amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

martedì 2 febbraio 2010

Impronte di burro

Quando lo scuolabus mi ha tagliato la strada, all'inizio mi sono innervosita.
Presa dalla frenesia "dell'arrivare" che ogni tanto ci coglie, avevo sterzato sbuffando. Solo che poi, quando lui ha accostato per lasciarsi superare, mi sono accorta che in realtà non lo volevo.
Quello che volevo, dopo tre notti in bianco, era restare lì a godermi quei sorrisi sdentati e l'allegria impudica dal loro vetro sporco di mani e di burro.

Volevo tornare con quei puffi a quando la notte non era un accanirsi di pensieri trafelati, ma "sogni d'oro, d'argento e di cristallo" e guai a sbagliare la formula, a invertire le parole! Volevo tornare per un minuto ai gettoni, ai nastri colorati da soffiare a Carnevale, e a quel calcio al pallone che ti riempie gli occhi di sabbia.

Poi mi ha chiamata Simone, e dopo una settimana di grovigli e terremoti, ascoltarlo descrivere R. mentre "era lì, piccola e rossa per quei due bicchieri di vino, che mi scappava per intrufolarsi a parlare con tutti, accogliere tutti, far stare bene tutti" è stato come un'impronta di burro.

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