amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

giovedì 16 settembre 2010


Certo, c'è un po' di pressione. Che Fra sia il mio Will ed io la sua Grace un po' la alleggerisce, con buona pace della sua bistrattata eterosessualità. Ma come definire Postman che ti comunica che deciderà cosa fare della sua vita in base alla tua? Che se tu molli, lui molla. E poi vi date alla pazza gioia.
Io non sono una guida. Io mi perdo e ti faccio scoprire gli angoli, è questo che faccio, ed è un'altra cosa. Io guardo il sole la pioggia e gli stivali da tirare fuori prima del primo freddo, e poi libri tanti libri, e odore di carta e maglioni e bottiglie da stappare e discutere col gatto tentando di convincerlo, e arrabbiarsi e poi sorridere. Sporcarsi le mani di gesso ed aprire il barattolo di nutella convinta di assaggiarne "solo un cucchiaino". Ho cose da raccontare e posti da vedere e sfide da perdere per aver tentato, e un dialogo a due con l'Epicocco dal tendine spezzato che arriva sempre al punto giusto e rimette, dopo due mesi, le cose al loro posto.

Io sto qui, e scrivo, e perdo tempo.
Salgo in treno e scorgo questo signore dal naso rubizzo ed un bellissimo quaderno che lui usa per scrivere e, soprattutto, disegnare. Mi piace la sua calligrafia; i disegni un po' meno, sono approssimativi, e porta anche le unghie lunghe come se suonasse la chitarra e allora mi chiedo quante altre cose sappia fare, e se tutte in questa maniera, sghimbesce.
Non so nulla di lui se non che è vecchio e somiglia a Babbo Natale. Potrebbe essere nato nel 1928, sposato nel '58, russo, tedesco, aggiustare cavi elettrici, perché non credo disegni di professione. Ma quando lo fa mi incuriosisce, disegna in modo diverso dal mio scrivere compulsivo e incontrollato: è come se obbedisse a una passione concreta e ordinata, al compito umano di portare avanti il mondo, perciò al diavolo la mia fermata, rimango fino al capolinea!

E mentre proseguiamo non sono più dietro le quinte, lui mi ritrae, è solo uno schizzo ma basta a lanciarmi sul mio palco capovolto. Mi muovo troppo, lo so che mi muovo troppo. Va benissimo, risponde lui in un inglese che non è da inglese, ma non lo so di dove sia, perché non parliamo del mondo, limitandoci all'essenziale del nostro improbabile incontro. Mi piace che non si faccia spaventare dal mio muovermi troppo. Non ho mai conosciuto nessuno che non si lamentasse.
Alla fine vorrebbe regalarmelo, quello schizzo, però che dire, piacere di averti incontrato, non importa, grazie mille, mi fa compagnia l'idea che lo tenga lui.

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