amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

martedì 8 novembre 2011

Ok ok, mi tocca e lo dico. La scena di ieri di "quello che lavora con lei, quello ricciolo" verrà indelebilmente annessa ai libri di storia ed è stata così impagabile che ha definitivamente ucciso un già malefico lunedì.
...Ho provato a descriverla, ma non posso, proprio non posso. Srsly. Non posso. Ma è potenzialmente una delle sventure più divertenti e crudeli che io abbia subito, e S-dadu, caro lui, che tanto di gusto ha riso alle mie sofferenze, si prepari ad avere il prosecco avvelenato con la cicuta durante la sua cena migliore. E', d'altra parte, una scena che aveva a che vedere col Barbagato, sebbene poche delle persone coinvolte ne fossero coscienti, e giacché ha potenziali esiti disastrosi, per ingraziarmi la buona sorte vorrei aggiungere che da recenti dialoghi risulta che il soggetto sia solito:
1. fare bagher improvvisi nel sonno con tutto il suo metro e novanta ecc. di giocatore di serie C addosso a povere segretarie sedute di fronte a lui in treno
2. mimare per venti minuti un simpatico cervelletto semovente con la sola imposizione delle mani, partendo dal Rinascimento e dalle nostre sinapsi solo per commentare l'esistenza dei confetti pera e ricotta
3. (dopo avermi bellamente presa per i fondelli qualche sera fa causa mancato senso dell'orientamento) confondere Campagnalta con non so quale paese vicino a Padova, indi dopo il lavoro (situato a 5 minuti da C., dove lo stavo aspettando per facilitarlo), anziché chiamarmi per raggiungermi, tornare a Piombino Dese, fare una doccia, googlare Campagnalta per capire dove si trovi, estrarre bruscamente dai loro bozzoli tutti i santi del paradiso e meditare la fuga in Alaska, spegnendo tutti i telefoni e non facendosi trovare mai più, mai più per non dovermelo raccontare
4. parlare a due centimetri dalla mia faccia per tutto il tempo, continuando a manipolarmi anche al pub con deformazione professionale in quanto mio fisioterapista, dandomi un bacino sulla guancia per ringraziarmi come massimo momento di trasporto ma proponendomi in compenso di fare un figlio l'anno prossimo e di chiamarlo Jimi Hendrix.

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