amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

giovedì 27 dicembre 2012

I won't back down /2


Hey baby, there is no easy way out
I will stand my ground
And I won't back down

 


mercoledì 26 dicembre 2012

I won't back down




Il mio compleanno è iniziato con una serenata alle otto del mattino, col Carota che si prende un giorno di ferie per portarmi al lavoro e mi fa trovare in macchina, nascosto dietro a un ombrello, anche Luca con la chitarra. Luca che non si sveglia mai prima di mezzogiorno, Luca con cui litigavo da due settimane. Luca e il Carota che quasi un anno fa, in tempi non sospetti, si erano dimenticati di dedicarmi quel Johnny Cash durante un concerto, e io ancora glielo rinfacciavo, ed allora si sono fatti trovare lì fuori casa mia, nella macchina alle otto del mattino, a cantarla e suonarla solo per me come due mariachi.

Ad essere precisi il mio compleanno è iniziato con la figura materna che mette le candeline alte e sottili sui savoiardi per la colazione, quelle che si sciolgono guardandole e che infatti, dopo essersi chinate l'una verso l'altra, formano un'unica candela la cui fiamma tenta un principio d'incendio e abbrustolisce tutti i biscotti e quasi la casa. La serenata è arrivata dopo. E dopo ancora, un pomeriggio intero solo col Carota, a cantare i Mumford in macchina e scovare trattorie di campagna dove ordinare pappardelle per poi pentirsene, non appena assaggiata la costata che ha preso lui. E poi coccole e dodici rose rosse e tanto amore, sul letto sul divano e anche sul muro, senza fermarsi mai se non alla fine del mondo. Che non è arrivata.

E quel biglietto per il concerto dei Mumford a Firenze, ché saranno anche 30 (o come dico io, il primo anniversario dei 29) ma c'é ancora spazio per divertirci.

martedì 18 dicembre 2012

I have been planning out All that I'd say to you
[...] Please say that if you hadn't gone now
I wouldn't have lost you another way

Chissà se era lui, quello che faceva benzina ieri col bavero alzato in mezzo a quel vento freddo. Mi sembrava lui, ci siamo guardati di fretta, col Carota che faceva benzina e giocava a bloccare l'erogatore a 50 euro esatti come quella notte il 6 agosto.

Non lo vedo da anni. Non so che fine abbia fatto, penso stia sempre con la stessa ragazza un po' acida, si sarà sposato? Non mi importa molto. E' strano come possano sparire dalla tua vita persone che ne hanno fatto parte con cadenza regolare, ma ero troppo piccola e lui era un'occasione che non ho avuto il coraggio di cogliere e, a conti fatti, quale occasione? è andata molto meglio così. Più che di una persona, all'epoca, avevo bisogno di rimanere coerente con me stessa. Dovevo ancora scoprirmi, come potevo dedicarmi a qualcuno? Non ho rimpianti. Se penso all'amore, non ho nessun rimpianto. Sarà perché ho sempre dato tutto quello che potevo dare e me ne sono andata quand'era ora di andare, senza crogiolarmi. Sarà perché sono felice. 

Un passato ce l'abbiamo tutti - lo so che sarebbe bello, a volte, che la persona di cui siamo innamorati sbucasse dal nulla il giorno in cui è diventata nostra, ma non sarebbe più quella persona. Non ho grossi problemi con le ex, anche se a dire il vero di solito sono loro ad averne con me. Il problema della ex del Carota non è, dunque, che sia la sua ex. Tutti hanno ex, se sono sani di mente e l'altra sua ex mi è pure simpatica. E C. non è proprio il tipo di persona di cui potrei, onestamente, sentirmi gelosa. 

E allora perché mi sento triste?

