martedì 1 febbraio 2011
F.Guccini
Chissà perché poi si ricordano i dettagli. Io, delle persone che perdo, ricordo soprattutto il modo di ridere. Ricordo come Marta mi ha stretto il braccio, e la prima volta in cui il Tomtom mi ha chiamata per nome. Ricordo come una volta mi sono ripresa il mio uomo che scivolava via, e non lo rifarei.
Dei funerali, dei primi ed ultimi appuntamenti, ricordo i vestiti che portavo e che poi non riesco più a mettere. Abbracci che non volevo, frasi invadenti, e forse è per questo che da allora, quando capita agli altri, faccio un passo indietro. Li ficco nel cassetto in cui sono finiti i ricordi difficili da guardare in faccia, impossibili da buttare. Domenica ci ho buttato le foto, l'intimo che non metterò più ed il tuo regalo, mi dispiace, non l'ho aperto. Sei partito, hai fatto bene. Sono più tranquilla adesso.
Lunedì è partito Stefano, in modo diverso da te. Anche lui, un mese fa, aveva riso, bonariamente, ad una mia gaffe - ma era già stanco. Adesso è andato. Non l'avevo salutato, per non definire a voce alta cosa sarebbe venuto dopo.
E così è finita. In due giorni consecutivi si sono chiusi due catenacci. Viviamoli, noi che possiamo, uno alla volta.
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