lunedì 27 settembre 2010
Quando dopo una festa di laurea esci a bere un chianti con alcuni amici e fai considerazioni e mescoli le cose
Pubblicato da sand alle 10:59
E' che siamo quella fascia che dalle solide eredità di famiglia è piombata rapidamente alla generazione ikea, in cui anche i mobili, come gli impieghi ed i matrimoni, non durano più di 5 anni. I dialoghi in compagnia dei precari dell'esistenza si trasformano perciò in:
- ragazzi, non avete mica un amico single, non rompiscatole e che abbia un rustico in un punto panoramico?
- ma come, non eri tu quella idealista che mollava il figlio del primario perché non le importava che avesse soldi? [generalmente da pronunciare con tono "quella che comprava il guerin sportivo quando non era ammissibile che una donna sapesse cos'è un fuorigioco e poi, quando i giocatori hanno iniziato ad impomatarsi i capelli e diventare loro stessi delle donne che non capivano il fuorigioco, ha lasciato perdere perché c'erano troppi sponsor"]
- infatti non m'importa che guadagni tanto. voglio solo svegliarmi la mattina davanti al mare di Massafra, o al lago di Garda, o alle colline di Marostica, e annusare le travi a vista del soffitto e l'immensa libreria tarlata.
Le cose cambiano. A 4 anni ero convinta che avrei sposato mio cugino e che l'ospedale fosse un luogo in cui ti regalano bei palloncini a forma di mano. Quando ne avevo 10 ero certa che non mi sarei mai piegata alla cruenta schiavitù della ceretta, e la Volvo si ostinava a produrre modelli desiderabili soltanto da zelanti accompagnatori nel mondo dei più.
Il dibattermi fra i 10 anni (emotivi) ed i 50 (mentali), senza mai qualcosa che avesse per sbaglio a che fare con la mia età biologica, questo vivere a metà fra le bolle di sapone e il Processo di Kafka mi ha forse distanziata dalla realtà più di quanto sia a noi umani concesso per sopravvivere. Certo il sesso, il corpo, mettono spesso a posto i grovigli creati dalla mente e riportano su un piano effettivo i rapporti, ma non è che possa andare a letto con tutte le persone che conosco solo per tornare coi piedi per terra (tra l'altro, per quanto sia profonda la crisi e vasta la tolleranza, non credo che la cosa farebbe piacere al Tomtom).
Quindi è stato strano rientrare in quella casa da estranea e in mezzo a tanta altra gente, perché ci ero affezionata ed è vero che non c'è niente come stare in mezzo a tanta gente per sentirsi soli, e allora ho ripensato ai motivi per cui avevamo smesso di vederci e certo era tutto sensato, avevo una vita a pezzi da ricostruire e un lutto grande quanto un jumbo jet da rielaborare e non è che nel frattempo non ci siamo più visti, ci siamo incontrati qualche volta (a parte quella in cui ha deciso di farmi una sorpresa piombando a casa mia alle 11 di sera con il telefono che aveva smesso di funzionare ed i mobili della cucina accatastati davanti alla porta d'ingresso).
Eppure.
- ragazzi, non avete mica un amico single, non rompiscatole e che abbia un rustico in un punto panoramico?
- ma come, non eri tu quella idealista che mollava il figlio del primario perché non le importava che avesse soldi? [generalmente da pronunciare con tono "quella che comprava il guerin sportivo quando non era ammissibile che una donna sapesse cos'è un fuorigioco e poi, quando i giocatori hanno iniziato ad impomatarsi i capelli e diventare loro stessi delle donne che non capivano il fuorigioco, ha lasciato perdere perché c'erano troppi sponsor"]
- infatti non m'importa che guadagni tanto. voglio solo svegliarmi la mattina davanti al mare di Massafra, o al lago di Garda, o alle colline di Marostica, e annusare le travi a vista del soffitto e l'immensa libreria tarlata.
Le cose cambiano. A 4 anni ero convinta che avrei sposato mio cugino e che l'ospedale fosse un luogo in cui ti regalano bei palloncini a forma di mano. Quando ne avevo 10 ero certa che non mi sarei mai piegata alla cruenta schiavitù della ceretta, e la Volvo si ostinava a produrre modelli desiderabili soltanto da zelanti accompagnatori nel mondo dei più.
Il dibattermi fra i 10 anni (emotivi) ed i 50 (mentali), senza mai qualcosa che avesse per sbaglio a che fare con la mia età biologica, questo vivere a metà fra le bolle di sapone e il Processo di Kafka mi ha forse distanziata dalla realtà più di quanto sia a noi umani concesso per sopravvivere. Certo il sesso, il corpo, mettono spesso a posto i grovigli creati dalla mente e riportano su un piano effettivo i rapporti, ma non è che possa andare a letto con tutte le persone che conosco solo per tornare coi piedi per terra (tra l'altro, per quanto sia profonda la crisi e vasta la tolleranza, non credo che la cosa farebbe piacere al Tomtom).
Quindi è stato strano rientrare in quella casa da estranea e in mezzo a tanta altra gente, perché ci ero affezionata ed è vero che non c'è niente come stare in mezzo a tanta gente per sentirsi soli, e allora ho ripensato ai motivi per cui avevamo smesso di vederci e certo era tutto sensato, avevo una vita a pezzi da ricostruire e un lutto grande quanto un jumbo jet da rielaborare e non è che nel frattempo non ci siamo più visti, ci siamo incontrati qualche volta (a parte quella in cui ha deciso di farmi una sorpresa piombando a casa mia alle 11 di sera con il telefono che aveva smesso di funzionare ed i mobili della cucina accatastati davanti alla porta d'ingresso).
Eppure.
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