amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

giovedì 28 febbraio 2013


Faccio parte di quel gruppo che, ahinoi, "mi arrabbio velocemente, ma se sopravvivi a quei dodici secondi altrettanto velocemente torno al sorriso". I musi, quelli per dimostrare che sei arrabbiata, oppure offesa, trovo non valgano un granché. Che le sventure capitano lo stesso, e se c'è una cosa peggiore della cistite è la cistite nei giorni di pioggia.

(Ebbene sì, proprio un bel week end, anche senza contare la figura fraterna in ospedale in preda ad un'altra colica renale. O Silvio, Reo Silvio, Perennemente Silvio.)

Il fatto è che a volte  non di musi si tratta, non di trascinare situazioni o di fare il primo passo dopo un litigio. A volte va più in profondità, perché hai messo in discussione quello che c'era, quello che credevi ci fosse, quanto l'altra persona tenesse a te e al vostro rapporto. E fa un male cane se capita con l'amica che era stata Amica fin dal primo momento, che ha attraversato con te una miriade di altre sventure ed avarie e poi, ad un certo punto, ha smesso di aver bisogno del vostro rapporto facendosi bastare relazioni più nuove e superficiali.
Perciò a quel punto ti arriva in gola il Dai cazzo, ti sei comportata così, hai avuto questi mesi strani, adesso tocca a te, no? fammi capire che mi sbaglio, che non era vero.
E invece non succede nulla.

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