amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

lunedì 17 settembre 2012


Be in my eye
Be in my heart
Be in my eye, ayayay
Be in my heart
 

L'hai sentita per anni, ogni volta che la temperatura da piedi scalzi ti lasciava tenere aperte le finestre, chiamare "Biba!" dieci volte al giorno con quella vocetta decisa e sapientina, e poi un bel giorno l'estate torna e quel modo ("Birba") corretto di chiamare il suo cane ti spiega che di estati, nel frattempo, ne sono tornate tante.
Hanno portato nuove voci alle finestre, trascinato via alcune di quelle vecchie, con Tendina che è incinta ed io lo scopro nel modo più comico del mondo il giorno in cui vuole raccontarmelo, perché la Tabubuta che non la conosce fa per accendersi una sigaretta ma, dopo aver confabulato con lei, si ferma, e quando la rassicuro che siamo pur sempre all'aperto lei strabuzza gli occhi e protesta "Ma cosa dici N., se lei è incinta!" - e anche il Tomtom diventa di nuovo zio, quel Tomtom che sta tentanto di infilarsi di nuovo dal mio balcone aperto, e non lo so cosa sia, se nostalgia o pentimento che lo spingono a chiedermi di raggiungerlo a Bruxelles, ma il fatto è che non posso. Non posso ed è piuttosto incredibile sapere che gli dirò di no, perché è la persona con cui ero convinta di trascorrere il resto della mia vita e invece sono passati più di cinque anni, quasi due da quando ho dovuto morire per rendermi conto che non era così, e tornare ora significherebbe lasciar andare quel futuro che sto guardando, che ancora non ho ma sto cercando di imparare. Anche se già ferisce, anche se è complicato, anche se sono diventata così poco addomesticabile ormai. 
E così dirò di no a quel passato che era la cosa più mia che avevo, e continuerò a dire "Ce la faccio" portando troppe cose in mano e facendole rotolare per tutte le scale un momento dopo, continuerò a sentire Nicole confondere la parola smalto con la parola basmati quando prova a spiegarsi in italiano, a spazientirmi e lasciare alcune cose a metà, a stare malissimo per dieci ore e poi guarire all'improvviso, ad affezionarmi ed avere paura e trovare scuse (vedi titolo) per non darlo a vedere.

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