amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

mercoledì 9 novembre 2011

Invece Ringo Starr è indifendibile

Che fino ad una certa età si preferisca John è normale. John è l'alternativo, è peace&love, il furgoncino a fiori della Wolswagen. E' il personaggio morto presto che vestiva di bianco e stava con una che riesce a farsi pagare dal Guggenheim per esporre l'albero dei desideri. 
Non altrettanto normale è, a mio avviso, che crescendo uno non si ponga delle domande al riguardo; che non spulci per scoprire chi ha effettivamente scritto cosa, rendendosi conto che, forse, il talento musicale di Paul era più raffinato e per nulla meno alternativo, sotto certi aspetti, di quello di John. E' facile farsi belli con John, ma è adolescenziale. E' come quando si snobbano i Beatles perché si pensa a gente abbottonata coi capelli a scodella senza sapere che, per esempio, hanno scritto la prima canzone hard rock della storia. Del resto bisogna invecchiare un altro po' per amare George, povero George, che veniva sempre messo in ombra dagli altri due ma era un musicista ed un autore coi controcoglioni. 
Certo che quest'anno compirò di nuovo ventisei anni, e certo che insulto tutti i ragazzini che provano a darmi del lei. Però. Perché la gente non evolve? Perché ho degli amici che rimangono fermi sulle loro posizioni adolescenziali di dieci anni fa? Come fai ad avere trent'anni e rimanere fermo ai venti, come fai, diamine?
Non dico che non ci possano essere delle costanti. Beati coloro che sanno vivere nellle costanti, perché loro è il regno dei cieli. Però, cazzo, i tuoi valori dovranno pur evolvere.

Rimanendo sulle tematiche profonde, volevo dire che è vero che non capisci il valore delle cose finché non ti mancano. A me è capitato con la doccia. 
Che detta così così suona molto male, ma volevo rassicurare il mondo che continuo a fare la doccia ogni giorno. Solo che da quando il barbagato mi ha aggiustato la caviglia (oggi, in realtà, non si direbbe. ahi. ahi. ahi.) e vado a correre e fare palestra ogni giorno per recuperare gli sfoghi perduti, succede sempre che faccio la doccia in palestra e lavo i capelli a casa. E un po' perché il grado di follia mi porta ad andarci anche nel week end, un po' perché l'abitudine mi porta a lavarli separatamente anche nel caso in cui io rimanga al n.15, va a finire che è così tutti i giorni.
Ma non ieri.
Ah, non ieri.
Voi, comuni mortali, non potete capire. Il significato di tornare a fare la doccia tutta intera, ficcando la testa sott'acqua con la libertà di una che si butta sotto le cascate del Niagara per avere un'epifania esistenziale, con la gioia di quando andavo a correre allo stadio (maledetto uomo che corre tantissimo, sia lì che in palestra è sempre colpa tua!) e passavo sotto il getto enorme con cui lo annaffiavano, contenta come un pulcino che impara a volare, e lo fa ad occhi chiusi, ed apre le ali e.. e.. e..
Oggi è tornato il sole ed io ho perso i miei sunglasses. Maledizione.

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