amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

martedì 15 marzo 2011


I wear the black for the poor and the beaten down,
Livin' in the hopeless, hungry side of town,
I wear it for the prisoner who has long paid for his crime,
But is there because he's a victim of the times.
Johnny Cash - The man in black

Il momento in cui raggiungi il covo, il rifugio, la casa sull'albero con scritto "istante di pace" di solito coincide con il momento in cui ti accorgi che altro non era se non una fata morgana che non ha proprio nulla di quieto e riparatorio come sembrava di lontano. Ma va bene così, cosa potresti fare di diverso se non annoiarti e sentirti in trappola, quando sei una bestiola distorta che cerca tutto il tempo un approdo e, appena lo tocca, ricomincia a guardarsi intorno per la prossima direzione?
Non si sta nel mezzo. Con me non si sta mai nel mezzo, è sfiancante, o davanti o dietro e soprattutto devi essere abbastanza intelligente da capire in quale momento ti trovi, se in quello da passo in avanti o quello da passo indietro, perché non ho nessuna pietà, nessuna comprensione per i tempi sbagliati.
Addomesticare una carogna è un percorso stronzo e difficile. Ci vuole equilibrio per avere a che fare con chi torna a casa dopo una divertentissima serata in compagnia di amici, lascia partire At Folsom Prison e dopo due ore è lì che pensa che c'è così tanta buona musica al mondo, così tanta letteratura, tante storie, tanto pattinaggio, tanti boschi in mezzo ai quali camminare in silenzio, che in fondo hai poi bisogno delle persone se puoi ascoltare Johnny Cash?
E alla fine basta poco per l'umore alto: cambiare strada, una caramella nella tasca del cappotto, fare la stessa battuta nello stesso momento. Dormire, svegliarsi, tenere una tazza bollente fra le dita o fingersi Edie Sedgwick a carnevale. Simone che ferma la macchina per raccogliere le more dal ciglio della strada, camminare levandosi i tacchi alti di notte in mezzo alla città.
Credo che a volte le persone, la maggior parte delle persone, siano per me inchiostro; ho trascorso la mia vita a scrivere, per una specie di violenta necessità più che per scelta o convinzione, ed è qualcosa che per forza ti scarabocchia il modo di vivere e di interagire. Tu esisti in base alla mia penna, perché io in qualche modo possa scriverne. Anche quando non lo faccio: non significa che io scriva di tutti, ma solo che è la loro eventuale funzione. Sono inchiostro.
Ecco, ci vogliono le quote di umorismo al dì, per sopravvivere a una cosa del genere con una giusta dose di allegria e non finire a sfogare la misantropia sulle corse dei cavalli; meno male che le ho comprate tutte.

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