amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

venerdì 15 febbraio 2013

Il penultimo palloncino rosso


Un signore molto piccolo di Como
una volta salì in cima al Duomo.
E quando fu in cima
era alto come prima
quel signore tanto piccolo di Como.
G. Rodari

La teoria del penultimo palloncino è quella per cui, se sei sul Ponte Vecchio di Bassano e devi rubare un palloncino, è meglio sì andare in fondo, ma senza scegliere l'ultimo, che è il più sospetto; al penultimo, invece, non bada mai nessuno. Che è un po' come dire che quando vai nei bagni pubblici è preferibile evitare la prima porta, quella a cui si fermano tutti. Guarda un po' più avanti, fai un passo in più.
E' lo stesso motivo per cui ci servirebbe un Obama, qui in Italia, ci servirebbe un Gramsci, un Berlinguer, e non omuncoli che approfittano della pancia e dei portafogli vuoti facendoci diventare piccoli come loro quando decidiamo di votarli per cinquecento euro di imu lasciando che l'educazione vada a rotoli. Qualcuno che ci insegni a guardare più avanti, a non fermarci alla prima porta del bagno. Questa riforma sarà scomoda, lo so, ma diamine, non lo vedete dove saremo fra dieci anni? Ve lo dico io, che sono qui apposta per guidarvi alla prossima porta e farvi diventare una nazione migliore di quella che eravate prima di me, e non solo per darvi il contentino e insegnarvi a votare in base al vostro stretto orticello. Questo, ci vorrebbe.
Ci vorrebbero tante altre serate a chiacchierare di Gaber con la figura materna, continuando senza accorgersi che sono già le nove e dovete ancora cenare. Bisognerebbe circondarsi di cose belle e persone con cui parlare fino al mattino, invece di incagliarsi alla prima porta, al palloncino sbagliato; alle piccolezze dei mutui che non arrivano, dei vicini sgradevoli, di C. e la sua teatralità da attention whore (e anche solo whore, che la scusa di restituirgli una chiavetta per andare a casa sua non è né intelligente né originale, e nemmeno rimanergli incollata tramite i nostri amici o fare la vittima con me, che non ho portato via niente a nessuno, visto che quando ci siamo messi insieme era già ben oltre lei e la loro storia).
Ma fra omuncoli e donnine si infila un S. Valentino di sorprese, perché io S. Valentino non l'ho festeggiato mai (a parte quella volta in cui è morto Pantani, e si capisce insomma che non c'è feeling) e per noi, vabbé, è S. Valentino ogni benedetto giorno, però ieri c'era quel concerto a cui volevo andare in quel posto che volevo proprio provare, la Romantica Osteria La Colombara, e siccome non si poteva, perché c'è sempre di mezzo qualche prova, qualche figura materna o qualche concerto a rabbuiarci e farci discutere, quando gli ho scritto "Esci prima da lavoro e facciamo l'amore appena ci vediamo?", come in un film lui è scappato davvero piombando a casa mia, e ci siamo travolti lì, in piedi, contro la parete, fuggendo poi sul ponte di Bassano per un aperitivo di S.Valentino, che se non è una cena è tempo nostro, bello, raggiante, e con un ponte pieno di palloncini rossi da rubare.

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