amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

giovedì 14 ottobre 2010

Prima o poi arriva sempre un momento in cui i trucchi non ti bastano più. Possono servire per gli altri, certo, quando ti vedono ridere e decidono che è tutto a posto e magari si stupiscono - come se fosse possibile accettare di perdere la vita che avevi proprio quando, dopo 27 anni, hai deciso come volevi invecchiare.
Dopo un po' finiscono gli scherzi, i telefilm stucchevoli dove tutto si risolve, le serate alcoliche, accorgerti che ormai cammini per i corridoi dell'e.r. senza nemmeno guardare, perché li conosci come un cieco riconosce gli odori.
Dopo un po' le battute, le distrazioni, smettono di bastarti se oltre a finire qualcosa finisce anche quello che eri, e capita una mattina di guidare e sentire alla radio una canzone da cantare a squarciagola e chissà perché ad un certo punto un nodo proprio lì ti uccide le parole mentre escono, il momento prima gridavi Look at me standing here on my own again up straight in the sunshine e il momento dopo No need to laugh and cry non ti viene più fuori, tu ci provi ma proprio non esce, non ne vuole più sapere, e piangi così forte che devi aprire tutti i finestrini e lasciar passare l'aria gelida per tornare presentabile prima di arrivare al lavoro.
Maledetto stronzo bastardo.

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