amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

martedì 15 marzo 2011


"Here she comes, you better watch your step"
The Velvet Underground


Si va, sotto il cielo gonfio come una pizza di Napoli e dentro nuove canzoni che ti avvolgono in storie che ignoravi. Revelator di Gillian Welch, Oh my sweet Carolina di Ryan Star, Bloodbuzz Ohio dei Nationals. Da piccola ho imparato a leggere perché non ne avevo mai abbastanza di storie.
In fondo è bella questa pioggia: ti lascia il tempo per la noia, che è l'angolo delle storie, tazze calde, gatti; e prima o poi anche in quella nuvola troverai una crepa di sole. Le crepe mi hanno sempre fatto pensare alle giornate di sole, quelle verso pasqua quando fioriva il pirus, la terra si scaldava e si seccava ed eccole lì - le crepe. Ne trovavo anche altre, tra i vasi o nei vecchi muretti, ma forse non erano nuove, c'erano sempre state ed ero io che con il sole mi risvegliavo.
Di solito qualcuno arrivava ad aggiustarle: gli adulti dicono che i bambini hanno paura delle cose invisibili solo perché non riescono a vederle. Loro la mattina non ricordano i sogni, smettono di mettere le bucce del mandarino sul termosifone in inverno e pensano che quello che vedono non esista, litigando con religioni diverse, abitudini diverse, voci diverse con l'aria affaccendata di chi compie azioni sagge tutto il tempo.
Ma poi, dove va a finire il sole che si era infilato nelle crepe quando qualcuno le aggiusta?

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