amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

domenica 31 ottobre 2010

Quello che si può


"Credo nella magia, nell'evocazione degli spiriti; credo nel potere dell'evocare ad occhi chiusi magiche illusioni nella mente e credo che i margini della mente siano mobili, che le menti possano fluire."
William Butler Yeats

Insomma, si fa quel che si può. Perché mi va bene sentirmi triste, ma non voglio diventare grottesca. Non voglio somigliare alla cugina cui hanno regalato una casa e che, dovendo posticipare di poco l'ingresso con il fidanzato per futili motivi, si deprime e dispera perché è tanto sfortunata; all'amico che si nasconde appena mi vede; alla ragazza che sorvola scocciata su un articolo su David Byrne e poi si sofferma avidamente sul piccolo rapper di casa Cesaroni. Mi va bene Tom Waits che ti spacca il cuore quando canta Somewhere e ti fa capire che sì, ora è uno schifo ma insomma, da qualche parte. Perché va bene sentirsi tristi, ma non bisognerebbe diventare infelici.

Perciò, dicevo, si fa quel che si può. Per esempio smagliare una alla volta tutte le calze nuove, lasciare aperti a metà tanti libri, vedere una mostra che aspettavi, farti beccare all'e.r. da Vi mentre prepari importanti documenti ballando su Matilda di Harry Belafonte.
Non voglio più essere arrabbiata soltanto perché è più facile quando puoi dare la colpa a qualcuno. Ho comprato un crystal ball, delle scarpe su cui non riesco a camminare, ho ascoltato Smiths e Sigur Ros, ho ricevuto un invito per una cena a base di piatti rumeni.

Ho perso l'amore della mia vita e mi capita, quando nessuno vede, un pensiero così forte su qualcosa che non potrò più fare che mi taglia il respiro alla base dello stomaco e devo appoggiarmi alle pareti per non cadere. Quindi va bene lo stesso se le mie ricerche internet più recenti si attestano sulla poliedrica media della casalinga di Voghera, avendo come punte di diamante parole chiave come "fai da te", "catering e banqueting" o "come far durare le ortensie". Anche fare la web planner è un buon modo per non pensarci, per non smettere di respirare. E poi nel frattempo mi sono data alla stop motion, visto che la trasformazione in massaia precolombiana non è il massimo del risultato per chi non è mai stata posseduta dall'ambizione di imparare a cucinare, a stirare o a far partire una lavatrice.
E così si va avanti. Si ride lo stesso. Si scappa appena qualcuno sembra aspettarsi qualcosa da te.

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