amo le rughe, la rabbia, le ninnenanne, la carta, appiccicare cose alle pareti, avere le dita sporche d'inchiostro, il pane, l'acqua, camminare scalza, i lucernari, le vecchie corde della mia chitarra, le biblioteche, leggere tra le righe, i treni,le altalene, perdermi, i bastoni della pioggia, le bacchette magiche, i pistacchi, i pacchetti, i regali, il mojito, fare l'amore, la polvere innamorata negli occhi.

mercoledì 6 ottobre 2010

Redde rationem

Mantenere lo zen è dura quando il mondo è un cotal luogo bizzarro.
Avrei dovuto prepararmi psicologicamente, stamattina, quando la giornata è iniziata con la pazza claustrofobica che in ascensore si è aggrappata a me investendomi con l'urlo "Per carità non si appoggi che non ripartiamo più e io voglio sopravvivere!!!" che mi dicono abbia infranto, a Calcutta, il muro del suono.
Infatti.
Mi ha chiamata il Tomtom oggi, e io lo sapevo che mi avrebbe chiamata oggi (ogni tanto i miei poteri mi spaventano), anche perché ai casini piace gozzovigliare in compagnia e giusto domenica sera Marm aveva pensato bene di sbriciolare completamente il mio guscio esterno zen faticosamente costruito nell'ultimo mese e mezzo.

Invece siamo alla redde rationem. Col Tomtom che è alfine tornato, con Marm che è alfine sbottato, e anche con il lavoro e l'università. Tutto adesso.
Perciò io che faccio?
Corro, arredo la casa di braghy, organizzo cene alcoliche e festeggio il compleanno di mio padre, a cui somiglio per molti aspetti del carattere (di solito i difetti), mentre mi è opposto per altre cose, ad esempio nell'essere persona di pochi e saldi interessi, costanti negli anni. Il che lo rende un soggetto terribile per i regali di compleanno, già a partire da quando, a cinque anni, a natale incartavo libri sgraffignati dalla libreria di casa in asciugamani con le iniziali e li mettevo sotto l'albero.
Non so se tutto ciò abbia qualcosa a che fare con lo zen, ma
la mia famiglia è una grande fonte di ispirazione, soprattutto per gente che si chiama, che so, Pennac. E come dicevo tempo fa, nel dubbio meglio riderne.

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