Mi sento triste non perché stava con lui ma perché c'ero quando stava con lui, me li ricordo. Mi sento triste perché è un'altra cosa muoversi in una casa in cui trovi le sue tracce dappertutto, i suoi ti amo di bambina e le loro vacanze. Mi sento triste al pensiero che il nostro letto fosse il loro letto, che i nostri posti fossero i loro posti, soltanto pochi secondi fa. E che lo fossero perché lui ci credeva. Mi sento triste perché in quella storia lui ci si era buttato subito a capofitto, prima di rendersi conto che si era sbagliato; perché credeva che lei fosse la donna della sua vita e si comportava come tale, e a volte mi chiedo quale possa essere allora la differenza con me: una cosa è sapere che credeva che la persona con cui era stato per anni, tempo fa, fosse quella giusta, e un'altra pensare a come, nel giro di un anno e mezzo, sia stato capace di incontrare lei, credere di amarla, dirglielo e ripeterglielo e ripeterglielo ancora, decidere di andarci a vivere insieme, rendersi conto di aver sbagliato tutto ed andarsene, trovando poi me su quella nuova strada, meno di un mese dopo. Come si può cambiare idea così in fretta su temi fondamentali? Come si può pensare la stessa cosa di me e di lei? Possiamo inventare parole nuove, perché quello che dice a me non abbia nemmeno apparentemente lo stesso valore di quello che diceva a lei?
Ogni storia ha le sue ombre, e questa è la mia. Non il fatto che abbia avuto una storia importante, ma il fatto che non lo fosse e solo la fretta e la leggerezza l'abbiano fatta sembrare tale, svalutando questi mesi che dovrebbero essere solo nostri, sprecando posti che avrebbero potuto essere solo nostri e appesantendo momenti bellissimi che non sono più solo nostri, se li ha buttati via per viverli con una storia che non se li meritava.

Ma soprattutto mi sento triste, stasera, perché sono quasi 30 e arrivarci senza di te, Martina, mi spezza.

So you had to go, And I had to remain here...



martedì 11 dicembre 2012




Sensazioni, emozioni, odori, ricordi. Vagonate di impressioni che ci portiamo dietro fin da piccoli, per un momento preciso successo un giorno che adesso non si sa più quale sia. Quand'è stato che ho iniziato ad odiare il caffè così tanto che non posso nemmeno sentirne l'aroma? Quando, per cosa? Quando il grattarmi la testa in una certa zona è diventato una fonte indescrivibile di benessere? La figura materna dice che da neonata quello era il suo modo di farmi addormentare: è stato da lì? La sensazione di disagio, in inverno, per la doccia troppo calda quando fa buio, ché è domenica e si va alla messa delle 18, quella che ti interrompe a metà e rovina tutta la giornata. Quanti, per quelli che portiamo con noi, sono andati perduti?
Per un odore di crema solare al cocco che mi catapulta a quei momenti di assoluta libertà di luglio e agosto al mare, subito dopo pranzo, mentre tutti dormono e il bello della giornata deve ancora venire, quando le amicizie e le novità promettevano ancora l'infinito e non c'era nulla a compromettere l'allegria e le emozioni esagerate - quanti altri sono rimasti alle spalle?

Poi cresci e scopri che i primi della classe sono quelli che non sanno nulla, perché non si chiedono nulla di tutto questo, non si chiedono le cose. Non alzano il naso dai libri (il che fa ridere, lo so, detto da una che, tra i libri, lo considera uno dei posti più belli in cui mettere il naso) e dalle verità precotte. Non guardano, non toccano, non hanno punti di domanda e sono convinti che il mondo non faccia altro che starli ad aspettare, come Polillo che parla dei tedeschi e degli italiani.

Ti voglio bene, postman, sei stato veramente un mio amico ma la verità è che io con la tua vita ormai c'entro poco, perché tu hai questa capacità di sostituire le persone giacché l'importante non è chi, ma il ruolo che ricoprono in relazione a te, e sappiamo bene che io sono stata sostituita da un pezzo. Perciò non te la prendere, dai, se non vengo al tuo compleanno e scappo fra la neve ed i calderoni di brulé dei mercatini di Natale, a scaldarci le mani col fiato prima di mangiare lo spezzatino di baita e ad un certo punto battere i piedi perché a Trento, quando cala il sole, neanche il brulé ce la fa, tra le luci e le facce di chi, quel po' di bene e quel po' di male, te li vuole per chi sei e non per come gli giri intorno.

sabato 1 dicembre 2012



I ragazzi bevevano forte nell'angolo dell'orchestra 
bevevano roba pesa e andavano fuori di testa 
se ne stavano sopra il palco ad accordare gli strumenti 
con le loro giacche scure e lo spino in mezzo ai denti 
le lucertole del folk giravano le balere 

giravano per suonare ma pensavano solo a bere 

Dammi un tre, dammi un tre, che la gente vuole ballare 
le lucertole del folk adesso stanno per cominciare 
versa qui, versa qui, versa un goccio e sentirai 
le lucertole bevono forte ma non sbagliano quasi mai 

Modena City Ramblers






;;