amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

domenica 20 novembre 2011

Una pensa di essere in parte vaccinata dai luoghi comuni - sono bionda, uno stereotipo di nascita: se rido sono scema, se ho le clarks sono comunista, se metto i tacchi me la tiro. Poi quando in un unico venerdì sera devi affrontare un aperitivo thailandese, un convegno di filosofia con accompagnamento acustico e infine "da qualche parte a ballare", sei pretty much sicura di riuscire a scontentare tutti.
In effetti, appena giunti al baluardo metafisico, ho subito pensato di dare del musicista al giovine professore di filosofia e dei prof ai senescenti aedi, esaltandomi assai nello scoprire il rovesciamento di ruoli, perché come meglio iniziare un dibattito filosofico se non con lo smascheramento dei pregiudizi e lo sbaragliamento dei luoghi comuni? Tutto ciò prima di scoprire che in realtà il giovine prof diventava vecchissimo appena apriva bocca, per poi tornare giovine nei momenti di quiete e invecchiare subito di nuovo quando riprendeva; non era solo questione delle cose che diceva (bullandosi con la scoperta del secolo, alias concetti presenti sul mio diario dei sedici anni, che diario non era bensì un quaderno in comproprietà di nome Jack) ma del modo di porsi, lo sguardo che immediatamente cambiava e persino la pelle, che assumeva forme strane intorno al volto.
Di conseguenza ieri mi sono sentita speculativamente giustificata a non togliere mai (mai!) il pigiama, bevendo 8 tazze di tè (ognuna corrispondente a circa 3 tazze umane, per un totale approssimativo di 24) e trascorrendo la giornata a fare pipì, mangiare cioccolata, guardare il Trophée Eric Bompard alla tv, discutere di politica al telefono, ascoltare Crying, Waiting, Hoping di Buddy Holly rifatta in acustico dagli Stones e definendo i 13 essays da proporre giovedì mattina.

Ma oggi è domenica e c'era la prima pubblicità di un film di Natale e più tardi si va ad una degustazione di birre senza per altro berne, e sebbene il mio vorace complesso del sopravvissuto abbia giustappunto compiuto 5 anni e mezzo senza dare segni di logoramento, c'è una nuova lavatrice nella mia esistenza. La vita, in qualche subdolo modo, continua.

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