amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

mercoledì 27 luglio 2011

Buonanotte piccolino

Pensavo qualche giorno fa a certe strade secondarie con l'asfalto spaccato dalle radici degli alberi che spesso non vorremmo prendere, perché tanto dove potranno mai portare? e invece ti portano, sì, non dove volevi andare ma dove avevi bisogno di essere.
Io, queste strade, le imbocco sempre negli stessi giorni.
Era un 17 maggio, quel duemila sei in cui ho perso la persona che mi era più cara al mondo, con cui ero cresciuta e con cui avevo tutta l'intenzione di invecchiare come due arzille vecchiette. Era la notte fra il 16 ed il 17 maggio quella in cui poi "quella" storia d'amore è iniziata.
Un anno fa, tra il 16 ed il 17 luglio è iniziata la fine di quella storia ed io ho creduto di morire, lì sull'asfalto di un parcheggio vuoto; sotto il solleone delle due del pomeriggio ho creduto di sdraiarmi e morire. Poi è passato un anno, ed il 17 luglio mio fratello si è sposato e non credo sia facile, per chi non ci conosce, capire cosa significava quell'annuncio al taglio della torta. Quanti tentativi, quante speranze, quanti fallimenti conteneva in un sacchetto di gioia. Era in quel momento, mentre tentavi di arrivare, che capivamo quanto ci fossi mancato.
Se ce l'avessi fatta, piccolino, come saresti stato?
Saresti stato maschio o femmina? Ti sarebbe piaciuto il nuoto, come avrebbe voluto mia madre, o ti saresti appassionato al calcio, come sono sicura che avrebbe preferito mio padre? Secondo me li avresti beffati tutti e ti saresti dato al pattinaggio, perché lo sanno tutti che la zia giovane è quella più simpatica (e influente), e sanno tutti anche che la zia giovane è una folle invasata di pattinaggio sul ghiaccio.
Quali libri avresti voluto leggere? Io speravo che tu volessi leggere, così non saresti mai stato solo: saresti andato a dormire con Peter Pan e le Piccole Donne, i Capitani Coraggiosi e la Storia Infinita. E poi, quando avresti letto Salinger - perché tutti leggono Salinger, prima o poi - magari avresti capito che il suo libro più bello è Franny e Zooey, e non la solita minestra del giovane Holden, solo perché "lo dicono gli altri".
Ti avremmo insegnato a scegliere buoni libri, buona musica, bei luoghi da vedere; e poi, qualche volta, anche quelli cattivi perché fanno bene alla pancia (l'importante è sapere che sono quelli cattivi). Ti avremmo detto di guardare molto e ridere troppo, di vivere nell'onestà, nella curiosità e anche negli errori. Magari ad essere indulgente: un giorno avresti incrociato lungo la strada un ragazzo che, durante una pausa dal lavoro lì sull'asfalto, si sarebbe controllato i denti allo specchietto laterale del camion facendo smorfie buffe e poi magari avresti scoperto che era un leghista intollerante e becero e beh, io avrei voluto che cercassi di ricordare soprattutto le sue smorfie buffe.
Saresti stato amato moltissimo, e forse a volte ti sarebbe pesato: va bene, ci avrei pensato io a convincerli a lasciarti partire (a cosa serve la zia giovane se non ad assecondare le tue marachelle?), a dirti di prendere il treno per i viaggi lunghi e trovare qualcuno con qualcosa da raccontare; di ascoltare molto le persone sapienti e poco le persone convinte, e di non lasciarti ficcare in tasca tutte le nostre convinzioni, perché ti avrebbero appesantito il cammino.
Ti avrei detto di non tenere un'agenda, di mettere i vestiti buoni anche per andare al supermercato, se ne avessi avuto voglia, e io non lo so adesso dove sei ma il fatto è che non solo loro ti meritavano, eri tu che, lì da qualche parte, meritavi due genitori come loro.
Perciò, vedi, saresti dovuto arrivare. Tutto il resto non conta, è fuori posto come le bollicine nell'acqua minerale. Vorrei trovare parole migliori per dirlo, ma ho perso anche l'abitudine, mentre ti aspettavamo, di riordinare i miei grovigli in tre frasi bislacche da blog: ho usato solo i blog fotografici, e così magari cercherò di spiegarti meglio con un'immagine, prima o poi. Però vedi, oggi sono andata al lavoro, e non è facile spiegare al mondo cosa significhi lavorare in pediatria con questi pensieri nel cuore, così non ci provo neppure.
Ci hai regalato, quel giorno, un momento di gioia completa e purissima, ed io spero che passata l'angoscia, passato il dolore, questo sia ciò che ci resta di te - e ti ringrazio.
Buonanotte, piccolino.

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