amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

sabato 5 febbraio 2011

Riuscire a sentire #2


Quando mi chiedono perché Lambiel mi piaccia così tanto, non so bene da che motivo cominciare.
Dovrei forse dire che è perché le sue coreografie non sono mai insiemi di salti con il vuoto in mezzo? Perché non c'è nessuno, nessuno, che si muova come lui? Dovrei ricordare che quando salta, le ginocchia fanno male anche a me pensando a quanto gli sia costato, ogni volta, non cadere, rialzarsi, continuare a saltare nonostante le gambe rotte? Perché si muove direttamente sopra il pentagramma, e nel momento in cui fa le trottole, se non sto attenta piango?
Potrei dire che mi piace per le musiche, perché è bello, perché esagera sempre, come l'amico casinaro a cui ad un certo punto devi dire di smetterla. O perché i suoi costumi sono meravigliosi. O perché che il pattinatore più elegante di tutti all'improvviso impazzisca e alle Olimpiadi 2006 diventi Little Zebra, mi fa ridere fino alla morte. Perché il post natalizio del suo blog iniziava con "Ho! ho! ho!"
Perché mentre cade ha già lo sguardo di chi si rialza.
Perché se non fosse strozzato dai regolamenti avrebbe vinto tutto. Perché non importa come sia andata, alla fine trova sempre da qualche parte un sorriso per chi è lì per vederlo. Per come piangeva come un bambino dopo l'argento alle Olimpiadi. Perché è semplicemente arte.
Perché dopo il Tomtom stavo soffocando, e avevo un disperato bisogno di credere che, nel mondo, ci fosse ancora bellezza, ci fossero ancora cose per cui valesse la pena guardare. E le sue esibizioni mi hanno restituito, insieme alla bellezza, anche il respiro.

La verità è che è stata l'ultima cosa che ho fatto con Marta, riguardarmi le sue esibizioni di Torino 2006, e mi ricorda i tempi in cui ci si sedeva per terra a guardare il mondo che passa, che tanto l'avremmo raggiunto, anche noi così, al volo.

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