lunedì 21 novembre 2011
Non bisognerebbe sottovalutare la nebbia, perché è Narnia.
Camminarci in mezzo quando non vedi oltre le tue ciglia, Marcovaldo mi capirebbe, è come stare ad ascoltare le fusa di un gatto; è qualcosa che a noi musungu del Nord dice magia, e Natale che dovrebbe durare fino al 15 giugno, e sorprese che ti aspettano e stivali bassi e travi a vista e amici che ti tengono il posto e la porta per Narnia proprio lì, da qualche parte dove non vedi.
E' un gruppo di persone che conosci da quando credevi che fare lo spazzacamino fosse un'alternativa valida, è una specie di renna addosso che ti tiene calda, una degustazione di birra in cui ordini Traminer, un altro posto e un altro ancora e la Saretta che ti chiede del Tomtom e Barbagato senza condiscendenza, Teo che passa lasciandoti in mano il suo bicchiere, Luca che ti parla di Ema quindi nel dubbio arriva con una doppia anima nera, e quella volta in cui PP ti ha fatto una dichiarazione fantastica con un pinguino gigante e tu gli hai risposto soltanto "grazie", e quel tizio, l'ennesimo, che si ricordava di te da sempre mentre tu non sapevi chi fosse, e Mio che ti fa sedere lì in mezzo e profuma di buono.
E' piatti bavaresi e pasta e pizze assassine e lo yogurt magro che ci proviamo ma proprio non fa per noi, e la Chirla che non risponde al telefono e le luci di Natale e la foto tutti insieme, e guardarli di sottecchi mentre senti che qualcosa di caldo ti si scioglie nello stomaco, e vino bianco e mojito e ficcarsi nella nebbia cantando, e poi oggi camminare scrivendo per i corridoi perché è tardi, e quasi sbattere contro il dottore carino con la barba e guardarlo pensando che accidenti, somiglia al Barbagato, mentre tu hai le occhiaie del lunedì mattina ed un gran mal di testa.
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