amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

giovedì 2 maggio 2013


"E' la vita per cui sono nato: dipingere, ammirare, sognare."
Giuseppe De Nittis



Le cose che ti vengono incontro non sono sempre incidenti disastrosi in galleria. A volte è fermarsi ad amare lo stesso quadro, con quella luce strana che entra dalla finestra e la vecchia e la ragazza che si dividono la quiete di una domenica pomeriggio passata a lavorare più lentamente; e sarà nulla, ma in fondo sembra una specie di miracolo. Perché non siamo né due snob ad un master sull'uso del bianco nei quadri di Vermeer, e nemmeno due arricchiti che si bullano con imitazioni raccattate da un manierista un po' volgare. Siamo due sensibilità, spesso diverse, fino ad un paio di anni fa pressoché sconosciute, che si incontrano e si amalgamano e si vengono incontro così, di fronte ad un quadro appoggiato ad una sedia all'improvviso una domenica pomeriggio. E allora mi dispiace parecchio, di non aver chiesto quanto costasse - tanto, lo so, tanto - quel quadro, di non averci almeno provato, a portare a casa una cosa che ci raccontava, anche se appena incontrata lungo la via.
Ma le cose che ti vengono incontro sono anche i sorrisi di Giovanna, che quando è arrivata all'e.r. non riusciva a muoversi e non diceva nulla, ti guardava infastidita quando le parlavi per via di una malattia che ancora non si capiva. E invece oggi sorrideva, Giovanna, e mi raccontava della sua cameretta gongolando al pensiero di quando potrà raggiungerla facendo le scale con il sedere; oggi mi ha mostrato di riuscire a fare la ballerina con le dita dei piedi, lei che di sport tira di scherma, e pazienza se i piedi rimangono ancora immobili, facciamo passi da ballerina noi, e il fatto che mi abbia chiesto "Mi insegni a fare questa cosa?" mi ha spiegato forse più di quelle analisi sui suoi riflessi che ancora provocano malumori.
Ci sono i ricordi, che ti vengono incontro di soppiatto (le caramelle nascoste nel mobile basso della credenza, sotto le tazzine da tè). Ci sono anche certi libri, perché non bisogna forzarli, i libri. Devi aspettare che siano pronti, che ti vogliano sentire gli occhi, le mani, che ti vogliano parlare.
E la bellezza, quando arriva, come arriva. De Nittis, con le sue contraddizioni da combattere appassionatamente e poi la casa con le violaciocche e gli inviti in cui riceveva applausi dagli amici Dumas, Manet, Degas, non per le tele sui boulevard ma per le lasagne che sapeva preparare. E poi il modo che aveva di guardare le donne, vivace e delicato ma in fondo meravigliato, in un periodo in cui le donne venivano guardate poco. 
Tentare, ogni giorno, di scovare un buon motivo - a passi di ballerina.

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