente, voglio dire, quindi non capisco come d'improvviso tutto ciò sia potuto succedere. Non puoi innamorarti e stare insieme a qualcuno per quasi tre anni a pretendere che non interferisca con la tua esistenza. E' come essere entrati in una realtà parallela. Com'è possibile?

Poi l'altro giorno ho guardato un'ora e un quarto di intervento su repubblicatv di Fini a Mirabello per capire verso quale ruzzolone ci stessimo affrettando questa volta, ho acceso la tv per sapere se i commenti del tg di la7 sarebbero stati in linea con i miei e quando, dopo 23 minuti in cui l'analisi della situazione era ancora profonda e vivace, mi sono incuriosita sul minzolini pensiero, ho cambiato canale e ho visto che al tg1 stavano parlando di funghi.

mercoledì 1 settembre 2010

Non il giorno del ciao

Ieri non doveva essere il giorno del Ciao. Li ho contati: in quattordici mi hanno salutata con un grazioso "Oddio!!!", seguito, in ordine di apparizione, da un "Cos'hai fatto alla faccia?", o un "Non è una buona giornata, eh?" (il più quotato), o un "Ma hai chiuso occhio negli ultimi sei mesi?", o un "Va bene che di solito sembri una quindicenne, ma diventare una quarantenne in una notte non mi sembra la soluzione migliore".
Poi, il miracolo. La sauna accesa, io che chiudo gli occhi e torno in pace con il mondo appena prendo contatto con quel legno caldo, lo sfriccichio sommesso ed il profumo di pane.
Quando sono uscita ho visto alla tv la signora che parlava di "escursioni sul viso" e mi sono ricordata che non importa come io sia presa, troverò sempre qualcuno messo peggio. E poi ho letto Saramago fino a ciondolare con la testa. E prima di dormire mi hanno anche detto buonanotte, che sono una bestia rara ma mi vogliono bene lo stesso.

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